UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il 7 e l'8 ottobre Don Ivan Maffeis a Greccio con i Francescani

“Le culture e condizioni dei giovani oggi in Italia” è il tema dei due interventi che Don Ivan Maffeis, Vice Direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, tiene giovedì 7 e venerdì 8 ottobre a Greccio (RI), all'Assemblea dei Frati Minori della Provincia Romana.
7 Ottobre 2010
Cosa caratterizza maggiormente il tempo che viviamo? Che impegno esige quanto a trasmissione della fede? Cosa significa, in particolare, essere portatori della “follia” della vita religiosa in questo oggi? Soprattutto, attraverso quali modalità è possibile riproporre in maniera significativa quell’annuncio che agli occhi del mondo rimane “scandalo e stoltezza”? E, infine, come possiamo evitare che la paura del nuovo ci chiuda, impedendoci di “riconoscere il passaggio inedito e sempre nuovo del Signore nella nostra storia” e che parla anche nella “profezia dei giovani” di oggi?
A queste domande ha contribuito a dare una risposta la relazione di don Ivan Maffeis, vice direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni Sociali, e l’ampio dibattito che l’ha seguita. Nella cornice di Greccio (Rieti), nei giorni 7 ed 8 ottobre si è svolta l’Assemblea dei Francescani del Lazio,  che ha messo a tema “Riconoscere, accogliere e custodire la profezia dei giovani oggi”, quale itinerario verso il Capitolo Provinciale del prossimo anno.
Il relatore ha aiutato a decifrare i caratteri essenziali della “generazione digitale”, abituata ad “abitare” e “frequentare” la Rete non più come una vetrina di contenuti, ma quale piattaforma relazionale. Il web 2.0 rappresenta l’era dei contenuti generati dagli utenti: al primo posto non c’è la pubblicazione di pagine, ma la partecipazione di contenuti tra le persone, scambiati nei social network.
Per le nuove generazioni – ha spiegato don Maffeis - lo scenario della comunicazione, più che essere costituito da una serie di strumenti, è un ambiente culturale, una risorsa, che sviluppa un modo di conoscere e di pensare, di informarsi, di comunicare, di gestire gli stessi rapporti; un modo per vivere inclusi, per sentirsi meno soli; un luogo in cui ci si racconta con facilità; uno spazio per la manutenzione delle relazioni.
“I nativi digitali – ha spiegato - ossia quanti sono nati e cresciuti naturalmente e costantemente connessi, appartengono a quella che un recente libro di Armando Matteo definisce “La prima generazione incredula”: una generazione che – quanto a formazione religiosa – non possiede più un vocabolario condiviso: non che sia priva di un bisogno di spiritualità; ma è povera di cultura biblica e, più in generale, di formazione cristiana (le preghiere, i segni…), in quanto non ha alle spalle nessuno che le abbia narrato la rilevanza, la forza e la bellezza dell’avventura cristiana”.
Dopo aver esemplificato quale contributo di profezia possono portare oggi i giovani alla Chiesa, il relatore – muovendo dai Messaggi del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – ha articolato la sua riflessione sulle condizioni e le modalità per accorciare la distanza tra il mondo ecclesiale e quello giovanile.