UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La stampa rispetti
la dignità dell'uomo

I temi legati all’informazione han­no interessato, per una intera gior­nata, la città di Catania e la locale arcidiocesi nell’ambito della prepa­razione dei festeggiamenti in onore della patrona sant’Agata (5 febbraio) e della memoria di san Francesco di Sales.
26 Gennaio 2012
I temi legati all’informazione han­no interessato, per una intera gior­nata, la città di Catania e la locale arcidiocesi nell’ambito della prepa­razione dei festeggiamenti in onore della patrona sant’Agata (5 febbraio) e della memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Martedì, per affrontare l’argomento, è interve­nuto il direttore responsabile di Av­venire, Marco Tarquinio. All’evento ha preso parte anche il direttore genera­le della società editrice del quotidia­no, Paolo Nusiner.
 
L’arcivescovo Salvatore Gristina ha voluto promuovere e guidare la gior­nata che ha coinvolto circa 600 per­sone in tre incontri: quello con il cle­ro al mattino, quello con gli inse­gnanti di religione nel pomeriggio, e il dibattito pubblico serale nell’aula magna del Rettorato, a cui ha parte­cipato anche il sindaco della città et­nea Raffaele Stancanelli. Tarquinio, introdotto dal presule, ha parlato del ruolo di Avvenire nel panorama spes­so vago e poco limpido della comu­nicazione, di informazione e defor­mazione, dell’opera educativa della stampa per una 'vita buona': «La li­bertà del giornalista – ha spiegato – ha senso se si sposa con la responsabi­­lità, perché è specchio della libertà di chi legge; quando non è così, è un de­lirio. Noi abbiamo senso solo se sia­mo al servizio dei lettori, dandogli la garanzia di non incrostare i fatti ma­gari adulterando la realtà per partito preso».
 
Non sono mancati gli esempi di deformazione dell’informazione: gli attacchi alla Chiesa sulla pedofilia, senza mai affrontare il problema nel­l’insieme; le accuse nei confronti del­l’ex direttore Dino Boffo costruite ad arte; la cronaca nera e il continuo im­pasto di sesso, sangue e soldi; l’aspro dibattito sull’Ici, generico e senza il controllo delle fonti; il silenzio dei me­dia sulla situazione dei cristiani per­seguitati e di tante violenze nel mon­do; il sostegno all’eutanasia «come se ci fosse una domanda sociale di mor­te, come se ci fosse la fila in ospedale per farsi terminare anziché un desi­derio di vita e dignità». Dinanzi ad un mondo raccontato solo in parte, solo dal lato oscuro, Avvenire s’impegna a dare voce a chi non ha voce guar­dando dove gli altri non guardano.
 
«Il bene che si fa – ha sottolineato il direttore – va raccontato. Si tratta di ascoltare la foresta che cresce nel si­lenzio e non solo l’albero che cade. La gente normale, quella non “certi­ficata in vita” dalle apparizioni in tv, viene snobbata dalla comunicazio­ne. Bisogna invece mettere al centro la persona, poiché i giornalisti impa­stano gli articoli con la vita degli uo­mini e delle donne». La dimensione educativa dell’informazione è stato un altro tema forte, soprattutto alla luce degli Orientamenti Cei: «Il com­pito del giornalista è pure quello di far aprire lo sguardo al lettore e par­ticolarmente ai giovani; vuol dire es­sere pietre di paragone dinanzi a mes­saggi a senso unico ed essere pietre d’inciampo quando le notizie sono distorte. Fatti e opinioni devono cam­minare insieme, così sarà più facile svolgere un ruolo formativo».

Infine Tarquinio ha denunciato la ten­denza di alcuni «poteri irresponsabi­li » a voler isolare il mondo, le comu­nità significative. Sono poteri che non rendono conto a nessuno e distrug­gono tutto: «Si vuole creare una so­cietà di donne e uomini soli, creando falsi bisogni, facendo terra bruciata attorno alle relazioni vere e ai valori non negoziabili, mostrando false li­bertà, rompendo le reti di solidarietà, poiché chi è solo è facilmente mani­polabile mentre insieme si è una for­za. Serve, dunque, uno sguardo lim­pido sul tempo che ci sta davanti, oc­chi per interpretare la realtà e una buona stampa che aiuti questo pro­cesso ».