UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Papa che definì i media
“una nuova cultura”

Così ha parlato di Giovanni Paolo II mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, intervenendo oggi a Roma alla presentazione del volume “Giornalisti abbiate coraggio”.
27 Aprile 2011
 
Giovanni Paolo II “è stato il primo Pontefice ad aver rilevato che i media e le nuove tecnologie danno origine ad una nuova cultura, cioè cambiano la nostra maniera di vivere”, dando luogo al “sorgere di una cultura digitale”. Ad affermarlo è stato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, intervenendo oggi, a Roma, alla presentazione del volume “Giornalisti abbiate coraggio”, che raccoglie i 27 messaggi di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. “Il Papa – ha ricordato il presidente del dicastero pontificio – ha seguito da vicino la complessità del mondo dei media e l’emergere delle nuove tecnologie”, facendo dell’attenzione a questo ambito “una delle strutture portanti del suo magistero”, cogliendo la “dimensione profonda” e “le grandi coordinate umane della comunicazione”.
“Come siamo capaci di dialogare con questa cultura digitale – ha detto mons. Celli – è una delle sfide più grandi che dobbiamo affrontare”, grazie alla capacità di “entrare in sintonia, attraverso un dialogo culturale, con i nuovi media, per far sì che certi valori del Vangelo risuonino in profondità nel contesto di oggi”. E proprio il tema del “dialogo culturale”, tipico di Giovanni Paolo II, è in “linea profondissima” con Benedetto XVI, il cui magistero parla “del dialogo e della capacità di dialogare con le verità altrui”.
 

Suggestiva anche l'immagine offerta da Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), che ha definito i messaggi di Giovanni Paolo II al mondo della comunicazione la sua “quindicesima enciclica". Quella auspicata dal Papa, ha proseguito il relatore, è una “corresponsabilità nella gestione dei media, per promuovere i diritti della persona umana”. “Libertà, responsabilità, autonomia”: queste, per Siddi, le tre parole-chiave dell’identikit del giornalista tracciato da Giovanni Paolo II. “Occorre chiedersi – ha aggiunto – come declinarle, in un giornalismo troppo spesso fazioso, che censura o ignora alcune notizie, ne amplifica altre o le utilizza per distruggere i propri competitori assurti a nemici”. Della necessità di “uscire dall’alternativa tra devozionismo e disinteresse, tra ‘tifosi’ che considerano le parole con un atteggiamento non sempre contraddistinto dal distacco critico, e chi al contrario le considera pregiudizialmente poco rilevanti” ha parlato Roberto Natale, presidente della Fnsi, ricordando come Giovanni Paolo II “fin dal suo primo messaggio, del 1979, aveva compreso il fascino dei media, ma anche messo in guardia dai pericoli, stigmatizzando ‘certi piani di ricerca calcolata del massimo indice di ascolto’”.