UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In pagina nessun confine

Concluso il convegno Fisc, svoltosi a Gorizia dal 3 al 5 aprile sul tema “Europa e confini”. Il presidente Zanotti: fuori dal coro per raccontare il territorio. Ungaro, “Voce Isontina”: vogliamo essere elemento di unione. Il racconto di Avvenire.

 
7 Aprile 2014

«Quando all’inizio ho an­nunciato che il convegno nazionale della Fisc a Go­rizia avrebbe parlato di Europa, qual­cuno mi ha detto: ma come, ancora? Oggi, a lavori finiti, ci resta una con­sapevolezza: siamo anzi lontani dal­l’avere una coscienza europea. Noi settimanali cattolici dobbiamo dare un segnale forte dell’importanza che ha l’Europa come elemento di unio­ne e non più di divisione». Così Mau­ro Ungaro, direttore della Voce Isonti­na, la testata diocesana di Gorizia che ha compiuto i 50 anni, tira un bilan­cio del convegno con i 189 periodici riuniti da tutta la penisola. 'Europa e confini' il titolo, come sede la città più 'periferica' d’Italia, tagliata in due da una frontiera che non si vede più ma tuttora lascia profonde cicatrici.

Che non sia contradditorio parlare di Europa tra giornali specificatamente territoriali lo spiega bene Gianni Bor­sa, corrispondente da Bruxelles per l’agenzia Sir: «Quando tra 50 giorni gli elettori esprimeranno il nuovo Parla­mento europeo, su quali informazio­ni sceglieranno i loro rappresentanti, visto che la campagna elettorale si svolge su beghe e contrapposizioni nazionali e non su una seria discus­sione politica? C’è un deficit informa­tivo che i giornali diocesani possono colmare», capaci per lunghissima tra­dizione di «tenere le radici ben salde nelle loro città, ma di alzare poi gli oc­chi su orizzonti estesi». «Entriamo ogni settimana in un mi­lione di case», ricorda Francesco Za­notti, presidente della Fisc (la federa­zione che li riunisce). «Raccontiamo il territorio, l’Italia e il mondo alla luce del Vangelo, contribuendo alla circo­lazione delle idee con rigore giornali­stico e valori morali. A Gorizia, terra del tutto particolare per storia e posizio­ne geografica, abbiamo avuto modo di guardare al futuro dell’Europa toc­cando con mano la questione dei con­fini ». È qui che la Voce Isontina proce­de come avamposto dell’accoglienza cristiana e raccoglie la stessa sfida di tutti i giornali diocesani, «quella di sta­re fuori dal coro e proporre un’infor­mazione non omologata», conclude Zanotti.

«Già nel titolo, Voce Isontina, è scritto il nostro obiettivo – spiega il direttore Mauro Ungaro –: nella sua corsa ver­so il mare l’Isonzo nasce in Slovenia, poi scava le vallate, mettendo in con­tatto mondo slavo e latino. Nelle sue acque si specchia il dolore di chi vide scomparire i suoi cari nelle foibe, e poi la voce delle migliaia di giovani giun­ti in questo lembo di Europa per mo­rire nella grande guerra. Ancora più a valle ascolta il gemito delle vittime del­l’amianto, e poi il silenzio dei capan­noni a causa della crisi... Eppure nel­l’Isonzo continua a specchiarsi anche una terra che si ostina a fare del 'cum finis', del confine, un valore aggiun­to. Non è facile: qui a Gorizia un reti­colato dieci anni fa divideva ancora chi era al di là e chi al di qua».

Così, rivolto alla minoranza slovena, e­sce anche il settimanale diocesano nella loro lingua, il Novi Glas (Nuova Voce), nato nel 1996: «È difficile spie­gare cosa vuol dire vivere da mino­ranza, parlando e pensando in tre lin­gue, italiano, friulano e sloveno – spie­ga il direttore, Jurij Palik –. Noi cristia­ni, poi, tra gli sloveni siamo una mi­noranza nella minoranza. Con Voce I­sontina abbiamo condiviso tante bat­taglie, per diffondere i valori di pace e riconciliazione. Sono lontani ormai i giorni in cui ci era vietato parlare la nostra lingua, anche grazie alla Chie­sa, che nei tempi più duri aveva per noi parole di conforto».