UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il fumetto europeo?
E' nato in parrocchia

Benché questa tripartizione faccia torto ad altri Paesi - in particolare all'Italia - si sostiene spesso che i fumetti moderni nascono da tre grandi scuole: quella statunitense, quella giapponese dei manga e quella europea che si afferma negli anni 1930 in Belgio...
4 Aprile 2011
Benché questa tripartizione faccia torto ad altri Paesi - in particolare all’Italia - si sostiene spesso che i fumetti moderni nascono da tre grandi scuole: quella statunitense, quella giapponese dei manga e quella europea - detta della ligne claire, "linea chiara", per la sua particolare leggibilità - che si afferma negli anni 1930 in Belgio. Fumetto e contesto religioso non sono estranei tra loro. Tra il 2006 e il 2010 i musei ebraici di Chicago, Amsterdam, Parigi e Berlino hanno ospitato mostre sulle radici ebraiche del fumetto americano. Molti studi indicano la presenza nei manga della religiosità popolare giapponese e insieme di temi dell’esoterismo occidentale.

 
 
Quanto alla scuola belga, si è molto discusso sui rapporti con il cattolicesimo del suo esponente più importante, Hergé (Georges Remi, 1907-1983), il creatore di Tintin, ma mancava finora un’opera d’insieme. Philippe Delisle, docente all’Università Jean Moulin di Lione, colma ora questa lacuna con Spirou, Tintin et Cie, une littérature catholique? Années 1930/Années 1980 (Karthala, Parigi), studio ricco d’informazioni e che non ha peraltro un carattere apologetico, dal momento che l’autore mostra qua e là la sua scarsa simpatia per il cattolicesimo preconciliare e quello che chiama il suo «spirito di crociata».
 
Delisle mostra come la scuola belga sia nata all’interno del mondo cattolico e sia stata esplicitamente promossa da ecclesiastici, con intenti di riconquista dei giovani alla fede. Fra questi, un ruolo di primo piano spetta a don Norbert Wallez (1882-1952) il quale riceve dal cardinale Désiré-Joseph Mercier (1851-1926) l’incarico di riorganizzare una parte importante della stampa cattolica belga, compresa quella giovanile. Don Walletz è oggi ricordato con imbarazzo perché, fervente anticomunista, finì per avvicinarsi al movimento filo-nazista belga di Léon Degrelle (1906-1994) e dopo la guerra dovette scontare quattro anni di carcere per collaborazionismo. Fu però don Walletz ad avviare al fumetto Hergé, che considerava come un figlio tanto più dopo il suo matrimonio con la segretaria del sacerdote. Quando dopo la guerra Hergé abbandonò la prima moglie, si allontanò pure dalla pratica cattolica, e descrisse il cattolicesimo degli anni d’oro di Tintin come un mero fatto di tradizione. Questa però, secondo Delisle, è la ricostruzione tardiva di un uomo amareggiato. L’impegno nell’associazionismo cattolico e la fede del creatore di Tintin prima del conflitto mondiale lasciano pochi dubbi sulla loro sincerità.
 
Fedele a un cattolicesimo militante fino alla morte resterà invece l’altro caposcuola del fumetto belga, Jijé (Joseph Gillain, 1914-1980), uno degli autori di Spirou. La vera e propria scuola creata da Jiié, la "scuola di Marcinelle", deve molto all’abbazia benedettina di Maredsous e al suo abate, il beato irlandese dom Columba Marmion (1858-1923). Diversi suoi esponenti, tra cui lo stesso Jiié, imparano nella scuola di Maredsous la tecnica delle arti visive. Ma non è solo questione di tecnica. Attraverso i filoni dello scoutismo cattolico, di un esotismo dove compaiono quasi sempre i missionari, della riscoperta del Medioevo cristiano e anche delle vite dei santi - il Don Bosco di Jijé (1943), tradotto in numerose lingue, è probabilmente il fumetto religioso più venduto di tutti i tempi - la scuola belga, oltre ad avere una maggioranza di esponenti formati nell’associazionismo e nelle scuole della Chiesa - compreso Peyo (Pierre Culliford, 1928-1992), il creatore dei Puffi -, resta impregnata dei valori del cattolicesimo tradizionale, che emerge anche in contesti inattesi.
 
Un altro libro recente, Le Lotus Bleu decrypté di Patrick Mérand e Li Xiaohan (Sépia, Saint-Maur-des-Fossés2009), mostra come la più famosa storia di Tintin, Il Loto Blu (1936), è fedelissima al contesto della Cina di allora: tutti i caratteri cinesi delle vignette sono riprodotti in modo esatto. E questo avviene su richiesta di tre sacerdoti, fra cui il solito don Wallez, che mettono Hergé in contatto con lo scultore cattolico cinese Chang Chong-Jen (1907-1998), che diventa un personaggio del Loto blu e un amico dell’autore belga. L’egemonia cattolica nel fumetto non dura per sempre. La erode il trasferimento del centro propulsore del fumetto di creazione europea dal Belgio alla Francia, con la fondazione del giornale Pilote nel 1959, e soprattutto la generale scristianizzazione degli anni 1960, che contagia anche il fumetto. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.
 
(da Avvenire del 3 aprile 2011, pag. 15)