UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Insieme”: un inserto speciale per il Beato Livatino

La diocesi di Ragusa celebra la beatificazione del giudice Rosario Livatino con un ampio inserto del mensile Insieme di maggio.
10 Maggio 2021

La diocesi di Ragusa celebra la beatificazione del giudice Rosario Livatino con un ampio inserto del mensile Insieme di maggio. Ospita servizi e analisi di Mario Cascone, Marilisa Della Monica, Corrado Greco, Saro Distefano, Simone Lo Presti. All’interno anche un’intervista di Alessandro Bongiorno a monsignor Carmelo Ferraro, arcivescovo emerito di Agrigento, originario di Santa Croce Camerina, che fu probabilmente il primo a rendersi conto della santità del giudice Livatino. Monsignor Ferraro ricostruisce quella sanguinosa guerra di mafia e ricorda le parole, oggi profetiche, pronunciate nel giorno dei solenni funerali. Fu lo stesso monsignor Ferraro a dare incarico di raccogliere le testimonianze scritte per dare vita alla causa di beatificazione. Nei suoi ricordi anche la richiesta del giudice per un Crocifisso per il suo ufficio in tribunale e, soprattutto, l’incontro tra i genitori del giudice Livatino e i familiari del giudice Saetta poco prima che Giovanni Paolo II pronunciasse il celebre discorso nella Valle dei Templi. Non mancano riferimenti all’attualità con gli scandali che rischiano di travolgere la giustizia («Un sistema così congegnato è un guaio. E allora occorre rifarsi a chi, proprio come il giudice Livatino, ha esercitato questa professione con stile e con una preparazione profonda, dimostrando che anche le più spinose vicende giudiziarie possono trovare una lettura particolare alla luce anche del Concilio Vaticano II») e con la cerimonia in programma domenica ad Agrigento: «Il mondo presente e quello che verrà conoscerà il giudice Livatino. Nei secoli sarà conosciuto e brillerà come una stella».
Nel suo editoriale, il direttore don Mario Cascone, accosta Rosario Livatino a don Pino Puglisi e a tutti martiri uccisi dalla mafia che hanno testimoniato, anche a costo della vita, l’impegno civile e la lotta per la giustizia e la legalità. In loro si specchia l’essere Chiesa, il vivere il cristianesimo di fronte alla mafia. Un impegno quotidiano, silenzioso, illuminato dalla fede, che porta a seminare amore e legalità in una terreno inaridito da odio, corruzione e malaffare. «Ai cosiddetti “uomini d’onore”, che pensano di elevarsi sugli altri con la logica della forza e della sopraffazione, il cristiano preferisce gli “uomini d’amore”, che – scrive don Mario Cascone – spendono ogni giorno la propria vita per il bene dei fratelli e seminano la pace dove regna la violenza, la giustizia dove predomina l’illegalità, il servizio dove esistono solo la prepotenza e l’egoismo, la gratuità dove l’unico criterio di presunta felicità sono i soldi».