UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Firenze: “Purificare la comunicazione”

L’arcivescovo Betori invita, nella sua prima lettera pastorale, intitolata "Nel silenzio la Parola", a «un’educazione adeguata al silenzio», perché «non è tollerabile umanamente essere sempre e soltanto sotto l’influsso dei media».
6 Maggio 2011
Oggi viviamo, nota l’arcive­scovo Giuseppe Betori nel­la sua lettera pastorale, «av­volti da una valanga di suoni» e non siamo più abituati al silenzio. Ep­pure, ne abbiamo nostalgia: ecco, quindi, l’invito dell’arcivescovo a «un’educazione adeguata al silen­zio ». «Non si tratta – spiega Betori – di chiudersi ai canali delle comuni­cazioni, incluse quelle di massa, ma certamente non è tollerabile uma­namente essere sempre e soltanto sotto il loro influsso, senza più alcu­no spazio per esperienze che siano personali, soprattutto interiori». Si impone, prosegue la lettera, «una purificazione della comunicazione» che preveda anche momenti con­templativi in cui ad esempio ci met­tiamo in ascolto di noi stessi, della natura o delle espressioni artistiche. Ma non solo: educarsi al silenzio si­gnifica anche «imporsi tempi nella giornata in cui facciamo tacere il fra­stuono attorno a noi e le preoccu­pazioni dentro di noi, per attingere momenti di quiete in cui esercitare il nostro ascolto delle voci interiori, soprattutto della voce di Dio». Tan­te le citazioni che accompagnano queste riflessioni sul silenzio: ac­canto a teologi come Romano Guar­dini e Dietrich Bonhoeffer ci sono filosofi come Ludwig Wittgenstein e Simone Weil, poeti come Dante e Mario Luzi, scrittori come Elias Ca­netti.