UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'alibi delle lobby

Pubblicato il decreto che rivede le regole sui programmi inadatti agli spettatori più giovani. Il governo difende il suo provvedimento, ma le associazioni di spettatori e utenti insorgono: «Addio fasce protette: col 'parental control' tutte le responsabilità vengono scaricate sulle spalle dei genitori»

 
31 Luglio 2012
“Il parental control è l’alibi perfetto per le forze politiche e per le grandi lobby dell’industria culturale per scaricare sulle spalle delle famiglie tutte le responsabilità sull’accesso dei minori a trasmissioni nocive anche in pieno giorno o in prima serata. Addio principio di responsabilità da parte di chi legifera, di chi produce e di chi trasmette. È questo il dato culturale di fondo che deve preoccupare: questo lavarsi le mani, come Ponzio Pilato, dinanzi alle preoccupazioni di esporre i minori a contenuti inadatti. È la vittoria del ‘vietato vietare’ che noi tutti speravamo avesse lasciato il campo ad atteggiamenti e scelte di consapevole corresponsabilità”. È il commento di Domenico Delle Foglie, presidente del Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione al quale aderiscono 29 sigle nazionali), alle nuove norme sulla televisione e i minori che sono state pubblicate il 30 luglio sulla Gazzetta Ufficiale. Tra le novità introdotte, una norma del decreto potrebbe consentire di trasmettere programmi preclusi ai minori in orario diurno purché con “qualsiasi accorgimento tecnico”, ovvero grazie all’impiego del parental control. Secondo Delle Foglie, “lasciare sole le famiglie in questo lavoro educativo è davvero miope, perché non considera le difficoltà dei genitori nel dover letteralmente tampinare i propri figli, spesso soli dinanzi alla tv. Inoltre presume una preparazione specifica delle famiglie che dovrebbero ogni santo giorno informarsi sui programmi previsti, neanche avessero a disposizione un tutor alla Aldo Grasso. Certo, questa fuga in avanti, con la deresponsabilizzazione di produttori ed emittenti (interessati solo ai lucrosi passaggi televisivi) imporrà alle associazioni familiari di fare da sé per offrire ai genitori un sostegno, soprattutto in questa fase difficilissima”. Come alternativa, chiosa Delle Foglie, non resterebbe che “la resa incondizionata delle famiglie ai peggiori contenuti mediatici offerti a tutte le ore del giorno, alla faccia della tanto sbandierata corresponsabilità educativa delle diverse agenzie”.

 
Problema culturale. Per Franco Mugerli, già presidente del Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori, “ha avuto la meglio l’azione di lobby delle imprese televisive, che potranno vendere a un prezzo più vantaggioso certi prodotti fino ad ora confinati in seconda serata”. Le emittenti, infatti, “potranno diffondere anche in orario diurno non solo sulla pay-tv ma anche su quella in chiaro qualsiasi programma, con l’eccezione di pornografia e violenza efferata consentita solo sulla tv on demand. Con l’alibi del parental control, per lo più sconosciuto, di non facile applicazione e comunque facilmente aggirabile, tutta la responsabilità sarà addossata alle famiglie”. “Se le norme di tutela si allentano - ribadisce Mugerli -, ancora più determinante e centrale resta l’educazione. La tutela dei minori è anzitutto un problema culturale. Occorre tornare a riscoprire quel desiderio del bello, del giusto, del bene che alberga dentro di noi. Solo così si saprà suscitare nei bambini e nei ragazzi quello stesso stupore verso la realtà e anche quella capacità di giudicare se ciò che viene rappresentato mediaticamente corrisponde o meno a queste inestinguibili esigenze del nostro cuore”.
“I figli non sono un ‘bene di proprietà’ dei genitori. Non ci si rende conto che i minori sono il patrimonio di un Paese e tutelarli significa guardare al futuro dell’Italia. Tutte le normative, invece, considerano la famiglia come una tra le categorie portatrici di interessi. In realtà i genitori non tutelano l’interesse dei propri figli ma quello del Paese. C’è una cecità assoluta rispetto a questo tema. I genitori tutelano i cittadini, l’equilibrio e la serenità di una nazione. La classe politica, indifferente su questi temi per la pressione dei poteri forti, dovrebbe riflettere”. Così Davide Guarneri, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori): “La norma è ambivalente perché potrebbe concedere al film la possibilità di poter essere trasmesso, scaricando sul controllo dei genitori la responsabilità, trasformando i genitori in controllori. Le famiglie subiscono un’invasione continua di violenza e volgarità da ogni punto di vista: dalla pubblicità ai lungometraggi ai talk show non regolamentati. Delegare tutto al parental control, strumento certamente importante, significa però lasciare sola la famiglia”. Da parte sua Andrea Melodia, presidente dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), ricorda che “affidare tutto alla volontà delle famiglie, ben sapendo che spesso i figli sanno usare le tecnologie meglio dei genitori, è una pura illusione”. Le regolamentazioni, infatti, dovrebbero “garantire meglio questo tipo di interventi”. In realtà, “tutte queste normative sui divieti ai minori riguardano i film del circuito cinematografico e non contemplano il resto: fiction televisiva, film tv e tutti gli altri prodotti audiovisivi che sono ormai la grande maggioranza delle trasmissioni”. Si tratta, quindi, di “normative vecchie, inadeguate al sistema della televisione digitale contemporaneo, che risentono della presenza di quelle lobby responsabili del mancato aggiornamento alle esigenze attuali”. Da questo punto di vista, conclude Melodia, “il servizio pubblico non brilla di iniziativa e ha soprattutto una colpa di omissione, perché non si mette alla testa di un movimento che punta a cambiare la situazione”.
 
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Di cosa si tratta...
Il decreto legislativo del Governo (Atto n. 454) è stato sottoposto a parere parlamentare recante disposizioni correttive e integrative al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, di attuazione della direttiva 2007/65/CE sui servizi di media audiovisivi. Il decreto modifica il “Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici” e introduce nuove norme riguardanti la tutela dei minori nelle trasmissioni televisive. Tra le novità introdotte, il divieto assoluto delle trasmissioni che possono nuocere gravemente allo sviluppo fisico, psichico o morale dei minori finora ammesse in orario notturno (ore 23–7) e l’obbligo del bollino rosso sullo schermo per l’intera durata del programma; i film pornografici o violenti, inoltre, non potranno essere messi in onda neppure di notte ma soltanto nei canali a pagamento della pay-tv. Una norma del decreto, tuttavia, potrebbe aprire alla trasmissione di programmi ad oggi preclusi ai minori in orario diurno purché con “qualsiasi accorgimento tecnico”, ovvero grazie all’impiego del parental control che permetterebbe di evitare l’esposizione dei minori a contenuti considerati inadatti.