UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'Aquila,
rinascita in pagina

Il periodico diocesano "Vola", uscito per la prima volta il 13 luglio 2009, è uno dei segni della speranza e della voglia di ricominciare di una comunità che celebra il secondo annniversario del terribile sisma del 2009. Ecco la testimonianza di uno dei protagonisti di questa avventura.
5 Aprile 2011
Certamente quella notte tra il 5 e il 6 aprile di due anni fa non fu affatto bella. Polvere, macerie, pianti, grida disperate. Tutto quello che accade di notte poi sembra sempre più brutto di quello che è e non finire mai. Con alcuni ragazzi, però, in una tenda che il parroco aveva destinato a «sala studio» per l’intera tendopoli, cominciammo a guardare quella notte che continuava nel disagio della vita delle tende, nell’incertezza del futuro e nel dolore per i cari morti, in modo del tutto diverso. Quel modo che è familiare ad ogni cristiano. Quindi decidemmo di vivere quella notte come un’attesa verso il mattino, verso la luce che, anche se lontana, sapevamo esistere in fondo a quel buio così antipatico e pesante per tutti noi. E allora come fa ogni sentinella abbiamo cominciato a stare all’erta, a non aver paura dell’incertezza delle tenebre e a darci da fare. Fu così che nacque Vola un giornale che non ebbe troppa difficoltà a individuare gli obiettivi da perseguire dato il contesto in cui vide la luce. Infatti il terremoto provocò una dispersione enorme che tuttora stenta a ricomporsi e dunque un bisogno di comunione e di sapere gli uni degli altri mai registrato in precedenza. Dal 13 luglio 2009, data della pubblicazione del primo numero, ancora oggi Vola continua il suo servizio di comunione e di comunicazione alla Chiesa e alla città dell’Aquila che celebra il secondo anniversario del sisma del 2009. Un piccolo contributo a resistere in un tempo in cui la speranza è messa alla prova, un piccolo giornale che ha voluto avere il volto della gente cercando di ascoltare, condividere e raccontare la vita di persone, famiglie e comunità: queste furono le tre scelte di fondo. Tutte alla luce della fede e dell’appartenenza ecclesiale e tutte con il desiderio di una ricostruzione non solo materiale. E già perché una città, come era scritto su un cartellone pubblicitario di un’azienda aquilana, non è fatta solo di case e mattoni, ma di persone e quindi di volti che si cercano e di relazioni che si intrecciano. Ancor prima di Vola però il servizio di cui ho parlato iniziò con il quotidiano Avvenire e soprattutto con la pagina diocesana che sarebbe dovuta uscire la domenica successiva al sisma e che grazie a tutta la redazione comunque venne pubblicata per dire a tutti che nonostante tutto c’eravamo ancora e volevamo presto tornare a «vivere». Anche la pagina di Avvenire da quel 12 aprile 2009 ad oggi ancora continua. E anch’essa si è arricchita del supporto dei giovani di Vola che si occupano della composizione e dell’impaginazione. C’è da fare ancora, però. Mentre la situazione va man mano stabilizzandosi, ci sarà bisogno nelle comunità parrocchiali nate dopo il terremoto di nuovi operatori della cultura e della comunicazione che diffondano sempre più e sempre meglio, con umiltà, quella parola onesta e vera a cui ogni giorno Avvenire offre la voce anche tramite le pagine diocesane. L’auspicio è che il nuovo anno pastorale possa vedere tutta la comunità diocesana impegnata in questa direzione.