UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Vescovo Giuliodori: “Il 24 gennaio prende sempre maggior rilievo”

Un’occasione che si va consolidando in tutta Italia. Avvenire ha parlato della festa di san Fran­cesco di Sales, patrono dei giornali­sti, il 24 gennaio, con mons. Claudio Giuliodori, Vesco­vo di Macerata e presidente della Commis­sione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali.
19 Gennaio 2011
Un’occasione che si va consolidando in tutta Italia. La festa di san Fran­cesco di Sales, patrono dei giornali­sti, che cade lunedì 24 gennaio, serve a coa­gulare esperienze, a rilanciare progetti e dia­loghi. Serve a riflettere. Lo abbiamo fatto con monsignor Claudio Giuliodori, vesco­vo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia e presidente della Commis­sione episcopale per la Cultura e le comu­nicazioni sociali.
 
Come può una comunità cristiana sfrut­tare al meglio questo appuntamento?
La ricorrenza offre alla comunità ecclesia­le la possibilità di incontrare gli operatori dei media e di riflettere con loro sulle que­stioni più attuali del nostro tempo. È so­prattutto l’occasione per riscoprire la voca­zione dei comunicatori, chiamati a cam­minare verso la santità attraverso la cresci­ta personale e anche attraverso la profes­sione che dev’essere esercitata con co­scienza e responsabilità etica. Sono molte le iniziative promosse nelle diocesi per va­lorizzare questa festa del patrono degli o­peratori dei media. Negli ultimi anni que­sta festa ha preso sempre più rilevanza.
 
Come ha visto crescere l’attenzione e le competenze della Chiesa italiana nell’am­bito mediale in questi ultimi anni?
Negli ultimi quindici anni, con la svolta del Progetto culturale, l’attenzione al mondo dei media è cresciuta in modo esponenzia­le. In primo luogo per quanto riguarda la ri­flessione e l’approfondimento delle pro­blematiche, con convegni come Parabole mediatiche (2002) e Testimoni digitali (2010), o con il Direttorio sulle comunica­zioni sociali (2004). Hanno inciso profon­damente su questa presa di coscienza gli O­rientamenti pastorali del decennio passa­to, dedicati alle tematiche del Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. In se­condo luogo con l’impegno concreto a pro­muovere i media dei cattolici sia a livello nazionale sia locale, con un’attenzione al­l’avvento delle nuove tecnologie, del digitale e, soprattutto, all’espansione della rete.
 
Educare ai mass media: uno sforzo in linea con gli Orientamenti del nuovo decennio e che chiama in causa i formatori posti di­nanzi a una grande responsabilità…
Gli Orientamenti pastorali della Chiesa ita­liana, incentrati sulla sfida educativa, si pon­gono in continuità con il cammino intra­preso e nello stesso tempo ci spingono a o­perare un salto di qualità. Occorre non so­lo conoscere e abitare il nuovo ambiente dei media ma mettersi nell’ottica di cresce­re in questo nuovo contesto aiutando tutti, in particolare le nuove generazioni, a esse­re protagoniste consapevoli e competenti dei processi mediatici che tanto incidono sull’educazione. La 'vita buona' passa an­che attraverso un buon uso dei media. Ser­ve una grande alleanza educativa che veda interagire in modo sinergico la famiglia, la comunità ecclesiale, la scuola e le forze so­ciali vive e attente ai processi di formazio­ne e di crescita delle persone.
 
È dunque inderogabile la presenza di ani­matori della cultura e della comunicazio­ne nelle parrocchie?
La scelta fatta dalla Chiesa italiana di pro­muovere una figura con adeguate compe­tenze che sapesse sostenere e guidare l’at­tenzione di tutta la comunità alla nuova cul­tura mediale si è rivelata vincente dal pun­to di vista della risposta alle reali esigenze delle comunità. Ma siamo ancora lontani da una diffusione della figura dell’animatore tale da poter rispondere concretamente al­le molteplici necessità. Ci auguriamo che la sollecitazione che viene dagli Orienta­menti a proseguire su questa strada si tra­duca in un incentivo alla formazione e alla sempre maggiore diffusione di questa figu­ra.
 
Il tema del messaggio per la Giornata mon­diale del 2011 è «Verità, annuncio e auten­ticità di vita nell’era digitale»: il Papa sem­bra suggerire che gli strumenti non posso­no mutare i valori e la persona umana...
Il rapido sviluppo dei media ingenera una tendenza a relativizzare ogni cosa. Il con­sumo, quasi spasmodico, delle nuove tec­nologie porta con sé il rischio di perdere di vista la centralità della persona e il prima­to delle relazioni interpersonali. L’era digi­tale apre scenari nuovi e inediti con grandi potenzialità per lo sviluppo umano, ma può anche accentuare gli elementi critici già pre­senti nella modernità, quali la sostituzione della verità con l’opinione e l’apertura al trascendente con il razionalismo o un vago spiritualismo. Per questo anche nell’ambi­to della nuova cultura dei media occorre sviluppare una coraggiosa opera di evan­gelizzazione, con linguaggi e metodi ap­propriati, in grado di interagire in modo di­namico e positivo con i nuovi contesti esi­stenziali.