UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

E' morto padre Batazzi,
per 30 anni la voce
della Messa su RaiUno

Il frate francescano si è spento mercoledì scorso ad 87 anni. Per 30 anni ha commentato la messa su RaiUno. Oggi era editorialista del Giornale della Toscana; amico di Montanelli, prima che un bravo giornalista era un teologo di spessore.
7 Novembre 2011
Mercoledì 2 novembre alle ore 22,15, all’Ospedale di Careggi a Firenze, dove era stato ricoverato in urgenza, è deceduto, a seguito di un infarto intestinale, il francescano Padre Ferdinando (Arturo) Batazzi, di 87 anni. Padre Batazzi, giornalista e regista è stato per quasi trent’anni regista e commentatore della trasmissione della Messa domenicale sul primo canale della Rai. Diventato sacerdote nella notte di Natale del 1950, aveva proseguito gli studi a Roma, alla Laternanese, con una tesi sulla liceità dei trapianti renali. Aveva subito iniziato a lavorare per Radio Vaticana, frequentando il Centro Dizione e Recitazione di Roma. Per 26 anni aveva insegnato religione nelle scuole superiori fiorentine, e per 33 anni morale alla Facoltà Teologica di Firenze.

 
Ecco l'affettuoso ricordo che ha tracciato di lui il "Giornale della Toscana", testata con la quale Padre Batazzi collaborava...
 
Ha lineamenti distesi ed è avvolto nel suo saio francescano con la stola penitenziale, nella cappella della chiesa di Ognissanti, padre Ferdinando Batazzi e stamane alle 10, venerdì 4 novembre – giorno in cui la chiesa ricorda San Carlo Borromeo – i frati minori e i francescani dell’Immacolata gli intoneranno il “De Profundis” e il “Dies Irae” durante la Santa Messa gregoriana, senza quegli applausi che ormai accompagnano il passaggio della bara dei defunti. Se n’è andato nel giorno dei defunti il nostro caro padre Ferdinando, che, ogni anno con parole diverse, dalle colonne di questo giornale, nel suo “fondo” ricordava la festa dei Santi e la commemorazione dei defunti: la Chiesa è al comunità dei fedeli, i vivi e i morti – diceva – e la morte va affrontata e “vissuta” nella speranza di una vita migliore. Non i teschi, le tibie, i fantasmi, i vampiri e le streghe ma i Santi debbono essere l’esempio per i cristiani.

 
I nostri lettori ricorderanno le vibranti parole del frate francescano, ultimo parroco di Ognissanti, prima dell’insediamento dei padri francescani dell’Immacolata, le sue telecronache delle Messe domenicali del Papa; era la sua quella voce calda e suadente che ogni domenica accompagnava le celebrazioni dei pontefici, prima Paolo VI, poi Giovanni Paolo II. E i nostri lettori ricorderanno anche la firma di Padre Ferdinando Batazzi dal 2002 opinionista e commentatore del Il Giornale della Toscana, al quale era affezionato come a una sua “creatura”.
Io considero questo giornale – ci diceva nei nostri incontri – come una delle rare voci di libertà nella nostra rossa Toscana. E dalle colonne di questo giornale padre Ferdinando ha parlato sovente al cuore grande dei fiorentini e dei toscani con le sue esortazioni e i suoi ammonimenti. Teologo e docente universitario, uomo di fede e di scienza, pastore di anime e predicatore e giornalista di razza (ci raccontava tanti aneddoti su Montanelli della quale godé la stima e l’amicizia) ha dato la sua più bella testimonianza di vita nella sua malattia.
In questi ultimi anni ha riposto tutta la sua fede e il suo amore nel Signore “Quia apud Dominum misericordia, et copiosa apud Eum redemptio”.
Quando ieri la fedele Aurelia ci ha dato la notizia della sua morte, insieme al rimpianto e all’amarezza per il distacco terreno, abbiamo subito pensato a quella sua ultima testimonianza che ce lo fa sentire ancora vicino, oggi come allora.