UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Le (false) mail
che non t'aspetti…

La giornata è proprio cominciata bene. Merito della posta elettronica che mi ha portato sulla scrivania dove alloggia il mio computer tre messaggi elettronici, uno più importante dell'altro...
24 Febbraio 2011
La giornata è proprio cominciata bene. Merito della posta elettronica che mi ha portato sulla scrivania dove alloggia il mio computer tre messaggi elettronici, uno più importante dell’altro. La prima mail è di un artista famoso, il quale mi ringrazia per avere «parlato bene» del suo ultimo compact disc. Un fatto strano: gli artisti non ringraziano mai di persona i giornalisti (pare sia una questione di stile). Eppure, l’indirizzo di posta elettronica del mittente è 'giusto' e, dunque, credibile e le parole del testo inequivocabili. La seconda mail è di una ragazza altrettanto famosa, la quale – seppure con discrezione e parole accuratamente scelte – mi invita a prendere un aperitivo insieme «perché mi hai colpita e vorrei offrirti un lavoro importante». L’indirizzo del mittente anche questa volta è reale. Ma quell’offerta, buttata lì così, mi sembra del tutto fuori luogo. La terza mail, arrivata a qualche ora dalle precedenti, mi ha fatto fare un salto sulla sedia. La Casa Bianca, sì proprio il Governo degli Stati Uniti, mi informa di avermi selezionato tra migliaia di giornalisti per un faccia a faccia col Presidente Obama, che si dovrà svolgere a Washington ai primi di aprile.
Ora, che l’umiltà non sia una dote di cui sian colmi i giornalisti, è cosa risaputa. Ma da qui a credere che possa essere proprio io il candidato ideale italiano per un incontro con Barack Obama... L’indirizzo del mittente anche stavolta è 'giusto', ma il contenuto della mail, a differenza delle occasioni precedenti, è totalmente incredibile ovvero palesemente falso.
Come può accadere che si ricevano messaggi di questo tipo? Per capirlo le possibilità sono due: chiamare di persona uno dei mittenti delle suddette mail o provare a contattarli via posta elettronica. Ho scelto, per ovvi motivi, la seconda. