UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'annuncio viaggia
nell'era di Internet

Quello virtuale è uno spazio dove i giovani si ritrovano e dove sono più fa­cilmente disponibili all’ascolto. È singolare che tra i primi ad accorgerse­ne siano stati gli or­dini religiosi, già baluardo del­la cristianità nell’alto medioe­vo e culla del sapere umanisti­co.
6 Luglio 2011
«Venite e vedrete» disse Gesù a Gio­vanni e ad Andrea. Fu così efficace quella chiama­ta che, oltre a sortire l’effetto de­siderato, lasciò nei due un’im­pressione fortissima tanto che a distanza di molti anni Giovan­ni sentì l’esigenza di scrivere nel Vangelo l’ora esatta in cui era avvenuta: le quattro del pome­riggio. Gesù aveva centrato il bersaglio mostrando qualcosa di entusiasmante.

Cosa hanno oggi i chiamanti per convincere un giovane a di­re: «Va bene, vengo»? Le propo­ste di certo non mancano, ma per essere appaganti occorre che siano adeguate all’espe­rienza dell’uomo contempo­raneo. Molte cose sono infat­ti cambiate da quando le nuo­ve tecnologie, con i loro affasci­nanti universi di conoscenza, hanno cominciato a modifica­re il registro delle possibilità mentali e sensoriali dell’uomo dell’era digitale. Se ne è recen­temente discusso in numerosi convegni prima e dopo la Gior­nata mondiale delle Comuni­cazioni sociali. Il computer che ci segue al lavoro, a casa, in va­canza, costituisce anche per la Chiesa un’occasione, a patto che gli strumenti non si sosti­tuiscano ai rapporti umani di­retti. Internet, mail, blog, chat, facebook, youtube, myspace, twitter, skype ed altre invenzio­ni di un mondo fragile e nondi­meno attraente, costituiscono lo spazio virtuale dove i giovani si ritrovano e dove sono più fa­cilmente disponibili all’ascolto. È singolare che ad accorgerse­ne siano stati tra i primi gli or­dini religiosi, già baluardo del­la cristianità nell’alto medioe­vo e culla del sapere umanisti­co. Monaci e monache di clau­sura con i loro messaggi in rete valicano i confini dei loro con­venti. Tante le suore-webmaster che gestiscono newsletter, un e­sempio: le Agostiniane Scalze di Alcoy in Spagna, presenti anche in video su Youtube. Così pure le Suore Domenicane Contem­plative del convento Matris Do­mini di Bergamo, che racconta­no la loro vita e dialogano at­traverso la webcam. Risultati lu­singhieri in termini spirituali, ma anche richieste di esperien­ze in convento. La rete dei «pescatori di Galilea» è stata sostituita da quella mo­derna creata dalla tecnologia? Sembra di sì a sentire don Dino Cecconi. Da dodici anni in rete con il nome di «padre Net». A lui si rivolgono soprattutto gio­vani dai 16 ai 22 anni, che nor­malmente non frequentano la chiesa, ma sentono il bisogno di parlare con un prete e di es­sere ascoltati. Tra gli argomen­ti principali del loro chattare fi­gura quello vocazionale, che don Dino affronta ascoltando l’interlocutore e operando un primo discernimento, per poi indirizzarlo a chi sul posto può accompagnarlo alla scelta defi­nitiva. Così facendo dalla sua rete sono passati anche giovani che si sono consacrati a Dio. «La Rete – egli sostiene – è un filtro favorevole, adatto a rompere il ghiaccio, a diminuire le insicu­rezze e a dar vita ad un germo­glio che ben presto vede la luce e si pone allo scoperto».
Dello stesso parere Antonio Ri­boldi, vescovo emerito di Acer­ra, che da anni mette a disposi­zione dei giovani internauti la sua esperienza e saggezza. Le e­mail che gli arrivano contengo­no storie di vita, problemi di scelte, sogni di ogni tipo. «Ho sempre concepito la mia pre­senza in Internet – egli dice – come una panchina nel villag­gio globale che attende chi si vuole fermare a riflettere e a­scoltare ». Una panchina fre­quentata da chi cerca la sua strada, e tra questi ragazzi e ra­gazze che poi decidono di en­trare in seminario o in conven­to. Ma perché una risposta ven­ga data da chi è chiamato, la condizione è sempre la stessa: cogliere la voce di Gesù che pas­sa da nuove strade e, come fece con gli apostoli, sussurra «Veni­te e vedrete».