La vita oggi si salva anche sul Web. L’esperimento è partito quasi per caso due anni fa da alcuni volontari del Centro aiuto alla vita di Giaveno (Torino) «L’Annunciazione»: partecipare a forum di discussione online sull’aborto, e dire la propria. In breve gli incontri su forum, chat e social network si sono allargati a macchia d’olio, e i giovani volontari del Cav hanno contattato un gran numero di donne che volevano abortire. Da lì sono nati colloqui intimi intrisi di lacrime e speranze, di ascolto e aiuto. A coordinare questo fenomeno spontaneo di servizio alla vita via Internet è Teresa Bava, madre di quattro figlie e responsabile del Cav di Giaveno. «Due anni fa – spiega – Annalisa Maria, una giovane volontaria, ha partecipato a un workshop proposto da Federvita Piemonte durante il quale le sono stati forniti spunti e strumenti per poter operare al servizio della vita attraverso il Web. Così Annalisa, che per motivi di salute è costretta a rimanere a casa spesso anche per mesi, ha iniziato da sola a portare avanti quest’opera».
Il risultato? In due anni di volontariato online «ha salvato 32 bambini: le stesse mamme le hanno fatto sapere che il loro certificato per abortire era finito nel cestino». Nei due anni successivi si è aggiunta una decina di persone, con «un gran numero di vite salvate». A fine aprile un seminario formativo specifico di tre giorni («Sentinelle per la vita») ha fornito a nuovi volontari digitali le conoscenze necessarie. «È un servizio che richiede pazienza, riservatezza, umiltà, saper ascoltare senza giudicare, e il desiderio di fornire strumenti utili alla mamma che ne fa richiesta in rete». Tutti possono farlo, garantisce Teresa, «non servono particolari competenze informatiche, solo avere sensibilità e idee chiare. Trattandosi di uno strumento così efficace sarebbe bello che le associazioni pro-life provassero a percorrere questa strada, che con costi pari a zero regala risultati straordinari».
In rete, aggiunge la presidente del Cav, s’incontrano donne e storie «di ogni tipo. Ricordo una mamma incinta del terzo figlio, con una diagnosi prenatale complicata. Sia lei che il compagno disoccupati. Lui minacciava di abbandonarla se non avesse abortito. Era molto angosciata. Le ho infuso coraggio, consigliato un centro specializzato per i problemi del bimbo e l’ho messa in contatto con esperti della sua zona. Il compagno ha cambiato atteggiamento. È nato un bimbo sano. Ci sentiamo ancora per condividere i progressi del piccolo».
In chat molte mamme «dicono 'lo sento già mio, gli voglio già bene, ma non so come fare'. Sono soprattutto frasi di giovani alla prima esperienza di maternità che lanciano un grido di aiuto per poter continuare, con più serenità, a essere ciò che già sono: madri».
Oggi è indispensabile «non limitarsi ad aspettare che qualcuno bussi alla nostra porta, dobbiamo andare dove le donne si aprono e chiedono aiuto. Su Internet è facile confidarsi: la donna si sente libera, può ritornare in ogni momento nel suo anonimato, è meno coinvolta emotivamente. La intercettiamo quando la decisione di abortire è ancora in forse». E con gli incontri giusti – virtuali e reali – può scegliere per la vita.