Mai come in queste giornate che annunciano l’autunno, Lucca mi è sembrata così bella e così piena di luce. Luce soprattutto spirituale. Viavai di gente, di spettatori attenti e curiosi, giovani soprattutto che si muovono da un angolo all’altro della città. Fino a domenica 25, infatti, si è svolta la rassegna I teatri del sacro, che, attenzione, non è, come di solito risultano i cosiddetti Festival di cui vi è fin troppa abbondanza, una semplice vetrina e esposizione di nuovi spettacoli. È, e vuole essere, la manifestazione, qualcosa di ben diverso e più efficace. È un progetto artistico e culturale dedicato alle intersezioni, sempre più diffuse, fra ciò che si definisce teatro e la ricerca spirituale. Meglio è, come dicono gli stessi organizzatori, un «corpo a corpo», libero e sincero, con le domande della fede. Tanti e ciascuno con caratteristiche precipue, sono i gruppi presenti. Ben 27: quelli selezionati da una saggia giuria. Compagnie professioniste alle quali, valore aggiunto, si affiancano un gruppetto di altre amatoriali. Tre o quattro appuntamenti al giorno che si vorrebbero seguire tutti. Ogni spettacolo denuncia fervore creativo e una marciata originalità. Molti degli spettacoli rimandano ai temi o alle figure bibliche. C’è la storia di Ruth affrontata con bella e semplicità. Riappare l’episodio evangelico di Lazzaro riletto con tocchi di felice umorismo. Quanto al personaggio di Judith e affaccia alla ribalta per leggeri passi di danza. Ecco Judith e il suo angelo della brava e sensibile Julie Ann Anzilotte. A seguire narrata dagli effervescenti pisani 'Sacchi di sabbia' Abraam e Isaac in chiave di cartoon animato. Non può mancare naturalmente la figura di Maria. Un giovane gruppo amatoriale lucchese si lancia in una libera e fresca rilettura di In nome della madre di Erri De Luca e presenta Miriam in un bianco candore di immagini e di parole; mentre Renzo Martinelli del milanese «Teatro i» ricava dall’ardito, e ricco di sensibilità, poemetto Maria di Aldo Nove un superbo oratorio di suoni e voci. Più audaci sono altre proposte. Quella, ad esempio, che arriva dallo spietato, complesso, vagamente testoriano, e forse un po’ troppo grondante di letteratura, L’amore impaziente di Valeria Moretti. È il tormento e l’estasi di una donna che, votata alla monacazione, si dibatte fra carne e spirito. Un banco di prova per la brava, e drammatica, Daniela Poggi. Ci può essere però la scintilla dello spirituale anche in testo di Copi, il famoso e trasgressivo 'cartoonist' franco-argentino. E questa, ne La giornata di una sognatrice dove tutto è all’insegna del surrealismo più spinto, la cercano e la trovano – ed è 'la gioia di vivere' – gli spiritosi attori della compagnia Alkaest.
Ma il vero colpo di frusta arriva da Guai a voi ricchi scritto e interpretato da Giovanni Scifoni. Un monologo che trafigge la coscienza. Un racconto di crisi umane, paradossali, che costringono a laceranti, 'scandalose' domande: cos’è la giustizia? E se Dio esiste perché è silenzioso? Con foga giovanile, con scatti ribelli ma anche momenti di autentica commozione il Narratore volge indietro lo sguardo agli anni 60. Quando in certe sale parrocchiali qualcuno poteva leggere anche Marx e conciliarlo con Cristo, si parlava di 'peccato sociale' e di preti operai. E di là dall’oceano c’erano preti guerriglieri e un vescovo monsignor Romero veniva sacrificato sull’altare per sete di giustizia. Molto simpatico e sorridente, grande capacità comunicativa ed energia mai al risparmio, Giovanni Scifoni (era nel cast di La meglio gioventù) aggancia dal primo istante il pubblico e Guai a voi ricchi è forse alla punta di diamante di questa seconda, riuscita, edizione dei Teatri del sacro organizzato da Federgat e Fondazione Comunicazione e Cultura – Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei.