UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La riflessione di don Graziani per “La Voce dei Berici”

Anticipiamo la riflessione che il Direttore dell'ufficio comunicazioni di Vicenza ha preparato, in vista della prossima GMCS, per il settimanale diocesano.
27 Maggio 2019

Domenica 2 giugno: in Italia, festa della Repubblica; per il calendario liturgico festa solenne dell’Ascensione al Cielo del Signore Gesù; per la Chiesa universale, Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali. Nel suo messaggio per questa occasione papa Francesco invita ancora una volta i cristiani a umanizzare il mondo dei media, chiamati forse oggi come mai prima ad una conversione realmente social, contribuendo a ricostruire quel tessuto relazionale e comunitario che in molti contesti appare in modo preoccupante logoro e sfilacciato. Nell’essere umano vi è un desiderio di comunione e comunicazione che troppe volte resta frustrato e deluso, fino a gettare molti, troppi nell’isolamento, nell’aridità degli affetti, nella sfiducia nei confronti del prossimo e della vita in generale.

Anche la rete – cui soprattutto fa riferimento il messaggio del Papa – nonostante le sue reali potenzialità e le sue promesse, in molti casi ha purtroppo contribuito a questo impoverimento e malessere relazionale. Lungi dall’essere quei luoghi di incontro sicuro e di libero confronto quali inizialmente erano stati immaginati, le social communities (Facebook, Twitter, i vari gruppi WhatsApp…) si sono lasciate avvelenare spesso dal cyberbullismo, dalle fakenews, dai pregiudizi (di ordine etico, sessuale o religioso), dal rancore e dalle frustrazioni di singoli o di particolari gruppi politici e sociali. Moltiplicare, facilitare e velocizzare i contatti non ha automaticamente migliorato le nostre relazioni, al contrario. La disponibilità alla comprensione reciproca sembra purtroppo sempre meno diffusa; il commento piccato e sarcastico spesso prevale come unica modalità comunicativa; l’espressione del proprio punto di vista sovente non trova migliori argomenti del ridicolizzare od offendere (fino alla calunnia) chi sostiene ragioni diverse dalle proprie.

In tale contesto i cristiani sono chiamati ad evangelizzare con la loro presenza i social networks, dando prova di uno sguardo differente, di un linguaggio diverso e di un diverso modo di essere e di esserci. “Investire sulle relazioni”, dice papa Francesco, tanto negli ambienti digitali, quanto in quelli che prevedono fisicamente la nostra presenza: perché non sono due cose diverse e noi sempre, sia online che offline, dobbiamo essere umani, cristiani e missionari del Vangelo dell’Amore. Un vangelo che parte dall’incontro e dal dialogo gentile e rispettoso. Non importa se l’altro lo incontri in piazza o sul web: egli comunque è un tuo compagno di viaggio, parte di questa tua stessa umanità, membro di quel corpo che per i credenti è la Chiesa, mistero di comunione senza limiti e barriere perché immagine della comunione trinitaria, eterno infinito di Dio.

La vita nelle social communities e quella nella comunità umana sono oramai strettamente connesse: le relazioni vanno in ogni caso curate perché, come dicono oggi i sociologi della comunicazione, viviamo on-life: splendida crasi per indicare quella coerenza e integrità di vita che non solo ai cristiani, ma ad ogni essere umano è richiesta per essere autentici nella propria umanità e non divenire la triste maschera di sé stessi.

Don Alessio Graziani
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali
Diocesi di Vicenza