UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Educare ai nuovi media, sfida pastorale

"La missione principale della Chiesa resta sempre l'annuncio del Vangelo". Così l'arcivescovo Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, commenta il messaggio di Bendetto XVI per la XLIV Giornata Mondiale...
17 Maggio 2010
«Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio del­la Parola». È questo il tema scelto da Benedetto XVI per la quarantaquattresima Gior­nata mondiale delle comunicazioni sociali che la Chiesa cattolica celebra in questa domenica. Segno anche dell’interesse e dell’attenzione con cui il Papa, che ha dedicato alla Giornata un ap­posito messaggio diffuso lo scorso 23 gennaio, e i suoi stretti collaboratori, guardano alle nuo­ve opportunità che la tecnologia offre. E in pri­ma linea in questa valorizzazione c’è il pontifi­cio Consiglio delle comunicazioni sociali, pre­sieduto dall’arcivescovo Claudio Maria Celli. «La missione primordiale della Chiesa è l’an­nuncio della Parola – spie­ga ad Avvenire il presule – ed è innegabile che oggi il mondo digitale offre delle possibilità inimmaginabili fino a qualche anno fa».
E quindi la Chiesa segue at­tentamente tutta la proble­matica, con una valutazio­ne complessivamente po­sitiva nei confronti del mondo digitale...
Certamente anche se da parte della Santa Sede non c’è ingenuità, perché siamo perfettamente anche con­sapevoli dei limiti connessi con le nuove tecnologie.
Ma, in questo caso, la San­ta Sede e il Papa vogliono sottolineare le possibili op­portunità favorevoli offerte.
Proprio perché la Parola di Cristo Signore, che salva l’uomo, risuoni anche nel mondo digitale. Il problema è come sfrut­tare queste opportunità nei diversi contesti mondiali. Un conto è, infatti, il contesto asiati­co in cui è importante anche l’aspetto del dia­logo con le grandi tradizioni religiose, e un al­tro conto è quello europeo, caratterizzato dal­la secolarizzazione.
Il mondo digitale può essere in pratica un mo­do per raggiungere luoghi e ambienti dove non riesce ad essere fisicamente presente?
Conosco un parroco di una grande città euro­pea, un sacerdote colto ed intelligente, che ha aperto un sito interattivo. E lui mi ha detto: è più la gente che viene a visitare il mio sito piutto­sto di quella che frequenta la Messa la dome­nica. Non penso che il mondo digitale possa so­stituire quella che è la vita normale della Chie­sa. Ma la Chiesa deve essere presente in quelle, per usare la bella e suggestiva immagine indi­cata dal Papa nel suo Messaggio pubblicato a gennaio, grandi autopiste del mondo ciberne­tico dove gli uomini di oggi si ritrovano. Sap­piamo benissimo che oggi i giovani passano più tempo davanti allo schermo del computer che a quello della tv. Ed è bello che anche in queste grandi autopiste i giovani possano imbattersi nella Parola del Signore, che, amo pensare, ha posto la sua tenda anche nel mondo ciberneti­co.
Lei prima accennava ai rischi connessi all’uso delle nuove tecnologie. A cosa pensava?
Una delle grandi preoccupazioni che sono pro­prie anche delle istituzioni civili, è quella della protezione dei minori. È noto che oggi i bam­bini navigano da soli in internet. Con tutti i ri­schi che si possono im­maginare. La Chiesa, che è maestra d’uma­nità, può aiutare le per­sone a usare responsa­bilmente gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie.
Il Messaggio di que­st’anno è dedicato in modo speciale ai sacer­doti, anche alla luce del­l’Anno speciale che si chiuderà a giugno.
Il Papa nel suo Messag­gio parla di «pastorale nel mondo digitale», su questo è stato molto chiaro. Ma non tutti i sa­cerdoti potranno dedi­carsi a questo particola­re campo d’azione, per­ché anche ci qui ci vuo­le una particolare vocazione. Speriamo che i giovani sacerdoti, che sono, come dicono gli a­mericani, digital born, sappiano svolgere la pro­pria missione pastorale nella cultura attuale che è stata cambiata, alterata, dalle nuove tecnolo­gie.
Un fenomeno nuovo è quello dei blog e del so­cial network...
Anche in questo è necessaria l’educazione. So­no strumenti delicati. In cui si corre il rischio di essere strumenti di menzogna, di non rispetto della dignità della persona. Una volta se c’era­no degli spettacoli indegni si invitava a non ve­derli. Questo rimane. Ma con l’espansione del­le nuove tecnologie interattive questo non ba­sta più. Dobbiamo educare le persone a gioca­re un ruolo positivo non solo nel ricevere ma an­che nel porre in essere le nuove realtà comuni­cative, come sono appunto i blog o facebook.
 
 
intervista di Gianni Cardinale
da Avvenire del 16 maggio 2010, pag. 23