UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Giubileo dei media, doppio appuntamento

Giovedì 28 gennaio alle ore 10 nella chiesa giubilare di Santa Maria delle Grazie in Bergamo Mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, presiederà una celebrazione eucaristica per il 
giubileo dei mezzi di comunicazione, pochi giorni dopo la memoria di San Francesco di Sales (24 gennaio), patrono dei giornalisti e dei comunicatori. 
21 Gennaio 2016

Giovedì 28 gennaio alle ore 10 nella chiesa giubilare di Santa Maria delle Grazie in Bergamo Mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, presiederà una celebrazione eucaristica per il giubileo dei mezzi di comunicazione, pochi giorni dopo la memoria di San Francesco di Sales (24 gennaio), patrono dei giornalisti e dei comunicatori. A seguire, alle ore 11, è stato organizzato un incontro - dibattito nell'adiacente teatro sul tema "La riforma della comunicazione nella Chiesa voluta da Papa Francesco", con Paolo Nusiner, bergamasco, già Direttore Generale di Avvenire e recentemente nominato da Papa Francesco Direttore Generale della nuova Segreteria per le Comunicazioni della Santa Sede.
Sono stati invitati a partecipare al doppio appuntamento tutti i giornalisti e comunicatori, gli uffici stampa, gli operatori dei media, coloro che in diverso modo sono impegnati, coinvolti, appassionati, nel vasto mondo della comunicazione cartacea, televisiva, radiofonica e web.
 
"La festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori, - spiega mons. Giulio Dellavite, Segretario Generale e Addetto Stampa della Curia Diocesana di Bergamo - si celebra il 24 gennaio. Essendo che quest’anno è domenica, per facilitare l’incontro si è pensato ad un giorno infrasettimanale e per questo si è scelto giovedì 28 gennaio. L’Anno Santo della Misericordia impreziosisce il tradizionale incontro con il Vescovo caratterizzandolo come “Giubileo dei mezzi di comunicazione". Papa Francesco, nel Messaggio per la precdente Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali ha scritto: “La sfida che oggi ci si presenta è, dunque, re-imparare a raccontare, non semplicemente a produrre e consumare informazione. È questa la direzione verso cui ci spingono i potenti e preziosi mezzi della comunicazione contemporanea. L’informazione è importante ma non basta, perché troppo spesso semplifica, contrappone le differenze e le visioni diverse sollecitando a schierarsi per l’una o l’altra, anziché favorire uno sguardo d’insieme. Raccontare significa invece comprendere che le nostre vite sono intrecciate in una trama unitaria, che le voci sono molteplici e ciascuna è insostituibile”.
 
"Lo scorso 8 gennaio - prosegue ancora mons. Dellavite - si è tenuto in Curia un incontro interessante e fruttuoso a cui sono stati invitati i responsabili delle testate presenti in Bergamo. Significativa la adesione al confronto. Ha fatto da traccia quanto il nostro Vescovo Francesco ha scritto nella Lettera Pastorale “Donne e uomini capaci di carità”, che consegna alla diocesi le linee per questo Anno Santo della Misericordia: “I processi di trasmissione della fede e di elaborazione di una cultura fermentata evangelicamente non possono più essere scontati. Ritengo che la Carità pastorale debba ispirare un’ampia ricerca nel campo del linguaggio, che non consiste semplicemente in una sostituzione di parole: si tratta di comunicare in maniera significativa l’Evangelo e il suo appello alla fede nel contesto della cultura del mondo contemporaneo. La via della comunicazione mediatica non può essere considerata ancora come una forma di amplificazione o comunque di moltiplicazione quantitativa del messaggio evangelico. Si tratta non solo di utilizzare i media e le loro potenzialità, ma di abitare nel mondo della comunicazione sempre più pervasivo, dove le forme di connessione assumono caratteristiche che sfuggono all’attenzione e al modo di concepire la trasmissione della fede da parte di molti di noi. È necessario dunque promuovere la formazione di persone che sappiano muoversi in questo mondo e aiutino l’intera comunità ad abitarlo. Questo discorso assume un particolare rilievo nella nostra Diocesi, che raccoglie una tradizione ecclesiale e professionale in questo ambito, quasi unica nella Chiesa. Il fatto di aver ereditato questa enorme possibilità, non può alimentare una specie di pigro orgoglio o al contrario una critica inconcludente: si tratta invece di rinnovare la coscienza di ciò che rappresenta questo patrimonio e di raccoglierne le potenzialità formative in maniera molto più responsabile”.