Nulla può eliminare “il segno della testimonianza”. Nemmeno i social media. Tutt’altro! Questi, se “abitati” con verità, possono favorire nuove forme di prossimità, tessendo quella storia comune che ci unisce e ci rende comunità. Nel recente documento del Dicastero per la Comunicazione, “Verso una piena presenza. Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media”, viene ricordato che “non si tratta di fare pubblicità, ma di comunicare la vita, quella che ci è stata donata in Cristo. Per questo ogni cristiano deve stare attento a non fare proselitismo, ma a dare testimonianza”. Sta qui la chiave del successo di una comunicazione che conduce all’incontro. In questo senso, l’importanza della memoria diventa decisiva: la dinamicità del processo comunicativo ha sempre una radice che oltre a dare sostegno assorbe rimettendo in circolo l’acqua della testimonianza.
Vincenzo