Liturgia, arte, cinema e new media. In che rapporto si trovano con l’annuncio? La Parola rivelata può passare per altri linguaggi che non siano esclusivamente quello verbale? Sono alcune fra le tante domande a cui ha cercato di dare risposta don Antonio Costabile, responsabile nell’arcidiocesi di Milano del servizio per la catechesi, in questo anno di formazione permanente offerto ai catechisti. Dagli insegnanti ai parroci, dai religiosi alle famiglie, lo strumento privilegiato di confronto è la rubrica domenicale «Catechisti in dialogo». pubblicata ogni settimana su
Milano Sette , inserto domenicale diocesano di
Avvenire.
Nella rubrica don Costabile ha talvolta ceduto la penna ad altri esperti, offrendo così vari punti di vista su temi quali la complementarietà tra catechesi e insegnamento della religione cattolica, il culto dei santi, l’utilizzo dei nuovi linguaggi nell’evangelizzazione. La catechesi, infatti, «non ha un’unica dimensione ma è una realtà viva, che si declina all
8 217;interno della relazione reciproca – spiega il sacerdote – tra i segni o mediazioni della Parola di Dio: tradizione, Scrittura, liturgia, cultura». Ed è per questo che un itinerario di fede può trovare maggiore forza espressiva nel linguaggio del cinema e in quella sua capacità di narrare una realtà di fede coinvolgente che «tocchi le corde profonde dell’animo umano e che aiuti l’animo a interrogarsi sui vissuti e sui significati più reconditi della vita». Allo stesso modo ogni parrocchia è chiamata a valorizzare il proprio patrimonio artistico, e a provare ad accompagnare i propri fedeli, ragazzi e adulti, alla sua riscoperta attraverso itinerari di catechesi. Dal cinema alla pittura, passando per i social network: la catechesi ha più facce, e «occorre integrare il messaggio in questa nuova cultura creata dalla comunicazione moderna », «trovando un vestito adatto» all’annuncio del Vangelo e al suo carico di novità.