UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

EDITORIALE/Un maestro severo ed esigente, in una stagione di parole gridate

In una stagione che sovrabbonda, non solo mediaticamente, di parole gridate la scelta del silenzio potrebbe apparire sterile e inopportuna: difficile da compiere, ancor più difficile da comprendere. Il silenzio è, tuttavia, una risposta di dignità che ogni persona può offrire quando nella comunicazione prevalgono la mediocrità e l'ideologia.
21 Novembre 2008

In una stagione che sovrabbonda, non solo mediaticamente, di parole gridate la scelta del silenzio potrebbe apparire sterile e inopportuna: difficile da compiere, ancor più difficile da comprendere.
Il silenzio è, tuttavia, una risposta di dignità che ogni persona può offrire quando nella comunicazione prevalgono la mediocrità e l'ideologia.
È un procedere controcorrente, un rifiutare quella cultura del consumo e del calcolo che sottrae sempre più significato alla fatica e alla gioia dello scoprirsi viandanti non smarriti nella complessità.
Il silenzio diventa resistenza alla prepotenza del nulla.
Non una resa e neppure una estraneità.
Con queste premesse c'è chi, nel torrente mediatico, avverte l'esigenza di una sosta per ascoltare se stesso dopo aver ascoltato altri.
Una pausa non per tagliare il filo di un ragionamento ma per riprenderlo con motivazioni e contenuti più consistenti.
Non una rinuncia timorosa ad attraversare le difficoltà ma la volontà di decifrare i messaggi che parole e immagini portano alla mente e al cuore a grande velocità.
La cronaca quasi impone un esercizio intellettuale tanto più efficace e fecondo quanto più avviene in una coscienza che si tiene allenata nel distinguere il bene dal male, il vero dal falso, la realtà dall'apparenza.
Una coscienza che cerca, incontra e condivide la verità é il luogo dove hanno origine pensieri forti e si sostanziano parole e impegni grandi.
La stessa questione educativa trova nel silenzio un maestro, davvero unico, che suscita domande, indica sentieri di ricerca, dice le ragioni della speranza che va oltre il tempo e lo spazio.
Un maestro severo ed esigente che non concede fughe dalla responsabilità e chiede di andare oltre i confini dell'opinione più diffusa per mettersi in ascolto del Pensiero che si è fatto Parola, Persona.
È un maestro severo ed esigente nell'allenare all'arte della pazienza che è arte dei forti e non dei deboli, che è perseveranza rispettosa e coraggiosa nel proporre sentieri che, intrecciandosi con quelli che partono dalla ragione, conducono a mete imprevedibili e sorprendenti.
Ed ancora è un maestro la cui voce supera le altre contro ogni ingiustizia, ogni offesa alla vita, ogni menzogna.
"Io faccio del mio silenzio monastico - scrive Thomas Merton, di cui tra pochi giorni ricorre il 40° anniversario della morte - una protesta contro le bugie dei politici, dei propagandisti e degli agitatori...".
L'elenco del negativo va oltre. Il silenzio ne tiene conto ma, nello stesso tempo, chiede di non trascurare l'elenco del positivo: uomini e donne ogni giorno sanno gioire e stupirsi guardando al dono della vita, immenso anche se non ha più parole.