In principio erano 174 indirizzi. Giugno 1997. Oggi quelli compresi nella Lista dei Siti cattolici in Italia sono quasi cento volte di più. «Per la precisione, nel momento in cui sto parlando, abbiamo 14.451 siti 'vivi', cioè che funzionano e sono aggiornati, su 19.314 censiti ma che necessitano di un ulteriore controllo». Sono i dati snocciolati in tempo reale da Francesco Diani, l’ideatore di questa singolare anagrafe telematica (http://www.siticattolici.it/). Un progetto nato dalla fusione tra due grandi passioni, l’informatica e la teologia, che hanno spinto questo ingegnoso navigatore mantovano nel mare del Web alla ricerca dei natanti cattolici.
Un lavoro certosino per un arcipelago che, grazie anche alla recente influenza di papa Francesco, allarga ogni giorno di più i suoi orizzonti: «Negli anni – spiega Diani – c’è stata una progressiva consapevolezza dell’importanza delle nuove tecnologie da parte della Chiesa e non a caso abbiamo avuto un costante incremento di link con un picco massimo di 1.252 nuovi siti inseriti solo nel 2007. Da allora un sensibile rallentamento, ma nell’ultimo anno il trend è tornato a crescere: nel 2013 sono stati inseriti 684 siti. E ora viaggiamo sui 120 link nuovi al mese. C’è stato un certo effetto Bergoglio che di fatto sta confermando un’apertura ai new media incoraggiata già da Giovanni Paolo II».
La Lista, anche grazie alla passione di un altro internauta, Gino Zucca, è diventata ormai un collaudato radar: «Un programma ci informa mensilmente sui siti 'defunti' (nel 2013 ne abbiamo cancellati 328), non funzionanti o quelli poco aggiornati: a questi ultimi diamo la sveglia noi con una email. Per il resto il processo di 'reclutamento' è rimasto identico: siamo noi a pescare nel Web tramite i motori di ricerca, oppure rispondiamo alla segnalazione diretta degli stessi promotori dei siti. E adesso riceviamo anche oltre 150 segnalazioni al mese». Una mappa che oggi si presenta come la più completa lista italiana di siti e risorse cattoliche: «Stando al nostro ultimo censimento del 2013 – continua Diani – i siti delle parrocchie sono ancora quelli più presenti (3.749) nel nostro database, seguiti da quelli delle associazioni e dei movimenti ecclesiali (2.629) e degli istituti e degli ordini religiosi (1.835) tra cui spiccano francescani (181) e salesiani (151). Ma c’è stato un boom di blog e siti personali (1.183).
A livello geografico i siti delle parrocchie sono mediamente più diffusi in Lombardia (1 sito ogni 11mila abitanti) e meno in Umbria e Basilicata (soltanto 1 sito ogni 24mila abitanti). L’esplosione dei social network fa sì che ci siano anche parrocchie che preferiscono avere una pagina Facebook al posto di un sito vero e proprio: ne abbiamo censite almeno una cinquantina». Ma a fronte di questa esplosione le maglie della rete usate dalla Lista si sono adeguate: «Cerchiamo di essere più severi soprattutto con i blog – ammette Diani – . Purtroppo ci sono quelli apparentemente 'cattolici' che in realtà si allontanano molto dagli insegnamenti della Chiesa e in taluni casi sono anche aggressivi. A volte li segnaliamo con riserva, avvertendo gli utenti della presenza di una parte di contenuti che necessitano di un serio discernimento critico».
