UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dopo Parigi: no alla cultura dello scarto

Prosegue, con l’intervento di Carlo Costalli, Presidente del Movimento cristiano lavoratori, la riflessione a più voci promossa dal Copercom sul tema della responsabilità della comunicazione, anche cattolica, dinanzi all’offensiva del terrorismo e allo stato di guerra incombente in Europa.
14 Dicembre 2015

Prosegue, con l’intervento di Carlo Costalli, Presidente del Movimento cristiano lavoratori, la riflessione a più voci promossa dal Copercom sul tema della responsabilità della comunicazione, anche cattolica, dinanzi all’offensiva del terrorismo e allo stato di guerra incombente in Europa.
 

 

Disarmiamo, piuttosto, la "cultura dello scarto"

di Carlo Costalli
Presidente Movimento cristiano lavoratori
 
L’informazione è diventata oggi, più che mai nella storia, un’arma strategica. Queste ultime settimane, segnate dai drammatici eventi in Sinai, in Libano, in Francia e in Mali, hanno dato ribalta mediatica ad argomenti non sempre al centro del dibattito pubblico nel nostro Paese quali l'Isis e le guerre in Iraq e in Siria. Leggendo e ascoltando le analisi e i commenti dei mezzi di comunicazione, ho potuto constatare che spesso si è generata molta confusione su questi temi, con troppe analisi superficiali e frettolose che confondono le idee radicando nel pensiero del lettore concetti talvolta anche infondati e fuorvianti.
Il pericolo è che tale confusione generi nelle persone la convinzione che l’Islam tutto, senza distinzioni, abbia dichiarato una guerra santa contro l’Occidente e, soprattutto, che l’Islam sia il nemico dell’Occidente. Trasformare gli attentati terroristici in una guerra tra religioni, tra civiltà, è funzionale solo alla causa del terrorismo. In questo momento, l’errore più grande sarebbe quello di cadere nella trappola della contrapposizione. È proprio in momenti come questi, invece, che bisogna intensificare tutti i nostri sforzi per mantenere aperto il dialogo.
Gli attentati terroristici hanno anche l’obiettivo di creare disagio ai milioni di musulmani che vivono in Europa, i quali sono integrati, si sentono cittadini europei e partecipano come tali alla vita sociale, culturale e politica. I terroristi tentano anche di creare una spaccatura e approfittare di questo per seminare odio e manipolare le persone più fragili. I giovani parigini che hanno commesso gli attentati terroristici sono criminali, ma sono anche vittime di un’ideologia distorta che trova terreno fertile nella povertà e nel disagio sociale, cui lo Stato non ha saputo dare risposta con adeguate politiche sociali e culturali.
“L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione”: queste sono state le parole di Papa Francesco da Nairobi.
Il mondo in cui viviamo produce moltissimi scartati ed esclusi, umilia la dimensione più importante, quella del lavoro, subordinandola alle esigenze dei consumatori e degli azionisti. Sono dominanti le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica, in cui chi comanda non è l'uomo ma il denaro. Una “cultura dello scarto”, tante volte denunciata proprio da Papa Francesco, in cui la vita umana, la persona, non sono più un valore primario da rispettare e tutelare.
La nostra risposta al terrorismo, quindi, inevitabilmente, deve passare anche dalla revisione di questo modello di sviluppo che genera scarti. In un simile contesto è piuttosto probabile che una minoranza, anche molto piccola, tra le centinaia di migliaia di disperati, di scartati che popolano le nostre periferie, venga lusingata da un’ideologia nefasta e totalizzante che risponde ad una domanda di senso calpestata e frustrata. Alla sfida del fascino dell’integralismo violento per i tanti diseredati dei nostri sistemi economici dobbiamo rispondere aumentando la ricchezza del senso di vivere e della nostra civiltà. Quindi, oltre a tutte le misure di sicurezza e di difesa necessarie, se la nostra civiltà vuole togliere alimento ai fondamentalismi e ai terrorismi si devono curare questi mali. La violenza non si combatte con la violenza: genera solo altre violenze, lutti, rancori e desideri di vendetta.
Anche in questi giorni difficili dobbiamo, invece, continuare a costruire le fondamenta di una civiltà ricca di senso e di capitale sociale umano.
È nostro dovere diffondere un messaggio di speranza e lavorare incessantemente per la realizzazione di un futuro fondato sulla pace e sul bene comune: è una responsabilità a cui tutti siamo chiamati, in primis i mezzi di comunicazione.

Leggilo dal sito del Copercom