UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'Aquila, “Vola” una nuova voce di speranza

Un filo che leghi le comunità terremotate divise tra le tendopoli e la costa per tornare di nuovo a volare. Il desiderio auspicato per L’Aquila subito dopo il 6 aprile ora si anima di concretezza con il nuovo quindicinale diocesano « Vola » nato per iniziativa di alcuni giovani sfollati e dei sacerdoti aquilani, realizzato con il sostegno dell’agenzia Sir e della Fisc ( Federazione italiana settimanali cattolici).
22 Luglio 2009

Un filo che leghi le comunità terremotate divise tra le tendopoli e la costa per tornare di nuovo a volare. Il desiderio auspicato per L’Aquila subito dopo il 6 aprile ora si anima di concretezza con il nuovo quindicinale diocesano « Vola » nato per iniziativa di alcuni giovani sfollati e dei sacerdoti aquilani, realizzato con il sostegno dell’agenzia Sir e della Fisc ( Federazione italiana settimanali cattolici). In distribuzione in questi giorni nelle tendopoli e negli alberghi, il quindicinale consultabile anche on line sul sito dell’arcidiocesi abruzzese (http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/PagineDiocesi/index.jsp?idPagina=20502) vuole proprio dimostrare che la Chiesa aquilana in una situazione di incertezza come questa è decisa a lavorare per adattarsi a una realtà ecclesiale che, giocoforza, ha cambiato volto. La comunità, infatti, ora è frammentata per il terremoto. Ecco il perché di queste dodici pagine a colori realizzate in una tenda nel campo di accoglienza di Lucoli: tenere insieme con la Parola di Dio e le storie degli abruzzesi la comunità colpita dal sisma sempre più sparpagliata e senza veri luoghi di aggregazione. Quella croce posta accanto alla redazione improvvisata della rivista è una presenza forte e consolante per la collettività aquilana stanca ed esasperata.
  « Non possiamo dimenticare – scrive l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, nella nota pubblicata sul primo numero della periodico – che come cristiani siamo felicemente condannati ad essere gli uomini e le donne della speranza. Il che non significa che siamo dei poveri sognatori, non significa che siamo degli inguaribili venditori di favole terribilmente lontane dalla realtà. Anzi, noi siamo più radicati nella realtà di questo mondo e nella sua storia » . A dimostrazione di quale profondo collegamento ci sia tra la Scrittura e il quotidiano, è nato « Vola » , non dimenticando che la comunità cristiana dell’Aquila dal 6 aprile sta vivendo un suo personale cammino di passione. « Un giornale che senza troppa ambizione – sottolinea don Claudio Tracanna, direttore dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali – vuole raccontare la vita dei cristiani mettendo in luce il legame profondo tra la fede e la vita quotidiana delle persone che sono messe così a dura prova dal sisma » .
  L’immagine della comunità ecclesiale locale è radicalmente cambiata. Le chiese, quasi tutte inagibili, non sono più il suo luogo privilegiato di espressione. Per questo l’arcidiocesi aquilana ha pensato di creare un nuovo spazio che sia un segno tangibile della spiritualità e della fede di una popolazione che ha tutta l’intenzione di andare avanti. Si ricomincia dunque da un quindicinale, uno dei segni concreti con cui la Chiesa abruzzese vuole contribuire alla ricostruzione spirituale del città. L’arcidiocesi, spiega il vicario generale, monsignor Alfredo Cantalini, « è una comunità dove i paesi saranno disgregati tra chi rimane e chi sarà costretto a spostarsi. Un contesto in cui emerge la necessità di realizzare un serio programma pastorale che si adatti a questa nuova conformazione e possa essere utilizzato dagli enti addetti alla ricostruzione per aiutarli a tener conto delle necessità pastorali della Chiesa e degli abitanti di questa città » .
  Nel primo numero della rivista, oltre alle numerose storie degli aquilani nella notte del terremoto, si fa appello al percorso ecclesiale di questa collettività ferita, puntando sulla necessità di riavere presto dei luoghi di culto in cui tornare a essere una comunità. Qui l’attività pastorale non si è mai fermata, anche se per ora la si fa in tenda; per questo è necessario riaprire al più presto quelle chiese e quegli spazi che, chiusi per motivi di sicurezza, non presentano lesioni pericolose. Un messaggio che scaturisce dalle pagine d’esordio del periodico che vuol essere una voce di speranza.

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