UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La Bibbia nel 2025

«Annunciare la Parola nel 2025» è stato il tema del convegno che ha chiuso l’edizione padovana del Festival Biblico e ha visto attorno a un tavolo i massimi esperti di comunicazione web e pastorale. La domanda giusta da porsi – si è detto – non è come utilizzare i mezzi, ma come la Chiesa può essere presente nel quotidiano, cercando di capire la cultura, i costumi delle persone.
26 Maggio 2015

«Annunciare la Parola nel 2025» è stato il tema del convegno che ha chiuso l’edizione padovana del Festival Biblico e ha visto attorno a un tavolo i massimi esperti di comunicazione web e pastorale. «La domanda giusta da porsi – ha precisato Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali – non è come utilizzare i mezzi, ma come la Chiesa può essere presente nel quotidiano, cercando di capire la cultura, i costumi delle persone. Essere presenti per ascoltare, incoraggiare e conversare».
La chiave di volta la offre papa Francesco nel ribadire la necessità di una Chiesa in uscita, rilancia Jesus Colina, direttore di Aleteia: «Oggi stiamo vivendo una conversione della Chiesa, che deve uscire da se stessa per trovare la gente dove è» senza distinguere i piani di realtà, reale e virtuale o digitale. «Questa differenza non c’è più, la vita del mondo digitale è comunque una parte della nostra vita ed è fatta di relazione». La «parola magica di Facebook» ricorda Colina, è «amicizia», mentre la grande paura di oggi è la solitudine, in questo senso «la Chiesa può svolgere una missione di accompagnamento che è di grande speranza».
Le modalità nuove le hanno sottolineate Roderick Vonhögen, fondatore di Star Quest Production Network, e Ruth Morris, manager della comunicazione dei gesuiti nel Regno Unito. Vonhögen ha sottolineato l’opportunità che offre all’evangelizzazione il web. E guardando al futuro rilancia «per fare in modo che la Bibbia sia ancora interessante fra dieci anni, dobbiamo tradurla con la lingua e gli interessi della gente che la leggerà e costruire dei ponti, delle relazioni tra la cultura delle persone e la Bibbia». Punto di inizio è allora la vita che si sta vivendo, un po’ come ci insegna Google quando andiamo a cercare risposte alle nostre domande: «La nostra esperienza è la chiave per leggere la Bibbia» sottolinea l’olandese, che ricorda come Gesù evangelizzava andando tra la gente, guarendo i malati, ascoltando i bisogni. «Il punto di partenza è sempre una relazione, che diventa la base per la trasmissione della fede. Perciò nei prossimi dieci anni la comunicazione dovrà essere 'personale', non si tratta cioè di essere educatori ma di essere testimoni in ogni aspetto della vita». Anche offrendo strumenti per ovviare alla povertà spirituale come propongono Ruth Morris e i gesuiti inglesi con il progetto «prega mentre vai», che offre alle persone uno spazio di preghiera nel tempo e nei luoghi che desiderano