«Lasciare il manuale per approfondire altri testi», proponeva un anticipatore come don Milani, che forse nei giorni scorsi sarebbe salito sulla Torre di Pisa per protestare con gli studenti contro la riforma, ma certo si sarebbe unito agli editori universitari, per uscire dal tunnel in cui erano entrati già con la precedente riforma: da un lato la proliferazione e dispersione dei corsi e dall’altro la riduzione dei numeri delle tirature e delle pagine. Ben al di là dell’intento sperimentale del parroco di Barbiana, il solo manuale è ormai sostituito da variegate fonti di studio, spesso sotto forma di file scaricabili dai siti di docenti e atenei. E come non soffrire il ridotto budget delle famiglie (e delle stesse biblioteche) che ha fatto nascere un mercato dell’usato come nella scolastica. In più c’è la difficoltà a contenere fotocopie abusive e centri stampa che masterizzano illegalmente intere collane: un mercato concorrenziale da 350 milioni di euro su un fatturato del comparto di poco più del doppio. I problemi del settore sono davvero molti; lo nota sull’ultimo 'Giornale della libreria' Mirka Giacoletto Papas, a capo dell’attivo gruppo di editori accademici all’interno dell’Aie: perciò si annuncia d’interesse la tavola rotonda di lunedì 6 dicembre alle ore 14 alla fiera di Roma su 'University press tra riforma e innovazione' promossa da Educatt, ente dell’Università Cattolica dove nel 1918 nacque la prima casa editrice universitaria italiana, Vita e Pensiero, oggi alla vigilia di un rilancio tecnologico con flussi di lavoro integrati e digitali per uscire dal tunnel verso ebook e 'print on demand'. Sono queste le scommesse di un’editoria che deve rinnovare la vocazione di mediatrice culturale avvicinandosi al proprio pubblico, i giovani, con gli strumenti più vicini a loro, senza tralasciare la ricerca di parametri efficaci per valutare la scientificità delle pubblicazioni. Ma la frontiera è anche la sfida dell’accessibilità gratuita ai contenuti digitali: la loro aurea di democratizzazione del sapere entusiasma i più, i quali poi fanno finta di dimenticarsi del diritto d’autore, da rispettare non solo di fronte alla pirateria delle copisterie ma anche nell’applicazione delle nuove tecnologie. Cambia il modo di fare l’editore perché cambia il modo di apprendere in ambiente digitale, dove tutto deve essere condiviso e i cosiddetti nuovi 'lettori ad accesso istantaneo' vogliono essere connessi in tempo reale interagendo e generando contenuti nella comunità virtuale. Nel dibattito in fiera Donatella Fitgerarld porterà l’esperienza dell’Oxford University Press: il mercato s’internazionalizza e marchi stranieri sbarcano nel nostro Paese, che tuttavia ha sempre esportato cultura, come pensa Luigi Migliaccio della casa editrice della Sapienza, che interverrà accanto a un editore non solo universitario come Laterza. E se il libro accademico si presta più di altri alla lettura digitale, bisogna ripensarne le forme, in un mercato che dopotutto ai consigli di librai e recensori sostituisce quelli di Facebook. L’unico progetto vincente resta la qualità anche nei prodotti digitali, perché in campo universitario e scientifico si giocherà, più che in altri, la battaglia e la sperimentazione vera degli ebook: non testi semplicemente riversati sul monitor ma edizioni pensate con mentalità interattiva. Solo allora si potrà vincere la pirateria delle fotocopie a favore di valori aggiunti come l’aggiornamento in tempo reale o la condivisione on line con lettori e autori-docenti. La scommessa è continuare a leggere trovando stimoli nuovi per farlo, come racconta Pennac, perché quando ciò avviene «tutto è lì intorno a noi, brulicante di vita».