UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ferrara: con Avvenire “Giornata” di speranza

«Siamo partiti dall’autostrada, precisamente da Ferrara Sud, come ogni anno in cinque gruppi, composti da due o tre persone, alle 3.30 del mattino di domenica tre giugno». La voce del diacono Leo Roberto Sgarzi è calma e non lascia quasi trasparire che questa domenica del quotidiano Avvenire è molto diversa da quelle degli anni precedenti...
5 Giugno 2012
«Siamo partiti dall’autostrada, precisamente da Ferrara Sud, come ogni anno in cinque gruppi, composti da due o tre persone, alle 3.30 del mattino di domenica tre giugno». La voce del diacono Leo Roberto Sgarzi è calma e non lascia quasi trasparire che questa domenica del quotidiano Avvenire è molto diversa da quelle degli anni precedenti. «Metà della diocesi non ha potuto ricevere il giornale dentro la propria chiesa, ma in luoghi più sicuri, come le tensostrutture o all’aperto, sui campi da gioco – prosegue don Leo – ma ci hanno avvisato che potevamo lasciare i pacchi davanti alle canoniche dove i sacerdoti o i parrocchiani sarebbero venuti sicuramente a prenderli». Inizia così la distribuzione del quotidiano che l’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio non ha voluto rimandare, nonostante tutto. L’arcivescovo Paolo Rabitti non ha voluto far slittare la giornata di fronte alla situazione creatasi con il terremoto: «È proprio ora che il nostro quotidiano deve essere indicato alle comunità cristiane come luogo dell’informazione. Fa più notizia l’eclatante che non il 'riflettuto'; attecchisce più 'il prurito di udire' che non l’impegno di approfondire: cercasi audience! Perciò, Avvenire ha una vita dura: sembra che oggi le immagini e gli slogan soffochino la parola; le dottrine sagge fanno nostalgia se appartengono al passato, ma 'scocciano' se fanno luce al presente; e, come profetizza l’apostolo Pietro, 'la via della verità è coperta di disprezzo'. Ecco perché, ancora una volta, raccomando ai miei diocesani di leggere e di sostenere Avvenire: un 'pilota' del pensiero dei cattolici italiani». Il quotidiano dei cattolici è stato distribuito e letto nelle tendopoli, nei luoghi che portano le ferite evidenti del sisma, come hanno confermato i tanti sacerdoti che con le loro comunità stanno affrontando, giorno per giorno, il dramma della precarietà: senza casa, senza canonica e con tanta paura. «Oggi – afferma uno di loro nell’omelia – è la festa di Dio Trinità, che per noi vuol dire amore, e perciò lo sentiamo ancora più vicino, in questo brutto momento. Se c’è un 'edificio' o un 'luogo' che nessun terremoto potrà mai abbattere è proprio quello che si è costruito sulla comunicazione autentica e sulla relazione d’amore con Dio e tra gli uomini. La nostra stampa si ispira a questa visione ed è benvenuta».