UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Firenze: stile cristiano nel mondo digitale

Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva”: lo ha detto ieri a Firenze, nella solennità dell’Ascensione e XLV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, l’arcivescovo mons. Giuseppe Betori.
6 Giugno 2011
“Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del resto, le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è sempre coinvolta in ciò che comunica”: lo ha detto ieri a Firenze, nella solennità dell’Ascensione e XLV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, l’arcivescovo mons. Giuseppe Betori. Riferendosi in particolare al messaggio del Papa per la Giornata, dedicata al tema “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”, mons. Betori ha sottolineato che “quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro”. L’arcivescovo ha poi affermato che “comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”.

 
L’arcivescovo Betori ha quindi sottolineato che “anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui”, perché “in gioco è il rispetto della integralità della persona e della sua dignità, un problema che si pone qui come pure per altri aspetti della nostra odierna esperienza”. Ne va, ha precisato, “di quella responsabilità storica a cui la presenza di Cristo con noi ‘tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ ci richiama e ci abilita, come suoi testimoni ‘fino ai confini della terra’”. L’arcivescovo ha anche posto in luce, riproponendo alcuni passaggi del messaggio di Benedetto XVI, che “le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie”. Ciò – ha ammonito – “comporta anche una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi”, quale quello “di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo ‘differente’ rispetto a quello in cui viviamo”.