UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Editoria, primo via libera al decreto

Via libera del Senato al decreto legge sull’editoria, che ridisegna i requisiti di accesso ai contributi pubblici, in modo da renderli più selettivi. Il provvedimento, approvato con 232 voti favorevoli, 18 contrari e 30 astenuti, ora passa all’esame della Camera, che lo voterà nella settimana tra il 9 e il 13 luglio.
28 Giugno 2012
Via libera del Senato al decreto legge sull’editoria con 232 voti favorevoli, 18 contrari (tra cui Idv) e 30 astenuti (tra cui il gruppo di Coesione nazionale). Il provvedimento ora passa all’esame della Camera, che lo voterà nella settimana tra il 9 e il 13 luglio. Il provvedimento ridisegna i requisiti di accesso ai contributi pubblici, in modo da renderli più selettivi, per stampa di partito, società cooperative e detta nuove norme sulla rete di distribuzione della stampa quotidiana e periodica, mentre è rimandato a un ordine del giorno il capitolo dell’emittenza radiofonica e televisiva locale. Il principale criterio scelto è la correlazione tra contributi e vendite effettive delle testate, con un determinante salto di qualità rispetto al requisito della legislazione precedente, e ai livelli di occupazione professionale. Così - fra le altre novità - viene fissato per le testate nazionali al 25% (e al 35% per quelle locali) il rapporto tra copie vendute e distribuite (nelle edicole, escluso lo strillonaggio o le vendite in blocco), correggendo il 30% fissato nel testo originario del decreto che sforbiciava la quasi totalità degli aventi diritto, sia l’attuale 15%, che rappresentava un filtro troppo esiguo. Grazie all’approvazione di un emendamento della Commissione, si interviene a sostegno delle associazioni non profit che potranno infatti avere le stesse tariffe postali agevolate dei grandi quotidiani. Sulla distribuzione, infine, il decreto interviene imponendo a edicole e rivenditori, a partire dal primo gennaio 2013, la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici. La definizione di testata nazionale, poi, è modificata nel decreto da un emendamento della Lega Nord, fatto proprio dalla Commissione, che indica come tali quelle distribuite in almeno 3 regioni (prima erano 5), con percentuale di distribuzione in ciascuna di esse almeno al 5% della distribuzione totale. Per quanto riguarda i costi ammissibili cui commisurare il contributo, con l’approvazione di un emendamento dei relatori Malan e Adamo, vale la «quota fino al 50% dei costi per il personale dipendente, per un massimo di 120mila euro annui e 50mila euro annui rispettivamente per ogni giornalista e per ogni poligrafico assunti a tempo indeterminato».
Morale, secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega all’informazione, comunicazione e editoria, Paolo Peluffo? Adesso basta sprechi e contributi solo a chi vende, mentre «prima bastava essenzialmente stampare per avere un contributo a copia».