UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Educhiamo i ragazzi alla verità”

“I bambini vittime delle logiche di mercato: troppe menzogne, educhiamoli a riconoscere la verità”. Questo l’appello dei vescovi della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana (CEAM), attraverso il loro delegato per la cultura e le comunicazioni sociali, mons. Angelo Spina.
17 Novembre 2016

pescara_111116b“I bambini vittime delle logiche di mercato: troppe menzogne, educhiamoli a riconoscere la verità”. Questo l’appello con cui i vescovi della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana (CEAM), attraverso il loro delegato per la cultura e le comunicazioni sociali, mons. Angelo Spina, hanno sollecitato il Co.Re.Com e l'Agcom, gli organismi preposti al controllo, a mettere in atto strategie efficaci per rispondere all'attuale esigenza educativa.

Lo spunto è venuto dalla due giorni sulla copmunicazione organizata a Pescara, il 10 e 11 novembre, dal Co.Re.Com. Abruzzo, in collaborazione con il Consiglio Regionale, Agcom, Rai e Città di Pescara. Ecco il testo del messaggio.

 

 

Viviamo in un mondo delle immagini e di messaggi continui attraverso i diversi mezzi di comunicazione tanto che tutti noi siamo associati alla “generazione 2.0”. Noi vescovi siamo coscienti delle potenzialità dei mezzi di comunicazione sociale, dell’influsso che esercitano sulle persone, con tutte le luci e le ombre che proiettano e  riteniamo occorra educare i bambini, e con loro gli adulti, al coraggio della verità disinteressata. Esattamente il contrario di ciò che ha fatto finora e continua a fare il sistema massmediale, che forma alla menzogna e all'interesse.

È con questa convinzione e questo auspicio che bisogna insistere nella promozione di una “rivoluzione culturale” che sappia porre al centro di ogni forma di comunicazione la persona, assolutamente prima delle regole del mercato. Ancor prima di essere e di considerarci consumatori, impegnati nella difesa dei propri interessi, è necessario che tutti, uno per uno, e l’intero sistema massmediale ci si convinca che alla base c’è una moltitudine di persone, ognuna diversa, per formazione, educazione, identità, cultura, sensibilità, condizionamenti e paure. E che ogni persona merita di essere rispettata e non considerata “target” di un messaggio che anteponga lo scopo del “vendere” alla relazione.

Relazione vuol dire confronto, crescita culturale e sociale, personale e comunitaria, condivisione culturale, conoscenza dei limiti, dei condizionamenti e della manipolazione. Vorrei sottolineare l’importanza del rispetto delle leggi in materia pubblicitaria, soprattutto impedendo l’affollamento pubblicitario e obbligando alla riconoscibilità della pubblicità, che deve essere nettamente distinta dai contenuti editoriali.

I bambini in particolare, fino all'età dei tre anni vanno totalmente salvaguardati e difesi dall'invadenza televisiva e della pubblicità nei programmi a loro dedicati, perché possono interferire negativamente con lo sviluppo del linguaggio e dell'intelligenza senso-motoria propria delle prime fasi dello sviluppo. I ragazzi vanno educati a decodificare la pubblicità e i suoi fini per essere protagonisti delle proprie scelte, attraverso il pensiero e la ragione e non lasciati succubi dell’automatismo decisionale, tipico del consumatore, basato sulla sola emozionalità.

Ragazzi e ragazze sono perfettamente capaci di distinguere il bene dal male, ciò che serve dall'inutile, ciò che è positivo da ciò che è negativo, se educati ad interrogarsi, a non fidarsi solo degli stimoli visivi e uditivi, ad esercitare la critica della realtà. E’ necessario chiamare al confronto e all'impegno su questi temi tutti per cambiare cultura e linguaggio. Un appello particolare è rivolto al mondo accademico ed universitario perché è necessario studiare ed approfondire i temi che legano le neuroscienze alla pubblicità, ancora oggetto di pochi ed autonomi studi scientifici slegati dal mercato.

+ Angelo Spina
Vescovo delegato alle comunicazioni sociali e alla cultura della CEAM

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