UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La radio “di casa”

Le emittenti radiofoniche di i­spirazione cattolica sono in campo con le loro an­tenne per proporre palinsesti nel segno del­l’inclusione. E il riscontro in termini d’ascolto, come testimonia una ricerca Gfk-Eurisko, c’è tutto. Lo dimostra il caso di Radio Maria, e non solo...
5 Giugno 2012
Puntano sui giovani, sulle élite e sul pub­blico maschile che è in auto per lavoro. Ma lasciano ai margini anziani e madri di famiglia che trascorrono le giornate fra le mu­ra domestiche. Le radio italiane guardano ai segmenti «rampanti» della popolazione che, scorrendo i dati dell’indagine «Radio Monitor» presentata ieri a Milano da Gfk-Eurisko, sono il nocciolo duro dei dieci network nazionali più ascoltati della Penisola e che rappresentano an­che un’ottima piazza commerciale.
Non lo sono, invece, quelle parti di pubblico che hanno come riferimento la casa. Un seg­mento che, però, sta a cuore alle emittenti di i­spirazione cattolica, in campo con le loro an­tenne per proporre palinsesti nel segno del­l’inclusione.
E il riscontro in termini d’ascolto c’è tutto. Co­me dimostra il caso di Radio Maria. Con il suo milione e mezzo di ascoltatori al giorno, l’emittente occupa la quattor­dicesima posizione nella clas­sifica nazionale di Gfk-Euri­sko. E la sua platea è un’ecce­zione rispetto a quella delle al­tre radio «leader»: infatti ha al centro chi è trascurato altro­ve, come il pubblico femmini­le o dei pensionati. Un’analo­ga attenzione arriva dalle e­mittenti locali nate all’ombra del campanile che si sono affermate sul terri­torio come «voci» vicine alla gente.
L’analisi del pubblico dice molto dei network ai vertici di «Radio Monitor». Rtl 102.5 che ha con­quistato la prima posizione con 6,6 milioni di ascoltatori al giorno viene seguita da chi è sem­pre in movimento; al secondo posto si colloca Radio Deejay e la sua platea da 5,3 milioni di contatti è formata dai giovani e da una consi­stente fetta di ascoltatori maschili; più omoge­neo l’audience di Radio 105, al terzo gradino con 5 milioni di ascoltatori. Invece sono i ra­gazzi le colonne portanti di Rds, quarta radio i­taliana grazie ai suoi 4,7 milioni. La quinta po­sizione è occupata da Rai Radio Uno che, con 4,5 milioni, ha una platea dove spiccano élite e uomini che lavorano.
Proprio questa collocazione della rete ammi­raglia del servizio pubblico radiofonico non è piaciuta alla Rai che ha sconfessato l’indagine. «L’azienda non ha preso parte a Radio Monitor», hanno fatto sapere da Viale Mazzini. «Vero, ma fra i committenti c’è la Sipra, la concessionaria di pubblicità Rai», ha risposto l’amministrato­re delegato Remo Lucchi. All’origine della po­lemica il «declassamento» di Radio Uno che tre anni fa era al primo posto dell’indagine di Au­diradio. Una società finita, poi, in liquidazione. Così Gfk-Eurisko ha proposto una ricerca si­mile. Con qualche correzione. «Audiradio ave­va sovrastimato la parte culturalmente più ele­vata della popolazione», ha affermato Lucchi. Da qui le oscillazioni nelle graduatorie messe a punto con 60mila interviste telefoniche e 10mi­la misurazioni col «meter» indossato dagli a­scoltatori. Contrasti a parte, ciò che le emitten­ti hanno apprezzato è la crescita della platea ra­diofonica: ogni settimana otto italiani su dieci accendono la «scatola parlante». Come a dire: la radio gode ottima salute.