«Quando all’inizio ho annunciato che il convegno nazionale della Fisc a Gorizia avrebbe parlato di Europa, qualcuno mi ha detto: ma come, ancora? Oggi, a lavori finiti, ci resta una consapevolezza: siamo anzi lontani dall’avere una coscienza europea. Noi settimanali cattolici dobbiamo dare un segnale forte dell’importanza che ha l’Europa come elemento di unione e non più di divisione». Così Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina, la testata diocesana di Gorizia che ha compiuto i 50 anni, tira un bilancio del convegno con i 189 periodici riuniti da tutta la penisola. 'Europa e confini' il titolo, come sede la città più 'periferica' d’Italia, tagliata in due da una frontiera che non si vede più ma tuttora lascia profonde cicatrici.
Che non sia contradditorio parlare di Europa tra giornali specificatamente territoriali lo spiega bene Gianni Borsa, corrispondente da Bruxelles per l’agenzia Sir: «Quando tra 50 giorni gli elettori esprimeranno il nuovo Parlamento europeo, su quali informazioni sceglieranno i loro rappresentanti, visto che la campagna elettorale si svolge su beghe e contrapposizioni nazionali e non su una seria discussione politica? C’è un deficit informativo che i giornali diocesani possono colmare», capaci per lunghissima tradizione di «tenere le radici ben salde nelle loro città, ma di alzare poi gli occhi su orizzonti estesi». «Entriamo ogni settimana in un milione di case», ricorda Francesco Zanotti, presidente della Fisc (la federazione che li riunisce). «Raccontiamo il territorio, l’Italia e il mondo alla luce del Vangelo, contribuendo alla circolazione delle idee con rigore giornalistico e valori morali. A Gorizia, terra del tutto particolare per storia e posizione geografica, abbiamo avuto modo di guardare al futuro dell’Europa toccando con mano la questione dei confini ». È qui che la Voce Isontina procede come avamposto dell’accoglienza cristiana e raccoglie la stessa sfida di tutti i giornali diocesani, «quella di stare fuori dal coro e proporre un’informazione non omologata», conclude Zanotti.
«Già nel titolo, Voce Isontina, è scritto il nostro obiettivo – spiega il direttore Mauro Ungaro –: nella sua corsa verso il mare l’Isonzo nasce in Slovenia, poi scava le vallate, mettendo in contatto mondo slavo e latino. Nelle sue acque si specchia il dolore di chi vide scomparire i suoi cari nelle foibe, e poi la voce delle migliaia di giovani giunti in questo lembo di Europa per morire nella grande guerra. Ancora più a valle ascolta il gemito delle vittime dell’amianto, e poi il silenzio dei capannoni a causa della crisi... Eppure nell’Isonzo continua a specchiarsi anche una terra che si ostina a fare del 'cum finis', del confine, un valore aggiunto. Non è facile: qui a Gorizia un reticolato dieci anni fa divideva ancora chi era al di là e chi al di qua».
Così, rivolto alla minoranza slovena, esce anche il settimanale diocesano nella loro lingua, il Novi Glas (Nuova Voce), nato nel 1996: «È difficile spiegare cosa vuol dire vivere da minoranza, parlando e pensando in tre lingue, italiano, friulano e sloveno – spiega il direttore, Jurij Palik –. Noi cristiani, poi, tra gli sloveni siamo una minoranza nella minoranza. Con Voce Isontina abbiamo condiviso tante battaglie, per diffondere i valori di pace e riconciliazione. Sono lontani ormai i giorni in cui ci era vietato parlare la nostra lingua, anche grazie alla Chiesa, che nei tempi più duri aveva per noi parole di conforto».