La storia dell’uomo Yehoshua ben Yosef, ebreo, che ha vissuto ed è morto nella Palestina del primo secolo. È questo che vuole raccontare Gesù di Nazareth, il documentario di Maite Carpio che La Grande Storia (la struttura diretta da Luigi Bizzarri) propone giovedì 20 dicembre, alle 21.05, su Raitre.
«Gesù fa parte della storia, è il punto di partenza. Non è una figura leggendaria ma concreta che cammina su questa terra» osserva padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana che trova «affascinante l’idea di fare un documentario sul Gesù storico. Viene al momento giusto, un po’ perché è Natale e un po’ perché abbiamo da poco pubblicato il libro del Papa L’infanzia di Gesù e questo documentario si può ben integrare con il libro».
Dunque: dov’è nato Gesù? Aveva fratelli o sorelle? Perché l’ebraismo lo ha condannato a morte? Sono queste, e altre, le domande attorno alle quali ruota il documentario, articolato in tre capitoli: l’attendibilità delle fonti storiografiche, il carattere ebraico di Gesù e il suo lato più umano. Perché, riprende padre Lombardi, «gli elementi che ci aiutano a conoscere l’umanità di Gesù sono fondamentali, imprescindibili per entrare nella dimensione del mistero». Le fonti sono state ricercate all’interno degli archivi che custodiscono le più antiche copie al mondo dei Vangeli: la biblioteca del Monastero di Monserrat, la Biblioteca vaticana e il Museo del libro di Israele. Indispensabile anche il viaggio in Terra Santa, alla scoperta dell’archeologia, dei paesaggi e dei luoghi dove Gesù visse e predicò duemila anni fa. Numerose le testimonianze: da padre Francesco Rossi De Gasperis, gesuita, professore emerito di Teologia Biblica all’Università Gregoriana di Roma («Gesù era un uomo vero, non è nato nella gloria della Resurrezione ma ha percorso tutto il cammino di un uomo»), al cardinale Gianfranco Ravasi, esperto biblista e presidente del Pontificio Consiglio della cultura («Bisogna tenere conto dell’umanità di Gesù che dà alla morte il suo senso»), da Dan Bahat, archeologo israeliano, massimo esperto del Santo Sepolcro, a Erri De Luca, scrittore ed esperto di Bibbia che definisce «scandalosa la volontà di Gesù di non volere nessun potere».
L’autrice ammette che «è stato un lavoro impegnativo perché l’argomento è sterminato. Bisognava scegliere cosa raccontare di Gesù di Nazareth e, una volta scelto, come raccontarlo senza ricorrere a spezzoni di film o ricostruzioni con la fiction. Abbiamo scelto una narrazione innovativa che ci calerà nella Palestina del I secolo d.C., ricostruita in teatro e interpretata da un gruppo di marionette di legno perché, se Gesù era figlio di un falegname, ha dovuto per anni lavorare con il legno. E la sua figura alla fine si fonde come la Croce, anch’essa di legno».
Per monsignor Domenico Pompili, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali e sottosegretario Cei, Gesù di Nazareth è «una rilettura della figura di Gesù attuale anche per il suo linguaggio che evita la devozione e l’accademia».
«Contento e orgoglioso» del documentario il dg della Rai Luigi Gubitosi per il quale «la natura commerciale della Rai è secondaria. Non dobbiamo diventare prigionieri degli ascolti ma continuare a raccontare tutte le storie che vanno raccontate. Come questa».