UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In chat, per salvare la vita nascente

Volontari online in dialogo con le mamme: «Tra chat e forum salviamo la vita nascente». Avvenire propone l’esperienza innovativa di chi entra nei social network dove le giovani confidano le angosce per una maternità inattesa. Solo nel 2011 i 329 Centri aiuto alla vita italiani hanno sottratto all'aborto 17.000 bambini...

 
15 Giugno 2012
La vita oggi si salva anche sul Web. L’e­sperimento è partito quasi per caso due anni fa da alcuni volontari del Centro aiuto alla vita di Giaveno (Torino) «L’Annun­ciazione»: partecipare a forum di discussio­ne online sull’aborto, e dire la propria. In bre­ve gli incontri su forum, chat e social network si sono allargati a macchia d’olio, e i giovani volontari del Cav hanno contattato un gran numero di donne che vo­levano abortire. Da lì so­no nati colloqui intimi in­trisi di lacrime e speranze, di ascolto e aiuto. A coor­dinare questo fenomeno spontaneo di servizio al­la vita via Internet è Tere­sa Bava, madre di quattro figlie e responsabile del Cav di Giaveno. «Due an­ni fa – spiega – Annalisa Maria, una giovane vo­lontaria, ha partecipato a un workshop proposto da Federvita Piemonte du­rante il quale le sono sta­ti forniti spunti e stru­menti per poter operare al servizio della vita at­traverso il Web. Così An­nalisa, che per motivi di salute è costretta a rima­nere a casa spesso anche per mesi, ha iniziato da sola a portare avanti quest’opera».

 
Il risultato? In due anni di volontariato online «ha salvato 32 bambini: le stesse mamme le hanno fatto sapere che il loro certificato per abortire era finito nel cestino». Nei due anni successivi si è aggiunta una decina di perso­ne, con «un gran numero di vite salvate». A fi­ne aprile un seminario formativo specifico di tre giorni («Sentinelle per la vita») ha fornito a nuovi volontari digitali le conoscenze ne­cessarie. «È un servizio che richiede pazien­za, riservatezza, umiltà, saper ascoltare senza giudicare, e il desiderio di fornire strumenti utili alla mamma che ne fa richiesta in rete». Tutti possono farlo, garantisce Teresa, «non servono particolari competenze informati­che, solo avere sensibilità e idee chiare. Trat­tandosi di uno strumento così efficace sareb­be bello che le associazioni pro-life provassero a percorrere questa strada, che con costi pa­ri a zero regala risultati straordinari».
In rete, aggiunge la presidente del Cav, s’in­contrano donne e storie «di ogni tipo. Ricor­do una mamma incinta del terzo figlio, con u­na diagnosi prenatale complicata. Sia lei che il compagno disoccupati. Lui minacciava di abban­donarla se non avesse a­bortito. Era molto ango­sciata. Le ho infuso co­raggio, consigliato un centro specializzato per i problemi del bimbo e l’ho messa in contatto con e­sperti della sua zona. Il compagno ha cambiato atteggiamento. È nato un bimbo sano. Ci sentiamo ancora per condividere i progressi del piccolo».
In chat molte mamme «dicono 'lo sento già mio, gli voglio già bene, ma non so come fare'. Sono soprattutto frasi di giovani alla prima espe­rienza di maternità che lanciano un grido di aiu­to per poter continuare, con più serenità, a essere ciò che già sono: madri».
Oggi è indispensabile «non limitarsi ad a­spettare che qualcuno bussi alla nostra por­ta, dobbiamo andare dove le donne si apro­no e chiedono aiuto. Su Internet è facile con­fidarsi: la donna si sente libera, può ritorna­re in ogni momento nel suo anonimato, è me­no coinvolta emotivamente. La intercettiamo quando la decisione di abortire è ancora in forse». E con gli incontri giusti – virtuali e rea­li – può scegliere per la vita.