UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Intervista di Radio Vaticana a S.E. Mons. Celli

E’ iniziato oggi a Roma un Seminario per i vescovi responsabili delle Comunicazioni Sociali nelle Conferenze episcopali. I presuli rifletteranno per cinque giorni sulle nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale in un’epoca di grandi cambiamenti nelle tecnologie e nella cultura delle comunicazioni. Sugli obiettivi di questo Seminario ascoltiamo mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, dicastero che ha promosso l’evento.
12 Marzo 2009

E’ iniziato oggi a Roma un Seminario per i vescovi responsabili delle Comunicazioni Sociali nelle Conferenze episcopali. I presuli rifletteranno per cinque giorni sulle nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale in un’epoca di grandi cambiamenti nelle tecnologie e nella cultura delle comunicazioni. Sugli obiettivi di questo Seminario ascoltiamo mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, dicastero che ha promosso l’evento.

 L’intervista è di Philippa Hitchen:

R. - I vescovi saranno invitati ad avere una conoscenza approfondita di ciò che sta avvenendo nel campo dei media, a vederne le problematiche che emergono: vedere come emerge una nuova cultura da queste nuove tecnologie. Il Papa parla di nuove tecnologie e nuove relazioni, ma sottolinea anche che bisogna promuovere una cultura di dialogo, di rispetto e di amicizia. Il tema sul quale i vescovi sono invitati a riflettere sarà da un lato una più approfondita conoscenza di ciò che sta avvenendo e dall’altro vedere a che cosa la Chiesa è chiamata per essere presente in questa nuova cultura digitale che sta emergendo, vedere cosa oggi può dare e come può intessere un dialogo con questa nuova realtà.

D. - La Chiesa come guarda a queste nuove tecnologie?

R. - La Chiesa non guarda più alle nuove tecnologie solamente come nuovi strumenti ma come promotori, come ispiratori, come fattori, creatori di una nuova cultura. Il nostro problema è vedere come i vescovi entrano in dialogo. Sarà interessante perché la prima parte del congresso sarà vedere, capire e incominciare a scoprire alcune linee antropologiche, poi i professori della Salesiana aiuteranno i vescovi a fare un passo ulteriore e a capire come poter essere presenti pastoralmente in questa cultura.

D. - Questo seminario ha anche un traguardo preciso, quello di aggiornare l’insegnamento della Chiesa sui nuovi media. Quali sono gli obiettivi in questo senso?

R. - L’ultimo giorno e mezzo sarà dedicato a vedere come riusciamo a delineare alcune linee guida di una nuova pastorale e, quindi, vedere se riusciamo a delineare già le linee portanti di un nuovo documento, perché "Aetatis novae", del 1992, comincia già a diventare vecchio. Direi che dal ’92 a oggi le tecnologie hanno fatto dei balzi in avanti e rispetto al ’92 sta emergendo veramente questa cultura digitale che è fatta di nuove realtà. Pensiamo a questi social networks dove oggi si incontrano centinaia di milioni di persone. Molta gente crea rapporti che vanno al di là della barriera geografica o nazionale e questo ha un significato profondo, è un cammino. Per esempio, ero a Dallas poco tempo fa, e qui c’è un gruppo di persone che cerca di promuovere un social network cattolico per difendere specialmente le giovani generazioni. Il problema è che il non vedere l’altro, oppure che l’altro sia soltanto un nome, questo permette atteggiamenti disinibiti e per di più le "cam" oggi permettono questi rapporti virtuali che creano uno stile di vita che ti fanno perdere certi valori.