UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

GMCS2020. Il contributo di p. Francesco Patton

Il custode di Terra Santa firma il secondo video-contributo raccolto dall'Ufficio per la Giornata delle comunicazioni sociali.
19 Maggio 2020

Nel suo messaggio per la 54ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, papa Francesco “si concentra sull'importanza del saper raccontare la vita in modo tale che la memoria alimenti la nostra capacità di affrontare il presente e il futuro in modo positivo e costruttivo”. Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, si sofferma sul paragrafo in cui il Papa ricorda che “la nostra narrazione deve saper rivelare ‘l’intrecci dei fili, coi quali siamo collegati gli uni agli altri’”.

In questi ultimi mesi, osserva padre Patton, “abbiamo fatto tutti esperienza di cosa significa vivere con forti restrizioni sociali”. “Anche qui in Terra Santa – spiega - eravamo tutti chiusi in casa, non potevamo incontrare in modo normale le persone che fanno parte della nostra vita, era sparito completamente il contatto diretto con i pellegrini, si era ridotto quello con le piccole comunità cristiane locali e con le varie fraternità”. Di fronte a questo contesto, alla luce della provocazione di papa Francesco, confida il Custode di Terra Santa, “mi è sorta una domanda: come facciamo noi cristiani a rimanere costantemente collegati gli uni agli altri?”.

Secondo padre Patton, la prima risposta sta nel fatto che “il grande tessitore della comunicazione e della comunione che esiste tra di noi è lo Spirito Santo, che non ha nemmeno bisogno di fili per mantenere il legame tra di noi, perché ha una capacità di connessione tra le persone superiore a qualsiasi futuribile rete non a 5G ma a 10G”. “In tempo di isolamento fisico noi cristiani – sottolinea - non dobbiamo mai dimenticare la dimensione più profonda della comunione, che è di natura spirituale in senso forte, dipende cioè dall’azione dello Spirito Santo”.

Inoltre, rileva il religioso, “sia nella relazione personale in presenza fisica, come nella relazione mediata (pensiamo alle tante celebrazioni che in questi mesi sono state trasmesse in streaming, alle occasioni di dialogo, di incontro e di formazione vissute via Skype, Zoom e WhatsApp) tessere fili ha voluto dire mettersi anzitutto in ascolto, cercare di condividere, a volte sostenere chi faceva più fatica a vivere questa clausura o questa reclusione forzata”. “Dentro le case, come dentro le nostre fraternità, che a volte sono in luoghi molto isolati (la maggior parte dei santuari di Terra Santa lo sono) e in qualche caso anche in luoghi molto pericolosi (penso ai miei confratelli nella Valle dell’Oronte in Siria) – aggiunge - sono stati mesi in cui i fili della relazione fraterna si sono perfino approfonditi e consolidati”. Ecco allora che “anche attraverso internet e la sua rete invisibile molte persone hanno sperimentato un senso di vicinanza”. Insomma, sintetizza padre Patton, “non hanno potuto ricevere la comunione, ma hanno potuto sentirsi in comunione; non hanno potuto ricevere l’assoluzione sacramentale, ma hanno potuto sentirsi ascoltate, sostenute, consolate e anche benedette”.

Tuttavia, i mesi trascorsi “qualche volta hanno visto il filo del dialogo spezzarsi”. È successo “nelle famiglie, nelle comunità, dentro le istituzioni e tra le istituzioni, come pure nella Chiesa”. Per il Custode di Terra Santa “è necessaria una gran dose di umiltà per riannodare i fili e riprendere il dialogo”, occorre “uscire dalla logica del: ‘però avevo ragione io’”. Riannodare i fili “comporta l’assunzione dello stile di Gesù che accetta perfino di lasciarsi umiliare pur di ristabilire la relazione tra noi e il Padre, e – non dimentichiamolo mai – la nostra riconciliazione è passata attraverso il suo umiliarsi fino alla morte e alla morte di croce”. La sfida allora è quella di “una comunicazione che sa, dentro le case come nelle comunità, nelle istituzioni come tra le istituzioni, non solo tessere i fili ma anche riannodare i fili, cioè riconciliare le persone e le istituzioni lì dove il filo del dialogo, della relazione, della comunione si è spezzato”.