UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il “database” della speranza

Nel 1997 c'erano 174 indirizzi. Oggi quelli compresi nella Lista dei Siti cattolici in Italia sono quasi cento vol­te di più. A curare questa singolare anagrafe telematica è Francesco Diani, in collaborazione con Gino Zucca. E con l'aiuto della CEI è assai significativa la presenza delle diocesi e delle parrocchie.
18 Febbraio 2014

In principio erano 174 indirizzi. Giugno 1997. Oggi quelli compresi nella Lista dei Siti cattolici in Italia sono quasi cento vol­te di più. «Per la precisione, nel momento in cui sto parlando, abbiamo 14.451 siti 'vivi', cioè che funzionano e sono aggiornati, su 19.314 censiti ma che necessitano di un ul­teriore controllo». Sono i dati snocciolati in tempo reale da Francesco Diani, l’ideatore di questa singolare anagrafe telematica (http://www.siticattolici.it/). Un progetto nato dal­la fusione tra due grandi passioni, l’infor­matica e la teologia, che hanno spinto que­sto ingegnoso navigatore mantovano nel ma­re del Web alla ricerca dei natanti cattolici.
Un lavoro certosi­no per un arcipela­go che, grazie an­che alla recente in­fluenza di papa Francesco, allarga ogni giorno di più i suoi orizzonti: «Ne­gli anni – spiega Diani – c’è stata u­na progressiva con­sapevolezza del­l’importanza delle nuove tecnologie da parte della Chie­sa e non a caso abbiamo avuto un costante incremento di link con un picco massimo di 1.252 nuovi siti inseriti solo nel 2007. Da allo­ra un sensibile rallentamento, ma nell’ultimo anno il trend è tornato a crescere: nel 2013 so­no stati inseriti 684 siti. E ora viaggiamo sui 120 link nuovi al mese. C’è stato un certo ef­fetto Bergoglio che di fatto sta confermando un’apertura ai new media incoraggiata già da Giovanni Paolo II».
La Lista, anche grazie alla passione di un al­tro internauta, Gino Zucca, è diventata ormai un collaudato radar: «Un programma ci infor­ma mensilmente sui siti 'defunti' (nel 2013 ne abbiamo cancellati 328), non funzionanti o quelli poco aggiornati: a questi ultimi dia­mo la sveglia noi con una email. Per il resto il processo di 'reclutamento' è rimasto identi­co: siamo noi a pescare nel Web tramite i mo­tori di ricerca, oppure rispondiamo alla se­gnalazione diretta degli stessi promotori dei si­ti. E adesso riceviamo anche oltre 150 segna­lazioni al mese». Una mappa che oggi si pre­senta come la più completa lista italiana di si­ti e risorse cattoliche: «Stando al nostro ulti­mo censimento del 2013 – continua Diani – i siti delle parrocchie sono ancora quelli più presenti (3.749) nel nostro database, seguiti da quelli delle associazioni e dei movimenti ec­clesiali (2.629) e degli istituti e degli ordini re­ligiosi (1.835) tra cui spiccano francescani (181) e salesiani (151). Ma c’è stato un boom di blog e siti personali (1.183).
A livello geografico i siti delle parrocchie so­no mediamente più diffusi in Lombardia (1 sito ogni 11mila abitanti) e meno in Umbria e Basilicata (soltanto 1 sito ogni 24mila abitan­ti). L’esplosione dei social network fa sì che ci siano anche parrocchie che preferiscono ave­re una pagina Facebook al posto di un sito ve­ro e proprio: ne abbiamo censite almeno una cinquantina». Ma a fronte di questa esplosio­ne le maglie della rete usate dalla Lista si so­no adeguate: «Cerchiamo di essere più severi soprattutto con i blog – ammette Diani – . Pur­troppo ci sono quelli apparentemente 'catto­lici' che in realtà si allontanano molto dagli in­segnamenti della Chiesa e in taluni casi sono anche aggressivi. A volte li segnaliamo con ri­serva, avvertendo gli utenti della presenza di una parte di contenuti che necessitano di un serio discernimento critico».
La fedeltà al magistero è la bussola che limita l’arbitrarietà delle scelte, per questo la piat­taforma si avvale anche della collaborazione di un pool di esperti nelle varie discipline: dal­la teologia morale alla bioetica, dalla dogma­tica alla Sacra Scrittura, dalla liturgia alle co­municazioni sociali. «Certo, qualcuno si ar­rabbia se non lo inseriamo. Altri invece repu­tano un limite la loro presenza nella nostra Li­sta. Rispettiamo ovviamente la libertà di o­gnuno. Non è nostra intenzione distribuire pa­tenti di 'cattolicità'. Ci sforziamo di attener­ci fedelmente al Codice di diritto canonico cercando soltanto di rendere un servizio ec­clesiale: questo progetto è nato per rispondere a un certo distacco on­line del mondo cattolico italiano rispetto ad altri Paesi (soprattutto anglosassoni) e anche per la conti­nua disinforma­zione nei confron­ti della Chiesa. Ol­tre alla volontà di favorire un miglior reperimento e una cata­logazione di materiali utili per l’evangelizza­zione e la catechesi». C’è alla base la convinzione espressa da papa Francesco secondo cui il buon samaritano passa oggi anche attraverso le strade digitali: «Lo vediamo – conferma Diani – dalle email che riceviamo. C’è un bisogno forte di condi­visione e di speranza. Anche se occorre rima­nere vigili: Internet può davvero alimentare fughe dalla realtà. Non bastano poi gli orpel­li grafici per realizzare un buon sito. Servono soprattutto qualità e originalità dei contenu­ti e delle testimonianze. Quanta soddisfazio­ne dopo ore di navigazione nel rilevare siti molto ben curati da parte delle parrocchie: ti lascia intravedere una comunità cristiana vi­va anche nella realtà. Ma gratificano anche i siti che sono sia attraenti che coinvolgenti. Tra gli ultimi che abbiamo inserito ce n’è uno che mi pare significativo: www.estremiconfi­ni.org. Sono ottime basi per prendere il largo, anche nel Web».
 

