UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Essere se stesso”
è più facile on line?

Per un quarto dei ragazzi italiani dagli 11 ai 16 anni è più facile essere se stessi su internet piuttosto che di persona. Il dato emerge dal progetto europeo 'Eu kids on-line II' per cui sono stati sentiti oltre 25mila studenti e altrettanti genitori.
8 Febbraio 2011
Per un quarto dei ragazzi italiani dagli 11 ai 16 anni è più facile essere se stessi su internet piuttosto che di persona. Il dato sconcertante che dovrebbe indurre a riflettere genitori ed educatori emerge dal progetto europeo 'Eu kids on-line II' che ha raccolto le interviste di un campione di oltre 25mila studenti e altrettanti genitori. In occasione della giornata mondiale della sicurezza on-line cerchiamo di capire come viene percepita e utilizzata la rete dai più giovani e quali sono i pericoli a cui sono esposti. In base alla ricerca emerge che i ragazzi italiani usano internet per svolgere attività utili e divertenti, allacciare nuovi legami di amicizia e di intimità o coltivare quelli vecchi. Un terzo di loro riesce a parlare di più cose su internet rispetto a quando si trovano con qualcuno di persona. Mentre il 19% parla on-line di cose private che non condivide di persona con altri. Internet un pericoloso surrogato dei rapporti personali diretti? Secondo la ricerca non è così. Per 'Eu kids on-line' opportunità e rischi della rete sono fortemente connessi. Perciò quello che può essere divertente per qualcuno può risultare rischioso per un altro.
Bisogna considerare che sperimentare ed esprimere la propria personalità è un po’ l’essenza dell’adolescenza. Dunque i ragazzi che dicono che è 'abbastanza vero' che è più facile esprimere se stessi on-line (20%) potrebbero semplicemente sfruttare le opportunità offerte dalla rete. Magari perché discutere di questioni personali on-line è meno imbarazzante. È invece fonte di qualche preoccupazione il fatto che per il 5% dei ragazzi italiani è 'molto vero' che è più facile essere se stessi on¬line. La risposta potrebbe essere che hanno qualche problema nelle relazioni interpersonali faccia a faccia oppure perché passano molto, troppo tempo al computer. In base alla ricerca emerge che non tutti hanno buoni rapporti con i coetanei. Così l’11% non si sente ben accettato, mentre il 38% solo in parte (dichiarando un 'abbastanza'). Sono i ragazzi che hanno maggiori difficoltà relazionali a sentirsi più se stessi on-line.
Proprio per questo secondo gli esperti questi soggetti sembrano essere i più vulnerabili e quindi più esposti a pratiche rischiose. In effetti il 57% di coloro secondo cui è più facile essere se stessi on-line che di persona ha cercato negli ultimi dodici mesi nuovi amici in rete, il 40% ha aggiunto alla lista degli amici o dei contatti persone mai incontrate off-line, il 16% ha inviato informazioni personali a persone che non ha mai visto, il 14% ha finto di essere un’altra persona e il 16% è stato in contatto su internet con persone mai incontrate off-line. Dunque secondo gli esperti è importante discutere dei rischi delle relazioni on¬line soprattutto con i ragazzi che hanno problemi con i propri coetanei. Detto questo, resta il fatto che i ragazzi, per la maggior parte, hanno relazioni positive, si sentono più liberi di esprimere se stessi on-line, ma evitano di esporsi a situazioni o rapporti di comunicazione rischiosi su internet. L’82% dei ragazzi italiani è in contatto su internet con persone che ha conosciuto off-line, il 43% comunica on-line con 'amici di amici', mentre solo il 16% è entrato in contatto con persone mai incontrate off-line. La percentuale dei ragazzi che hanno un profilo in un sito di social network e che sono in contatto con 'sconosciuti' è del 10%. Il 35% dei ragazzi che usano i siti di 'social network' ha un profilo pubblico, ma solo il 16% pubblica nel profilo il proprio indirizzo o numero di telefono e solo il 20% dichiara un’età diversa on-line. Il consiglio dei ricercatori per i ragazzi è molto semplice: mano sul mouse e piedi per terra. Perché con le vite virtuali si mette in gioco la propria vita.