UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In tv, alla ricerca dell'uomo Gesù

Gesù di Nazareth è il do­cumentario di Maite Carpio che La Grande Storia propone sul piccolo schermo giovedì 20 dicembre alle 21.05, su Raitre. Per mons. Domenico Pompili si tratta di «una rilettura della figura di Ge­sù attuale anche per il suo linguaggio che evita la devo­zione e l’accademia».
19 Dicembre 2012
La storia dell’uomo Yehoshua ben Yosef, ebreo, che ha vissuto ed è morto nella Palestina del primo secolo. È questo che vuole raccontare Gesù di Nazareth, il do­cumentario di Maite Carpio che La Grande Storia (la strut­tura diretta da Luigi Bizzarri) propone giovedì 20 dicembre, alle 21.05, su Raitre.
«Gesù fa parte della storia, è il punto di partenza. Non è una figura leggendaria ma concreta che cammina su que­sta terra» osserva padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana che trova «affascinante l’idea di fare un documentario sul Gesù storico. Viene al momento giu­sto, un po’ perché è Natale e un po’ perché abbiamo da po­co pubblicato il libro del Papa L’infanzia di Gesù e questo do­cumentario si può ben integrare con il libro».
Dunque: dov’è nato Gesù? Aveva fratelli o sorelle? Perché l’ebraismo lo ha condannato a morte? Sono queste, e altre, le domande attorno alle quali ruota il documentario, arti­colato in tre capitoli: l’attendibilità delle fonti storiografi­che, il carattere ebraico di Gesù e il suo lato più umano. Per­ché, riprende padre Lombardi, «gli elementi che ci aiutano a conoscere l’umanità di Gesù sono fondamentali, impre­scindibili per entrare nella dimensione del mistero». Le fon­ti sono state ricercate all’interno degli archivi che custodi­scono le più antiche copie al mondo dei Vangeli: la biblio­teca del Monastero di Monserrat, la Biblioteca vaticana e il Museo del libro di Israele. Indispensabile anche il viaggio in Terra Santa, alla scoperta dell’archeologia, dei paesaggi e dei luoghi dove Gesù visse e predicò duemila anni fa. Nu­merose le testimonianze: da padre Francesco Rossi De Ga­speris, gesuita, professore emerito di Teologia Biblica al­l’Università Gregoriana di Roma («Gesù era un uomo ve­ro, non è nato nella gloria della Resurrezione ma ha per­corso tutto il cammino di un uomo»), al cardinale Gian­franco Ravasi, esperto biblista e presidente del Ponti­ficio Consiglio della cultura («Bisogna tenere conto del­l’umanità di Gesù che dà alla morte il suo senso»), da Dan Bahat, archeologo israeliano, massimo esperto del Santo Sepolcro, a Erri De Luca, scrittore ed esperto di Bibbia che definisce «scandalosa la volontà di Gesù di non volere nessun potere».
L’autrice ammette che «è stato un lavoro impegnativo perché l’argomento è sterminato. Bisognava scegliere cosa raccontare di Gesù di Nazareth e, una volta scelto, come rac­contarlo senza ricorrere a spezzoni di film o ricostruzioni con la fiction. Abbiamo scelto una narrazione innovativa che ci calerà nella Palestina del I secolo d.C., ricostruita in teatro e interpretata da un gruppo di marionette di legno perché, se Gesù era figlio di un falegname, ha dovuto per anni lavora­re con il legno. E la sua figura alla fine si fonde come la Cro­ce, anch’essa di legno».
Per monsignor Domenico Pompili, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali e sottosegreta­rio Cei, Gesù di Nazareth è «una rilettura della figura di Ge­sù attuale anche per il suo linguaggio che evita la devo­zione e l’accademia».
«Contento e orgoglioso» del docu­mentario il dg della Rai Luigi Gubitosi per il quale «la na­tura commerciale della Rai è secondaria. Non dobbiamo diventare prigionieri degli ascolti ma continuare a rac­contare tutte le storie che vanno raccontate. Come questa».