UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il “computer-giornalista”
e l'insostituibile fattore umano

Una società dell’Illinois ha varato un software che consente la scrittura automatica di articoli con una qualità non inferiore a quella umana. Il software è stato applicato con successo nei campi dello sport e dell’economia. Ma per un giornalismo "vero" il fattore umano rimane ancora insostituibile...
23 Settembre 2011
Forse l’intelligen­za artificiale dei computer non raggiungerà mai il livello di quella umana, ma si è avvicinata abbastanza da insidiare alcuni ruoli professionali. Come quello dei giornalisti, da quando una società dell’Illinois, Narrative Science, ha varato un software che consente la scrittura automatica di articoli con una qualità non inferiore a quella umana. Il software è stato applicato con successo nei campi dello sport e dell’economia. Il canale Fox Tv già se ne serve per redigere cronache di basket che sono pronte due minuti dopo la fine delle partite.

Informazioni accurate, linguaggio appropriato. Ce n’è abbastanza per far scorrere un brivido gelido sulle schiene di molti redattori, che già si erano visti insidiati da iniziative in cui la loro professionalità è stata soppiantata da scritture dilettantesche. Tuttavia, mentre in quei casi è stata spesso evidente una perdita di qualità, stavolta il sostituto elettronico può dare filo da torcere.
Prima di ragionare su dove possa portare questa novità, è d’obbligo osservare che la professione giornalistica non si esaurisce affatto nel cucinare riscontri di una partita o l’andamento dei titoli di Borsa: mansioni che spesso non richiedono inventiva né assennatezza particolari. Non stupisce dunque che un programma ben congegnato riesca nella bisogna. Da questo punto di vista non è da oggi che l’informatica avanza in maniera prepotente. Basta il comando «sommario» del programma di scrittura Word a dimostrare che la sintesi automatica è talvolta felice; al tempo stesso si constata che le capacità di quella funzione non vanno oltre uno standard automatizzato.
Più inquietanti, per i professionisti, sono le 'telecronache automatiche' dei videogiochi di sport che, a partire dalle registrazioni di frasi che i telecronisti pronunciano nel corso delle partite, sono capaci di accompagnare chi gioca con un commento generato dalla macchina: è abbastanza impressionante ascoltare, mentre si 'smanetta', le voci di Caressa o Altafini che azzeccano non solo la descrizione delle azioni ma anche qualche commento estemporaneo, esattamente come accade dal vivo.
Anche questo ha una spiegazione: quasi tutte le espressioni che i telecronisti pronunciano sono frasi fatte, e in non pochi casi di disarmante ripetitività. Non è difficile riprodurle senza problemi. Possiamo allora pensare che se simili tecnologie miglioreranno non avremo più bisogno di giornalisti?
Tutt’altro, a patto che si rifletta su ciò che i cittadini hanno il diritto di pretendere dalla professionalità di chi li informa. La funzione del comunicatore, infatti, va ben oltre la mera redazione delle notizie.
Consiste piuttosto nell’attenta ricezione, trasmissione e critica delle informazioni, con un lavoro di cernita che non può fermarsi alla prima pagina di Google. Qui oggi si fa già una prima differenza tra buona e cattiva informazione.
Ma c’è ben altro. Come hanno dimostrato in negativo gli esperimenti in rete di citizen journalism, 'giornalismo partecipato' (come per esempio Agorà Vox), non basta voler scrivere per informare con correttezza e completezza. I casi di giornali online compilati da redattori volontari e non professionisti mostrano che l’insieme di questi contributi non raggiunge la completezza e l’equilibrio di cui il lettore ha bisogno. È questo il requisito principe che si richiede all’informazione professionale: rappresentare con completezza ed equilibrio quel che succede, scegliendo tra le mille fonti e informazioni quelle che saranno valide per la conoscenza dei cittadini, e garantire sulla base di esse una vera libertà di giudizio. È un mestiere difficile e di grande responsabilità.
Non tutti i media lo svolgono a questo livello. Ma quando lo fanno, il 'fattore umano' resta insostituibile.