UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'Aquila vive. E parla

La pagina mensile su «Avvenire», ora anche il quindicinale «Vola»: un anno nel diario dei Portaparola. Ecco le toccanti testimonianze di alcuni "Portaparola" pubblicate su Avvenire del 31 marzo 2010 (pag. 36), a cominciare da quella di Don Claudio Tracanna, responsabile dell'Ufficio Comunicazioni Sociali dell'arcidiocesi de L'Aquila.
31 Marzo 2010
La pagina mensile su «Avvenire», ora anche il quindicinale «Vola»: un anno nel diario dei Portaparola.
Ecco le toccanti testimonianze di alcuni "Portaparola" pubblicate su Avvenire del 31 marzo 2010 (pag. 36), a cominciare da quella di Don Claudio Tracanna, responsabile dell'Ufficio Comunicazioni Sociali dell'arcidiocesi di L'Aquila.
 
Don Claudio Tracanna
Una delle ultime cose che ho fatto la sera prima del terremoto che ha scon­volto l’Abruzzo, cioè la domeni­ca delle Palme dello scorso anno, è stata la composizione della pa­gina diocesana mensile pubbli­cata su Avvenire la domenica successiva, cioè a Pa­squa. E una delle prime cose che ho fatto dopo il si­sma è stato l’editoriale su Avvenire per quel triste 7 aprile 2009.
  Come responsabile dell’Ufficio diocesano Comuni­cazioni sociali, mi sono trovato a gestire valanghe di richieste di giornalisti che volevano avere notizie, ri­chiedevano interviste, domandavano di parlare con l’arcivescovo. Nei momenti successivi al terremoto, tramite gli sms, mi sono adoperato per far sentire ai sacerdoti la vicinanza del nostro pastore e riferirgli le notizie provenienti dai parroci.
  Il servizio nel campo della comunicazione, così, è un link che unisce la mia vita prima e dopo il terremo­to dandole in qualche modo una continuità. Mi ri­cordo la difficoltà di far capire ai giornalisti italiani ed esteri, come, oltre ai 'simboli' (le Anime Sante, Onna, la Casa dello Studente) c’erano anche altre storie meritevoli della loro attenzione. Così come è stato grande lo sforzo per far capire che molti erano i sacerdoti bisognosi (che non hanno mai abban­donato la gente) e che il terremoto era molto più va­sto di quello che potesse apparire su un piccolo schermo. Poi, come non ricordare la distribuzione di Avvenire nelle tendopoli assieme ai giovani Por­taparola aquilani della diocesi, con l’obiet­tivo di offrire alla gente quel qualcosa in più che il nostro quotidiano ha.
  A luglio, poi, è iniziata l’avventura di Vola, il quindi­cinale diocesano nato sotto una tenda. Ambiziosi gli obiettivi che con i ragazzi-redattori avevamo con­cordato: combattere la dispersione causata dal ter­remoto; far sì che potessimo continuare a sentirci Chiesa, comunità; essere un segno di speranza, u­no strumento dove tutti, anche i lontani dalla Chie­sa, potessero dialogare. Il nuovo sito diocesano (chie­sadilaquila. it), inoltre, si è rivelato uno strumento più che mai utile per poter favorire la comunione. L’esperienza di Vola continua a un anno dalla tra­gedia. Vogliamo proseguirla insieme con Avvenire e con il sito, per raccontare il legame tenace che uni­sce la fede e la vita di persone che ancora soffrono, perché il terremoto ce l’hanno ancora nel cuore.
 
 «Dopo quella tragedia ho scoperto i media» 
 Mi chiamo Angela Alfonsi, sono sposata con Nando e ho due figli, Francesca di 18 anni e Riccardo di 16. La mia esperienza nel campo delle comunicazioni è recente, ho iniziato a far parte della redazione di 'Vola' nel luglio 2009, in seguito ad una serie di eventi determinati dalla situazione post sisma.
  Prima di allora il mio impegno come operatrice pastorale si svolgeva da qualche anno principalmente nella parrocchia come catechista e nel movimento di Comunione e liberazione dal quale provengo. Il terremoto mi ha portato ad approfondire le ragioni della mia fede e a rendere testimonianza di come, pur nella fatica, la vita è un dono e la gratuità che viviamo quotidianamente va testimoniata in ogni ambito: nella famiglia, nel lavoro, nella comunità. Penso soprattutto ai giovani così a rischio per la carenza di proposte educative che destino in loro la domanda sul senso della vita. È principalmente in questa direzione che sento di dover volgere le energie guardando a quella Bellezza dalla quale l’impegno culturale del cristiano non può prescindere.
  Angela
 