La fedeltà al magistero è la bussola che limita l’arbitrarietà delle scelte, per questo la piattaforma si avvale anche della collaborazione di un pool di esperti nelle varie discipline: dalla teologia morale alla bioetica, dalla dogmatica alla Sacra Scrittura, dalla liturgia alle comunicazioni sociali. «Certo, qualcuno si arrabbia se non lo inseriamo. Altri invece reputano un limite la loro presenza nella nostra Lista. Rispettiamo ovviamente la libertà di ognuno. Non è nostra intenzione distribuire patenti di 'cattolicità'. Ci sforziamo di attenerci fedelmente al Codice di diritto canonico cercando soltanto di rendere un servizio ecclesiale: questo progetto è nato per rispondere a un certo distacco online del mondo cattolico italiano rispetto ad altri Paesi (soprattutto anglosassoni) e anche per la continua disinformazione nei confronti della Chiesa. Oltre alla volontà di favorire un miglior reperimento e una catalogazione di materiali utili per l’evangelizzazione e la catechesi». C’è alla base la convinzione espressa da papa Francesco secondo cui il buon samaritano passa oggi anche attraverso le strade digitali: «Lo vediamo – conferma Diani – dalle email che riceviamo. C’è un bisogno forte di condivisione e di speranza. Anche se occorre rimanere vigili: Internet può davvero alimentare fughe dalla realtà. Non bastano poi gli orpelli grafici per realizzare un buon sito. Servono soprattutto qualità e originalità dei contenuti e delle testimonianze. Quanta soddisfazione dopo ore di navigazione nel rilevare siti molto ben curati da parte delle parrocchie: ti lascia intravedere una comunità cristiana viva anche nella realtà. Ma gratificano anche i siti che sono sia attraenti che coinvolgenti. Tra gli ultimi che abbiamo inserito ce n’è uno che mi pare significativo: www.estremiconfini.org. Sono ottime basi per prendere il largo, anche nel Web».
La presenza della comunità ecclesiale italiana in Rete è oggi un fatto consolidato, come dimostra da una parte la scelta di tutte le diocesi di gestire un proprio sito Web e dall’altra la crescente vivacità di diverse realtà territoriali nell’uso delle nuove piazze della comunicazione digitale.
Parola di Giovanni Silvestri, da un quindicennio responsabile del Servizio informatico della Conferenza episcopale italiana (Sicei), che dal suo angolo di visuale è in grado di offrire una panoramica più che attendibile su quanto va accadendo da diversi anni nel rapporto tra Chiesa italiana e Internet. «Ormai il sito Web è elemento essenziale della strategia comunicativa delle diocesi», afferma Silvestri, a capo dell’ufficio Cei che da anni offre a tutte le diocesi italiane, tra gli altri servizi, quello di un sistema conveniente e agevole per realizzare un sito istituzionale.
Sono a tutt’oggi 140 le Chiese locali che usufruiscono del sistema Webdiocesi, uno strumento che dà la possibilità alle Curie diocesane di limitarsi alla raccolta e gestione dei contenuti, dopo una fase preparatoria di individuazione della struttura e della grafica del sito. «I nostri interlocutori – spiega Silvestri – sono gli uffici diocesani per le comunicazioni sociali, cui presentiamo il progetto comunicativo e una proposta di home page, raccogliendo poi le loro specifiche esigenze e dando una formazione essenziale a chi curerà il sito». Negli ultimi anni la richiesta di supporto da parte delle diocesi è andata crescendo, di pari passo con specifiche esigenze registrate dallo staff del Sicei. «Soprattutto – dice ancora il responsabile del Servizio informatico Cei – ci arriva la richiesta di poter inserire con facilità sui portali diocesani più contenuti multimediali ma anche di creare le condizioni affinché il sito diocesano sia punto di riferimento per le altre realtà territoriali, in particolare le parrocchie, creando degli appositi minisiti ». In sostanza, quel ruolo di riferimento che il Sicei riveste per le diocesi lo stanno assumendo queste ultime nei confronti delle parrocchie. Del resto Silvestri conferma che la presenza delle parrocchie sul Web è ormai un fatto ordinario per una percentuale altissima di esse. Con una peculiarità: l’attenzione ai social network. «La contemporanea presenza con un sito e con un profilo sui social – puntualizza ancora Silvestri – sta diventando naturale soprattutto per la comunicazione parrocchiale. Anche le diocesi chiedono un supporto per poter esprimere una presenza in rete che raccordi sito e social media». La formazione degli operatori si gioca pertanto più sugli aspetti comunicativi che su quelli prettamente tecnico- operativi. Un’esigenza attestata dalle iniziative nate dalla collaborazione tra Sicei e WeCa, l’Associazione webmaster cattolici italiani, che lo stesso Silvestri presiede dal 2009. Dal gennaio scorso e fino a giugno Weca propone un ciclo di incontri, fruibili su YouTube, sulle nuove tecnologie digitali. A seguirli ci sono anche comunità religiose al completo.