Giovanni Silvestri (SiCei): "Cresce la richiesta di nuovi contenuti"

La presenza della comunità ec­clesiale italiana in Rete è oggi un fatto consolidato, come dimostra da una parte la scelta di tutte le dioce­si di gestire un proprio sito Web e dal­l’altra la crescente vivacità di diverse realtà territoriali nell’uso delle nuove piazze della comunicazione digitale.
Parola di Giovanni Silvestri, da un quin­dicennio responsabile del Servizio informatico della Conferenza episco­pale italiana (Sicei), che dal suo ango­lo di visuale è in grado di offrire una panoramica più che attendibile su quanto va accadendo da diversi anni nel rapporto tra Chiesa italiana e In­ternet. «Ormai il sito Web è elemento essenziale della strategia comunicati­va delle diocesi», afferma Silvestri, a ca­po dell’ufficio Cei che da anni offre a tut­te le diocesi italiane, tra gli altri servizi, quello di un sistema conveniente e age­vole per realizzare un sito istituzionale.
Sono a tutt’oggi 140 le Chiese locali che usufruiscono del sistema Webdiocesi, u­no strumento che dà la possibilità alle Curie diocesane di limitarsi alla raccol­ta e gestione dei contenuti, dopo una fa­se preparatoria di individuazione della struttura e della grafica del sito. «I nostri interlocutori – spiega Silvestri – sono gli uffici diocesani per le comunicazioni so­ciali, cui presentiamo il progetto comu­nicativo e una proposta di home page, raccogliendo poi le loro specifiche esi­genze e dando una formazione essen­ziale a chi curerà il sito». Negli ultimi anni la richiesta di suppor­to da parte delle diocesi è andata cre­scendo, di pari passo con specifiche e­sigenze registrate dallo staff del Sicei. «Soprattutto – dice ancora il responsa­bile del Servizio informatico Cei – ci ar­riva la richiesta di poter inserire con fa­cilità sui portali diocesani più conte­nuti multimediali ma anche di creare le condizioni affinché il sito diocesano sia punto di riferimento per le altre realtà territoriali, in particolare le par­rocchie, creando degli appositi mini­siti ». In sostanza, quel ruolo di riferi­mento che il Sicei riveste per le dioce­si lo stanno assumendo queste ultime nei confronti delle parrocchie. Del re­sto Silvestri conferma che la presenza delle parrocchie sul Web è ormai un fatto ordinario per una percentuale al­tissima di esse. Con una peculiarità: l’attenzione ai social network. «La con­temporanea presenza con un sito e con un profilo sui social – puntualizza an­cora Silvestri – sta diventando natura­le soprattutto per la comunicazione parrocchiale. Anche le diocesi chiedo­no un supporto per poter esprimere u­na presenza in rete che raccordi sito e social media». La formazione degli o­peratori si gioca pertanto più sugli a­spetti comunicativi che su quelli pret­tamente tecnico- operativi. Un’esigen­za attestata dalle iniziative nate dalla collaborazione tra Sicei e WeCa, l’Asso­ciazione webmaster cattolici italiani, che lo stesso Silvestri presiede dal 2009. Dal gennaio scorso e fino a giugno We­ca propone un ciclo di incontri, fruibi­li su YouTube, sulle nuove tecnologie di­gitali. A seguirli ci sono anche comunità religiose al completo.