«Il nostro impegno ha ridato speranza» 
 Q uando vivi una tragedia come quella del terremoto, ti rendi finalmente conto di quanto sia 'provvisoria' la vita su questa terra, quanto poco durino le cose materiali. Ti affanni tanto per avere tanto, e poi in 20 secondi tutto si gretola, non è più tuo.
  Dopo il 6 aprile, io mi sono chiusa al mondo, agli altri, nel buio. Non riuscivo a capire, ad accettare. Non vedevo più il domani, continuando a guardare indietro, a quella terribile notte, alla mia vita in città, al mio passato. Poi, un giorno, presso la tendopoli di Lucoli ho scorto una piccola luce: stava nascendo Vola, il nuovo giornale della diocesi aquilana, attraverso l’unione di un gruppo di giovani che sentivano il bisogno di comunicare ad una comunità ferita. Tra quei giovani c’ero anch’io.
  L’impegno per Vola, la distribuzione di Avvenire presso le tendopoli e la collaborazione con don Claudio Tracanna per realizzare la pagina diocesana su questo quotidiano: ecco i motivi che mi hanno 'riportato alla vita', e restituito la voglia di dire, raccontare, parlare con chi ha vissuto con me il 6 aprile, e con chi era lontano da qui. Ora scrivo, dalle pagine di 
 Vola e Avvenire, continuando a fare il servizio del Portaparola tra la mia gente. Per ricordare, e vivere. Perché la Parola è vita. 
 Alessandra
 
«Diffondo il giornale, così ascolto la gente» 
 L a ricostruzione non è fatta solo di mattoni e cemento, poiché si ricostruisce una città anche con un giornale. Informare, scrivere, comunicare sono tutte operazioni che fanno parte di una ricostruzione «parallela», non meno importante di quella manuale. «Vola» è stata la risposta più diretta e schietta alla voglia di ricominciare e noi collaboratori cerchiamo di contribuire alla ricostruzione scrivendo e informando su quanto accade nella nostra diocesi. Il compito del collaboratore non si esaurisce soltanto nella scrittura dell’articolo, ma è soprattutto nell’andare in giro fra le parrocchie, nell’ascoltare i bisogni della gente del posto, nell’interpretare i loro sorrisi e nel capire le loro tristezze.
  Portare alle singole comunità parrocchiali il quindicinale diocesano permette di ricreare quel legame stretto che, prima del terremoto, univa l’intera diocesi: i lettori si ritrovano negli stessi pensieri, preoccupazioni e nella stessa voglia di ricominciare. Questo è il compito della comunicazione: essere nella realtà per dipingere il vero volto nei suoi tratti, positivi e negativi. Ma la ricostruzione «parallela» non si ferma solo a «Vola», si estende anche al sito Web diocesano dove varie generazioni riescono ad trovare le notizie sulla diocesi. 
 Luca
 
La «normalità» formato tabloid 
 T erremoto: u­na parola che non vor­remmo pronuncia­re più, ma che inve­ce torna inevitabil­mente sulle bocche di chi tutti i giorni va avanti cercando di rico­struire ciò che non c’è più. Perché il terremoto ha portato via non so­lo ciò che avevamo, ma anche ciò che avremmo potuto avere nel no­stro futuro. Ma anche dalla distru­zione si può e si deve trovare lo spunto per ricostruire o costruire qualcosa di completamente nuovo. Ed è proprio ciò che è accaduto con il nostro quindicinale diocesano « Vola » che è nato proprio dopo il si­sma dalla voglia di una decina di persone di guardare avanti.
  Rimettere insieme l’anima di una popolazione dispersa, isolata, lon­tana; in alcuni casi dalla propria terra, in altri dai propri cari, ma co­munque lontana dalla normalità. Proprio come cita il premio gior­nalistico Giovanni Fallani ricevuto a San Miniato il 12 novembre scor­so: «Il quindicinale della diocesi di L’Aquila è una voce di speranza in un territorio lacerato dal terremo­to. È presenza giornalistica, anche di giovani, che nel tempo della ri­costruzione condivide con la gen­te l’impegno a volare in alto».
  La scorsa estate, proprio per dare un briciolo di normalità alla co­munità aquilana, con gli altri Por­taparola abbiamo distribuito Av­venire
  nelle tendopoli, tra la grati­tudine delle persone che avevano così la possibilità di conoscere ciò che accadeva intorno a loro. 
 Alessandra 
 
Lucoli, attivi malgrado tutto 
 I l gruppo del Portaparola è nato nelle no­stre parrocchie di Lucoli già alcuni anni fa e, da subi­to, è stato forte l’interesse per il progetto. Insieme ad alcuni ra­gazzi mi sono così buttata a ca­pofitto in questa avventura. Im­pegnati con la diffusione di Av­venire e la buona stampa, ab­biamo poi lavorato per la crea­zione del nostro sito parroc­chiale, le iniziative culturali e convegni. Il 6 aprile scorso un boato ha stravolto la nostra vita e ci ha portato a dover riconsi­derare tutto. Tra le mille diffi­coltà che ogni giorno si presen­tano, ho cercato di non scorag­giarmi e di portare avanti ciò che facevo prima, sebbene gli spazi e gli strumenti non siano più quelli di un anno fa.
  In un momento come questo è necessario essere attivi attraver­so la comunicazione. Così ac­cettato di collaborare alla nasci­ta del nostro nuovo giornale dio­cesano «Vola» e, insieme con gli altri amici, ho continuato a la­vorare in parrocchia, occupan­doci del sito e della diffusione della buona stampa. Forte è sta­ta la solidarietà di altri gruppi del Portaparola, come i ragazzi di Valdottavo, che ringrazio dal profondo del cuore. Sono con­vinta che, perché L’Aquila torni a volare, ogni aquilano debba impegnarsi. Così spero che gli sforzi miei e di chi mi sta a fian­co portino i loro frutti. 
 Annalisa 
 
 

ALLEGATI