UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Facebook: rischio di irresponsabilità”

“Su Facebook c’è anche una pagina falsa a mio nome, e l’ho scoperto soltanto grazie alla segnalazione di alcuni colleghi, che se ne sono accorti…”. Comincia con quella che potrebbe sembrare una battuta, e invece è realtà, la riflessione di Francesco Casetti, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica, su Facebook, il social network più diffuso al mondo, con circa 4 milioni di iscritti.
12 Gennaio 2009

“Su Facebook c’è anche una pagina falsa a mio nome, e l’ho scoperto soltanto grazie alla segnalazione di alcuni colleghi, che se ne sono accorti…”. Comincia con quella che potrebbe sembrare una battuta, e invece è realtà, la riflessione di Francesco Casetti, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica, su Facebook, il social network più diffuso al mondo, con circa 4 milioni di iscritti. Interpellato dal SIR su alcuni “abusi” di cui ha riferito oggi la stampa – come la pagina di Facebook su Totò Riina, cliccata da milioni di “fans” tanto da sollecitare l’intervento della Procura, o quella di un’infermiera dell’ospedale Molinette di Torino, indagata perché inseriva foto di pazienti affiancate da scritte ironico-ciniche o dall’eloquente viso di una collega infermiera che ride – segnala che si tratta di “un problema di controllo, ma non tanto legato alla libera espressione, quanto all’irresponsabilità di chi usa degli ‘alias’ che ti mettono al riparo”. “La polizia postale in Italia è una delle branche più efficaci della polizia”, fa notare l’esperto, per il quale “la risposta ad abusi simili può essere la risposta di tipo classico, cioè di ordine pubblico – già ben garantita nel nostro Paese - che però non deve poi andare a toccare la censura dei contenuti, ma alzare il livello delle condizioni di responsabilità”. Ad esempio, osserva l’esperto, “la creazione di falsi su Internet può essere dovuta in gran parte al fatto che, in alcuni casi, è molto facile risalire alla data di nascita e all’indirizzo di posta elettronica di una persona”, che sono gli unici due requisiti per accedere a Facebook. L’ambito su cui intervenire è dunque “anzitutto quello del processo di validazione”, cui andrebbero messi gli opportuni “paletti”, selezionando gli accessi. “Se in passato alla mobilità era associata un’idea di maggiore libertà – spiega infatti Casetti – oggi, con la mobilità virtuale che si affianca e spesso sopravanza la mobilità reale, certamente c’è maggiore libertà, ma la maggiore libertà è direttamente proporzionale al maggior rischio di irresponsabilità”. Di qui la necessità, per Casetti, di “evitare forme di irresponsabilità di parola, agendo però sul versante della maggiore responsabilità, non su quello della censura dei contenuti”. L’educazione all’uso dei media, conclude l’esperto, “è un processo lungo”, che consiste “non tanto nell’alfabetizzazione, ma nell’imparare ad essere sempre più cittadini responsabili, riconciliandoci fono in fondo e per davvero con i tempi in cui viviamo”.