UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'allegra svendita della privacy
sulla bancarella di internet

Due atteggiamenti si ripetono con frequenza tra molti iscritti a Facebook & c.: l’ignoranza e la pigrizia. Ignoranza rispetto a ciò che altri possono fare con i dati che ognuno mette online, pigrizia rispetto allo sforzo per informarsi...
4 Gennaio 2012
Due atteggiamenti si ripetono con frequenza tra molti iscritti a Facebook & c.: l’ignoranza e la pigrizia. Ignoranza rispetto a ciò che altri possono fare con i dati che ognuno mette online, pigrizia rispetto allo sforzo per informarsi. Col passar degli anni e per l’altrui insistenza, Facebook (Fb, per gli habitué) ha effettivamente concesso ai suoi iscritti maggior protezione e libertà di scelta nella gestione dei dati personali. A patto che ci si informi: quanti sanno che è possibile selezionare una 'modalità sicura' per accedere a Fb difendendo la privacy? Quanti sono informati del fatto che in questi giorni a tutti gli utenti arriva notifica dell’attivazione (obbligatoria) della modalità 'Diario', che metterà in ordine cronologico, pubblicamente, tutti gli elementi del proprio profilo?

Altra inquietante novità Fb è l’annunciata 'condivisione senza attrito' (frictionless sharing), opzione in virtù della quale il social network ideato da Mark Zuckerberg potrà annotare e divulgare automaticamente agli 'amici' qualsiasi scelta da noi compiuta su Internet (articoli letti, canzoni ascoltate, film scaricati...). I social network consentono di intrattenere rapporti e di ripescare vecchie conoscenze. Com’è noto, ne deriva in genere un chiacchiericcio superficiale che ha poco da vedere con l’'amicizia' compiutamente intesa, anche perché quasi tutti si compiacciono di esprimersi e pochi di ascoltare. In certi casi è divertente dibattere su questioni grandi e piccine, ma queste schermaglie verbali scompaiono rapidamente sul fondo della pagina. Quello che resta, invece, sotto il pelo dell’acqua è la memoria totale di tutte le nostre tracce nella Rete, nonché di ogni connessione anche occasionale che ci siamo concessi. La piega che molti social network stanno prendendo non va affatto verso quel contesto che tra gli esseri umani si definisce 'sociale', ovvero una civiltà rispettosa dei diritti e scrupolosa nel difenderli. Se entri in un social network, sai – o dovresti sapere – che in cambio ti verranno espropriate informazioni da destinare a usi che non governerai: commerciali, per lo più. La maggior parte delle volte queste informazioni vengono 'incrociate' e sfruttate in modo anonimo, è vero, ma nulla impedisce che i dati personali servano a qualcuno per compilare accurati profili di gusti, preferenze, fobie, consuetudini.
Un’indagine recente svolta dal californiano Center for the Digital Future sostiene che la maggior parte degli utenti del Web non accorda particolare fiducia alla qualità e alla veridicità delle informazioni. Va nei social network per condividere parole, foto, video, e pazienza per la spazzatura. Condivisibile, entro certi limiti, la tolleranza degli 'internauti': il bicchiere è pur sempre mezzo pieno, e dentro ci sono straordinarie opportunità di informarsi, nonché di allacciare rapporti sinceri. Un po’ di prudenza basterebbe però a schivare molta parte dei rischi connessi a una frequentazione in stile Vispa Teresa. Per dirne una, adesso che nei social network sono letteralmente esplosi i 'giochi sociali' si dovrebbe fare attenzione a quale sia il prezzo da pagare per 'giocare gratis'. Un gioco italiano recente e popolare su Fb detta, per l’accesso 'gratuito', condizioni d’ingresso onerose: a chi s’iscrive viene richiesta l’autorizzazione per «accedere alle tue informazioni di base (nome, foto, sesso, Id identificativo del pc e qualsiasi informazione pubblica)», per «pubblicare su Facebook a tuo nome», compresi messaggi, note, foto e video, per «accedere ai post nella tua sezione notizie e accedere ai tuoi dati in qualsiasi momento», anche quando non si sta usando l’applicazione, e per attingere «alle tue notifiche e contrassegnarle come lette». Un’autentica invasione occulta. Sono condizioni che si possono liberamente sottoscrivere, certo, ma non alla cieca, se vogliamo che il mondo della Rete globale ospiti cittadini consapevoli piuttosto che greggi di faciloni manipolabili.