UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Sangue degli Angeli

Il volume di Marcello Mancini e Giovanni Pallanti, edito da Toscana Oggi, inquadra “la faccia scomoda della Resistenza ed il contributo dei cattolici”.
1 Luglio 2025

"Fare memoria" - ce lo ha insegnato Papa Francesco - significa riflettere criticamente sul passato, non solo ricordarlo, ma anche selezionare, discernere e comprendere cosa ricordare e come farlo, per costruire un futuro di fraternità senza cadere nella mistificazione della storia.
Un libro come “Il Sangue degli Angeli” di Marcello Mancini e Giovanni Pallanti, appena edito dal settimanale Toscana Oggi con l’introduzione del direttore Domenico Mugnaini, per come inquadra “la faccia scomoda della Resistenza ed il contributo dei cattolici” può rappresentare una svolta per riannodare i fili della memoria su una guerra civile che ha visto gli italiani combattere gli uni contro gli altri e riportare alla luce, in questo ottantesimo anniversario, il vero ruolo della Chiesa-Popolo di Dio nella lotta di Liberazione contro il nazifascismo; ruolo spesso dimenticato dalla storiografia ufficiale. Che a volte ci ha consegnato una narrazione sostanzialmente di parte, dimenticando che quella è stata invece un’esperienza plurale e così deve essere riletta ed approfondita, riscattando molte vittime considerate “minori”; e tenendo presente che proprio la Resistenza aiutò la costruzione di una nuova Italia anche perché ebbe un carattere costituente. Negarlo equivale a mettere in discussione il legame che lega l’antifascismo, la Repubblica e la nostra Costituzione. Non a caso il libro, accanto a sacerdoti, religiosi e laici, parla pure di tanti partigiani cattolici e deputati della Democrazia Cristiana, che dopo la guerra furono protagonisti nella costruzione della Repubblica e nella stagione delle riforme guidate da Alcide De Gasperi.
Presentando il volume nella Sala di Luca Giordano a Palazzo Medici Riccardi, l’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, Rosy Bindi e il direttore dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza Matteo Mazzoni, oltre ad offrire preziosi e diversi spunti di riflessione, hanno espresso apprezzamento per il lavoro non facile fatto da Mancini e Pallanti. Che hanno trovato alcuni testimoni ancora vivi (commovente ed emblematica la testimonianza di Ida Balò, maestra oggi novantenne, sulla strage di Civitella Valdichiana), raccolto storie tramandate fino a noi e soprattutto hanno cercato di dare un nome ai tanti preti (nel libro se ne contano 71) che si sono immolati come angeli custodi fino a farsi uccidere con il loro popolo, al fianco di donne e bambini. È quel modo di sentirsi preti, di camminare insieme alle loro comunità, che ci insegna anche Papa Leone XIV in questo tempo di “guerra mondiale combattuta a pezzi”. Sentirsi preti non solo a parole, ma attraverso gli esempi di chi versò il proprio sangue. Al pari di altri cristiani che dopo aver interrogato le proprie coscienze, mettendo a dura prova la loro fede, non ebbero dubbi e imbracciarono i fucili. Per combattere, non con l’intenzione premeditata di uccidere. Non solo perché “non uccidere” è un comandamento, ma perché farlo avrebbe provocato rappresaglie da parte dei tedeschi, mai giustificabili ovviamente, ma purtroppo avvenute. Stragi orribili. Rastrellamenti, fucilazioni, impiccagioni, in tantissime piccole realtà della Toscana, una delle regioni in cui si sono contati più martiri civili.  Eroi da non dimenticare, come don Ferrante Bagiardi, che prima di essere fucilato a Castelnuovo dei Sabbioni con i suoi parrocchiani, li rassicurò dicendo: «Vi accompagno io davanti al Signore». O don Alcide Lazzeri, parroco di Civitella Valdichiana, che di fronte al plotone d’esecuzione implorò: «Fucilate me e lasciate vivere gli altri». Ma i nazisti non ebbero pietà, e solo nel territorio aretino tra Civitella, Cornia e San Pancrazio furono massacrate oltre 240 persone. Fra i volti evocati da Mancini e Pallanti anche don Aldo Mei, giovane parroco di Fiano (Lucca), fucilato dalle SS il 4 agosto 1944 per aver nascosto un ragazzo ebreo. Dal carcere scrisse ai genitori: «Babbo e mamma, state tranquilli, muoio solo per aver fatto il prete».
Con la bella copertina disegnata dal maestro Massimo Giannoni “Il Sangue degli Angeli” completando la storia rende dunque giustizia a tanti martiri e allo stesso tempo ricorda quanto hanno fatto a Firenze e in Toscana il card. Elia Dalla Costa, preti, religiosi, laici come Gino Bartali per proteggere gli ebrei e gli antifascisti.

Antonio Lovascio