UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Formare nuovi testimoni per l'era dei media digitali

Dopo «Parabole mediatiche» del 2002, la Chiesa italiana si riunirà di nuovo nel 2010 per rilanciare le sfide dell’odierna cultura della comunicazione. Da Avvenire di oggi ecco un intervista, su questo tema, al Dott. Vittorio Sozzi, Responsabile del Servizio Nazionale per il progetto culturale della CEI.
26 Novembre 2009
Il lasso di tempo che va da Para­bole mediatiche del 2002 al con­vegno Testimoni digitali che si terrà a Roma dal 22 al 24 aprile 2010 potrebbe sembrare breve. Invece per il mondo delle nuove tecnologie è un’«era geologica». In meno di otto anni, infatti, si è passati dalla fase dell’ipermedia­lialità a quella della cros­smedialità che registra la convergenza digitale, quindi l’aspetto tecnolo­gico, dei principali media come tv, radio, telefonia, web. Vittorio Sozzi, re­sponsabile del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei, ricorda l’evento del 2002 mentre in questi giorni è in piena attività il gruppo di lavoro per la preparazio­ne di Testimoni digitali
 Qual è il suo ricordo più vivo del convegno «Parabole mediatiche»? 
 Le parole di incoraggiamento ad an­dare avanti con impegno sul fronte del Progetto culturale di Giovanni Paolo II nel corso dell’u­dienza. Ma anche l’e­sortazione dell’allora cardinale Joseph Rat­zinger: con l’immagine del sicomoro, un albe­ro dai ricchi frutti che non sono commestibi­li se ad un certo punto non li si incide accura­tamente, ci ha fatto co­gliere come l’impegno culturale sia un’incisione fonda­mentale perché la persona e la so­cietà crescano. 
 Con «Testimoni digitali» si conclu­de un ciclo oppure ci sono ulterio­ri sfide in vista? 
 Annunciare il Vangelo è il compito primario di ogni cristiano. Evange­lizzare, anche in questa nuova fase caratterizzata dalla presenza dei co­siddetti nuovi media, è un impegno a dare «un taglio» con maggiore vi­gore. Per citare Ratzinger, oggi più che mai, nell’era di Internet e delle nuove tecnologie che creano cultu­ra, l’annuncio del Vangelo nelle no­stre diverse culture è quell’incisione che permette un «processo di puri­ficazione, maturazione e risana­mento », che «richiede competenza, conoscenza, esperienza e pazien­za ». Testimoni digitali sarà utile al fi­ne di produrre una riflessione che aiuti a pensare il messaggio evange­lico in questa nuova cultura digita­le. Come sempre, sappiamo che tut­ti i linguaggi, compresi quelli di que­sto tempo in cui dilagano i nuovi media, interpellano la testimonian­za credente. Siamo chiamati a fare crescere la consapevolezza di tutto ciò, senza che questo ponga in se­condo piano quelle verità fonda­mentali che sempre devono offrirci i criteri interpretativi dell’esistenza, quindi anche della novità. Questo è il senso di un mo­mento di riflessione da cre­denti sui nuovi media, qua­le vuole essere il convegno Testimoni digitali. Pertanto si tratta di un appuntamen­to che vuole essere un mo­mento di riflessione sull’uo­mo – credente in primo luo­go, ma non solo – nell’era digitale, prima che un convegno sui nuovi mezzi di comunicazione. 
 Come Servizio nazionale per il Pro­getto culturale come vi muoverete? 
 Come sempre in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunica­zioni sociali e la Segreteria generale della Cei. In questi mesi in tutta Ita­lia siamo impegnati anche nel pro­muovere la comunicazione in ter­mini di responsabilità educativa, sulla scia del Rapporto-proposta dal titolo «La sfida educativa», curato dal Comitato per il Progetto cultu­rale della Cei. Anticipando questa e­sigenza nel 2002 si diede vita alla fi­gura dell’animatore della comuni­cazione e della cultura, avviando il progetto del Portaparola
 E ora? 
 Con Testimoni digitali, si tratta di e­laborare proposte educative che si collochino adeguatamente nel nuo­vo clima rappresentato dal «digita­le ». Con l’avvento del social networking e in piena era di web 2.0, si modificano ulteriormente le di­namiche relazionali. Occorre riflet­tere, e in questo convegno lo fare­mo, sul fatto che Internet resta sem­pre una grande risorsa culturale, nel­la quale è possibile promuovere buone iniziative. Come la vita reale, però, anche quella virtuale presen­ta ambiguità e rischi. Il fatto che me­diante Internet le persone moltipli­chino i loro contatti in modi finora impensabili, offre meravigliose pos­sibilità anche alla diffusione del Van­gelo. Ma è vero che i rapporti me­diati elettronicamente non potran­no mai prendere il posto del con­tatto umano diretto, indispensabile per una crescita armonica della per­sona e per una piena esperienza di vita cristiana.
 
 

ALLEGATI