UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Editoria religiosa, tra crisi, certezze e speranze

In concomitanza con la Buchmesse di Fran­coforte – dove è sempre qualificata la presenza di editori religiosi –, l’Uelci (Unione edito­ri e librai cattolici italiani) pre­senta un’indagine af­fidata all’Ipsos sugli italiani e la lettura di libri religiosi. Avvenire ce ne racconta i risultati...
11 Ottobre 2012
Proprio in concomitanza con la Buchmesse di Fran­coforte – dove è sempre qualificata la presenza di editori religiosi –, l’Uelci (Unione edito­ri e librai cattolici italiani) pre­senta i risultati di un’indagine af­fidata all’Ipsos sugli italiani e la lettura di libri religiosi. Un’inda­gine non solo interessante da un punto di vista informativo gene­rale, ma utile anche per gli addetti ai lavori come monitoraggio del­la situazione e delle tendenze del­l’editoria religiosa.
Che cosa emerge da questa inda­gine condotta su un campione di 2.000 persone? Il primo dato complessivo è che il 13,7% della popolazione italiana - ossia circa 7 milioni di persone - legge al­meno un libro religioso nell’arco di un anno. È tanto? È poco? Pri­ma di esprimere un giudizio, bi­sogna aggiungere che il 7,3% ne legge soltanto uno e, con uno stacco già sensibile, si scende al 4,2% per la lettura di due libri.
Poi, valutando la tipologia delle letture religiose, si può osservare che è significativa la percentuale di lettura della Bibbia (46%), e questo è certamente un segnale positivo, se non fosse, però, che il resto si dimezza. Ciò significa che ci sono settori ancora poco esplorati e che, in termini com­merciali, la domanda è insuffi­ciente o addirittura molto scarsa. Mentre esiste uno zoccolo duro di ultrasessantenni che leggono almeno tre libri religiosi all’anno (pur dovendo precisare che que­sta non è una “controtendenza ri­spetto al mercato generale”, dato che anche per i libri in generale i grandi lettori hanno più di 60 an­ni), si registra un dato che fa ben sperare: ed è la presenza tra i let­tori di giovani (18-30 anni), tra i quali il 15,3% legge almeno un li­bro religioso all’anno e il 2,7% al­meno tre (chiamiamoli però let­tori “forti”, non hard, tutt’al più strong!).
Se poi è abbastanza scontato che per la lettura di libri religiosi si preferisca di gran lunga il carta­ceo (97,7%) o che primeggino le donne (come per tutti gli altri li­bri), è invece interessante notare che una buona percentuale di let­tori (22,4%) è laureata, ma so­prattutto può sorprendere che, tra i lettori forti, la percentuale più alta dopo i laureati (5,2%) sia quella dei lettori in possesso del­la sola licenza elementare (2,4%). Emergono però dall’indagine an­che altri dati che suscitano un certo interesse e forse anche una qualche sorpresa. Uno di questi è che la percentuale più alta tra i lettori di almeno tre libri all’anno va al Sud e alle isole: il 4% contro il 2,8% del Nord-Est.
Ma il dato che più fa riflettere è questo: credenti in altre religioni e non credenti leggono insieme (44,2%) più di quanto non legga­no i praticanti cattolici impegna­ti e comunque assidui, anche se non impegnati (43,1%).
Dagli ulteriori dati sulla produ­zione e il mercato del libro reli­gioso – un quadro di sintesi rea­lizzato dall’Uelci, dal Consorzio per l’editoria cattolica e da Ediser (Aie), sulla base dei dati di vendi­ta del circuito Arianna – si pos­sono ricavare elementi per alcu­ne considerazioni di ordine ge­nerale. Si conferma innanzitutto l’entità della produzione, in cui è ormai consistente l’apporto degli editori laici, e la progressiva in­terpenetrazione dei mercati (lai­co/ religioso). Di buono, tra l’altro, nel settore religioso c’è questo: che, a pre­scindere dalla connotazione e dalla dimensione dell’editore, si possono ottenere buoni risultati nella misura in cui si riesce a col­pire una fascia o una tipologia di pubblico preciso, attraverso un marchio riconoscibile e un’offer­ta editoriale qualificata in una delle tre aree di riferimento indi­viduate (riflessiva, divulgativa, spiritualità).
Questo naturalmente non evita il rischio che, specialmente nell’a­rea della spiritualità, che rappre­senta la parte preponderante del­la produzione religiosa italiana – il 68,8% su un totale calcolato per il 2012 di 7.363 titoli –, esista un’offerta eccessiva, scadente e comunque ripetitiva.
Detto questo, non ci si può esi­mere da una riflessione conclu­siva sull’attualità. Questi nove mesi del 2012 sono stati di soffe­renza anche per il libro religioso, perché – a parte alcuni titoli di successo (come i testi o le anto­logie del Papa, gli scritti del car­dinale Martini dopo la sua scom­parsa, le nuove edizioni della Bib­bia, l’ultimo libro del cardinale Camillo Ruini, le opere di autori ben noti come Enzo Bianchi o Gianfranco Ravasi, eccetera) –, la situazione, specialmente in li­breria, è stata piuttosto opaca. A­desso, però, si guarda con fidu­cia all’Anno della fede, che può effettivamente rappresentare l’i­nizio di una ripresa per tutta l’e­ditoria religiosa.