UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'alfabeto delle relazioni vere

C’è un compito preciso che aspetta gli operatori della comunicazione: «orientare i media a una funzione positiva e costruttiva per rafforzare i legami e non distruggerli». Ne è convinto il vescovo Claudio Giuliodori, assistente generale dell’Università Cattolica e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.
12 Maggio 2015

C’è un compito preciso che aspetta gli operatori della comunicazione: «orientare i media a una funzione positiva e costruttiva per rafforzare i legami e non distruggerli». Ne è convinto il vescovo Claudio Giuliodori, assistente generale dell’Università Cattolica e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Un compito che emerge anche dalla riflessione che papa Francesco offre nel suo messaggio per la 49ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in programma domenica prossima.«Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore» è il tema di questo appuntamento. Proprio a partire dal messaggio Giuliodori traccia alcune linee di fondo per cogliere il senso della giornata.

L’icona scelta è quella dell’incontro tra Maria ed Elisabetta. Cosa insegna questo brano agli animatori della comunicazione nelle parrocchie?
Offre l’immagine di una comunicazione come esultanza di gioia. Una sottolineatura importante per un oggi in cui la comunciazione è spesso invece tensione, concorrenza, conflittualità. Quindi ritornare all’origine famigliare della comunicazione è un richiamo fondamentale.

Perché mettere al centro la famiglia?
Nel mezzo di due appuntamenti sinodali dedicati alla famiglia, il Papa offre uno sguardo rivolto ai fondamenti antropologici della comunicazione. È un invito rivolto agli operatori della comunicazione nelle diocesi a declinare tutti i processi comunicativi – sia quelli attraverso i media tradizionali, come la stampa, la radio e la tv, sia quelli sui social network – con questa dinamica tipicamente familiare, che mette sempre al centro la persona. Francesco, poi, ci ricorda che in famiglia si impara il perdono e così la comunicazione deve essere sempre luogo di riconciliazione e di crescita. Penso che questo sia un bel programma pastorale.

C’è qualche relazione con il tema del prossimo Convegno ecclesiale?
Certo, il tema della Giornata ci aiuta a dare ulteriore spessore a quell’umanesimo oggi frantumato e disperso anche sotto la pressione dei media. Per questo Firenze 2015 potrà essere l’occasione riconnettere la dimensione orizzontale e trascendente per ridare valore e significato all’umano e quindi anche alla comunicazione.

Sullo sfondo c’è la sfida dei media digitali agli strumenti «tradizionali», come leggere questo confronto?
Viviamo in un tempo di transizione mediatica, ma i media tradizionali non vanno considerati come superati. Si tratta di vivere queste sfide con coraggio e fiducia nella capacità dell’uomo di sapersi orientare verso il verso bene, senza nascondere le difficoltà.

E come si compone il tema con il decennio sull’educazione?
La Chiesa non può pensare una comunicazione senza una valenza pedagogica. E la vera sfida educativa la Chiesa la può affrontare e vincere solo nella più stretta e organica collaborazione con la famiglia anche per la valorizzazione positiva dei media. E in questo campo anche i social network, accanto ai media tradizionali, possono essere uno strumento prezioso per entrare in modo capillare nel tessuto vitale delle comunità.