UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Famiglia, lavoro e festa:
le tre benedizioni di Dio

«Quale famiglia per quale società». È que­sto il tema del conve­gno ospitato l'11 gennaio alla Pontificia Università Late­ranense, promosso dall’Istituto pa­storale Redemptor Hominis e dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia.
12 Gennaio 2012
«Quale famiglia per quale società». È que­sto il tema del conve­gno ospitato l'11 gennaio alla Pontificia Università Late­ranense, promosso dall’Istituto pa­storale Redemptor Hominis e dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. Un appuntamento che si colloca fra le iniziative ufficiali in preparazio­ne al VII Incontro mondiale delle fa­miglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 e che avrà per tema «La famiglia, il lavoro e la festa». I lavori sono stati aperti da un saluto del rettore dell’Università del Papa, il vescovo Enrico dal Co­volo. «Il sistema dei media – ha det­to il presule salesiano – orienta sem­pre più le relazioni familiari, rimo­dulandone i tempi, gli spazi e i ruo­li, e determinando altresì nuove sfi­de, alla luce dell’emergenza educa­tiva attuale». Il rettore ha osservato come l’immagine della donna tra­smessa dai media sia «incompati­bile con gli impegni reali della fa­miglia: una donna 'in carriera', 'ag­gressiva', che insegue disperata­mente la propria realizzazione per­sonale, a costo di ridurre drastica­mente la sua presenza e il suo ruo­lo insostituibile nella famiglia». «Personalmente – ha aggiunto – so­no convinto che la conversione del­la nostra società debba passare at­traverso la conversione della donna: è necessario e urgente che la don­na abbandoni questa perniciosa immagine di sé, fornita e alimenta­ta da molti media». Il rettore della Lateranense ha concluso il suo sa­luto auspicando «che questo sim­posio possa essere una fucina di i­dee, possa aiutare efficacemente i coniugi cristiani a incarnare l’idea­le della famiglia unita, aperta alla vita, ben inserita nella società e nel­la Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni del nucleo familiare».

Dopo il saluto di monsignor Livio Melina, preside del «Giovanni Pao­lo II», che ha sottolineato la «siner­gia feconda» del suo Istituto con il «Redemptor Hominis», ci sono sta­ti gli interventi di don Davide Mila­ni, del professor José Noriega Ba­stos e della professoressa Chiara Pa­lazzini e quindi le testimonianze dell’attrice Cristina Capotondi, del regista Guido Chiesa e dell’attore A­lessio Boni di cui si riferisce in altro articolo di questa pagina. Le con­clusioni sono state tirate dal cardi­nale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, che ha spiegato all’uditorio il titolo della giornata milanese commen­tando i primi versetti della Genesi, «antichissimi ma estremamente at­tuali ». Già in queste prime parole delle Sacre Scritture infatti si può leggere la «situazione umana» co­me un’interazione tra «famiglia, la­voro e festa», che sono «tre dimen­sioni importanti ed esclusive del­l’uomo ». Infatti «solo gli uomini si amano, solo gli uomini lavorano e solo gli uomini fanno festa». Il por­porato ha sottolineato come già nel primo racconto biblico «famiglia, lavoro e festa» sono tre benedizio­ni di Dio «costitutive fondamenta­li della vita umana» che però sono state «purtroppo sfigurate dal pec­cato ». Cosicché in ambito familia­re, ad esempio, alla «logica di Dio» che è quella del dono si sostituisce quella del potere che genera anta­gonismi tra uomo e donna, da cui tra deriva, tra l’altro, anche un ma­linteso femminismo. Ed è con la ve­nuta di Gesù, con la sua morte e ri­surrezione, che tutto - quindi an­che famiglia, lavoro e festa - «viene portato a perfezione». Il porporato ha quindi auspicato che mass me­dia e cinema si occupino di fami­glia, lavoro e festa rifuggendo i «ri­schi di banalizzazione» sempre in agguato.
Il moderatore del convegno, mon­signor Dario E. Viganò, preside del­­l’Istituto pastorale «Redemptor Ho­minis », ha in chiusura auspicato che come i giornalisti lo hanno in san­ta Chiara e i pubblicitari in san Ber­nardino da Siena anche il mondo del cinema possa avere un protet­tore, auspicando che questo titolo venga assegnato agli Angeli.