UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Informazione, il coraggio della verità

Si è concluso domenica 29 gennaio a Caserta il 18° Congresso nazio­nale dell’Unione cattolica della stampa italiana (Uc­si). Al cuore dei lavori la tavola rotonda tenuta il 28 gennaio nella Reggia di Caserta, di cui vi offriamo il racconto di Avvenire. Su quale informazione possiamo contare? 
30 Gennaio 2012
Fare informazione senza na­scondere nulla, raccontan­do i fatti nella loro sempli­cità. È questo il tipo di giornalismo che immagina per l’Italia l’Unione cattolica della stampa italiana (Uc­si). Il messaggio è stato lanciato il 28 gennaio nella Cappella palatina della Reggia di Caserta, durante il confronto pubblico promosso al­l’interno del 18° Congresso nazio­nale dell’Ucsi concluso domenica 29 nella città campana, che per quattro giorni è diventata la «ca­pitale italiana» dell’informazione.
Il confronto di sabato 28 è stato aperto dai sa­luti del presidente della Provincia Domenico Zinzi, che ha sottoli­neato che «Caserta non è solo ter­ra di Gomorra» e del vescovo di Ca­serta, Pietro Farina, che ha evi­denziato come la «credibilità del­l’informazione » passi attraverso «la credibilità del giornalista», chiamato ad aver sempre presen­te «la vita delle persone cui si rife­risce ». E alla credibilità si è rifatto anche il vescovo Mariano Crociata, se­gretario generale della Cei. «L’au­torevolezza del giornalista è una dimensione essenziale della pro­fessione giornalistica – ha rimar­cato – necessaria per essere un ser­vizio pubblico, orientato al bene comune dell’intero Paese». Il se­gretario generale della Cei ha mes­so in luce tre «pericoli» che ri­schiano di rendere l’informazione «strumento d’interessi disuma­nizzanti ». Dapprima la «mancan­za d’indipendenza economica e l’asservimento a interessi econo­mici, culturali, politici»; in secon­do luogo la «sudditanza ai model­li culturali prevalenti», dove però gli stessi media «contribuiscono in maniera decisiva a costruire la cul­tura dominante»; terzo, «la scom­parsa, dal nostro orizzonte cultu­rale, della questione della verità e del senso». Per camminare verso «un giornalismo al servizio del be­ne comune del Paese», Crociata ha indicato tre strade. Primo, «rige­nerare il linguaggio», «evitare il luogo comune e trovare nuovi mo­di di parlare di una realtà in con­tinuo cambiamento». Poi, «dire con coraggio la verità, a ogni co­sto ». Infine, essere «testimoni», «cercatori della verità, consapevo­li dei propri limiti ma anche desi­derosi di superarli nella comuni­cazione con gli altri». Alle solleci­tazioni del presidente nazionale dell’Ucsi Andrea Melodia sul fare informazione in Italia hanno ri­sposto in vario modo i tanti gior­nalisti intervenuti all’incontro. Dal direttore di Avvenire, Marco Tar­quinio, è arrivata la richiesta del rispetto di un’etica poiché «impa­stiamo i nostri racconti con la vita della gente». «L’informazione che noi facciamo – si è chiesto – è un servizio pubblico o privato? Que­sto è il grande quesito». Riguardo al caso del capitano della Concor­dia, Tarquinio ha criticato la cam­pagna di denigrazione fatta da di­versi media perché in gioco c’è la dignità di un uomo che, «se col­pevole, verrà processato e con­dannato da un tribunale». Contro le «semplificazioni» si è scagliata pure Lucia Annunziata, giornali­sta ed ex presidente Rai, per la qua­le il giornalismo «è capacità di ca­pire la complessità ed esprimerla con parole semplici, il che non è semplificare». Certo, le ha fatto e­co il direttore del Giornale Radio Rai, Antonio Preziosi, «bisogna ca­pire, nel bombardamento infor­mativo cui siamo sottoposti, qua­le sia l’informazione buona». Sul­le esigenze di riforma dell’ordina­mento professionale è intervenu­to Franco Siddi, segretario della Fe­derazione nazionale della stampa, chiedendo «un organismo in gra­do di agire con efficacia immedia­ta rispetto ai colleghi che sbaglia­no ». Per chi fa informazione da al­cuni anni il rischio è di essere «il passato», ha messo in guardia En­rico Mentana, direttore del Tg La7. E il presidente della Fisc, la Fede­razione dei settimanali cattolici, Francesco Zanotti, ha evidenziato che «per recuperare autorevolez­za bisogna fare leva sulla credibi­lità e sulla competenza», ricor­dando che si è «giornalisti per i let­tori, e non per compiacere qualche potente».