UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il futuro dei mass media
è “ibrido”

Trasformare il modo di diffondere le notizie, i fatti, i servizi televisivi e radiofonici per sopravvivere al diluvio digitale che si sta abbattendo su redazioni e giornalisti. È la mission dei 'vecchi media' per il prossimo decennio del Duemila.
22 Marzo 2011
Trasformare il modo di diffondere le notizie, i fatti, i servizi televisivi e radiofonici per sopravvivere al diluvio digitale che si sta abbattendo su redazioni e giornalisti. È la mission dei 'vecchi media' per il prossimo decennio del Duemila. Giornali, radio e televisione, un tempo strumenti di alfabetizzazione, stanno correndo una corsa a ostacoli e quotidiani come il New York Times ed emittenti come la Bbc hanno già intrapreso un processo di innovazione. Il caso più emblematico è proprio quello dell’antica testata newyorkese, che nel 2006 ha messo in piedi un ufficio di giovani trentenni per la ricerca e lo sviluppo di progetti utili ad adattare i contenuti informativi del giornale alle piattaforme multimediali e rendere news, video, audio e fotografie più fruibili dagli utenti. Le persone connesse alla Rete sono due miliardi in tutto il mondo, su una popolazione mondiale superiore ai 6,8 miliardi di persone. Dunque quasi una persona su tre naviga in Internet, secondo Hamadoun Toure, segretario generale dell’International Telecommunication Unit. L’obiettivo è stare al passo con i tempi davanti a uno sviluppo tecnologico che punta all’implementazione di modelli 'ibridi', come il Cloud Computing. Cloud, che in inglese significa nuvola, proietta gli utenti verso un futuro in cui l’accesso ai servizi è offerto da una 'nuvola' appunto di fornitori. Fino a oggi l’utente accende il computer e avvia un programma che permette la creazione e la modifica di documenti testuali, la riproduzione di musica e di video. Tutte attività possibili off-line, cioè senza essere connessi a Internet. Cosa diversa, invece, se si vuole inviare una e-mail. Per questa operazione è necessario connettersi al web e digitare www. Il Cloud computing mette in discussione questo piccolo passaggio dando la possibilità all’utente tramite il proprio Pc portatile, palmare, smartphone o 'tavoletta digitale', di connettersi e accedere alle opportunità della 'nuvola' che fornisce servizi, dati, applicazioni e software più disparati. Non a caso tra gli esperti di informatica si parla sempre più di 'web application'. Nell’ambito del Cloud Computing i sondaggi sottolineano che nei prossimi anni ci sarà un incremento dei servizi mobile: secondo le previsioni di Morgan Stanley il 2015 sarà l’anno del successo del Mobile Web rispetto a Internet su desktop. Se a ciò si aggiunge il peso e la rilevanza che assumeranno gli archivi digitalizzati di immagini, filmati, articoli e file audio e i motori di ricerca progettati tenendo conto del web semantico (termine coniato da Tim Berners-Lee con cui si intende la commutazione del world wide web in un ambiente dove i documenti pubblicati sotto forma di pagine web siano associati a informazioni e dati che ne specifichino il contesto semantico in un formato adatto all’interrogazione, all’interpretazione e, più in generale, all’elaborazione automatica) l’orizzonte che si apre diventa molto vasto e non può che, sin da ora, far riflettere editori, giornalisti, lettori e telespettatori. A maggior ragione in un momento storico in cui il web 2.0 sta cedendo il passo alla fase 3 di Internet, cioè quella in cui i contenuti informativi e giornalistici verranno letti, guardati e ascoltati in maniera 'asincrona' sui dispositivi mobile, dando così la possibilità ai navigatori di viaggiare da un sito all’altro, ma anche di crearsi il proprio palinsesto radio-televisivo, direttamente dal televisore di casa connesso alla Rete.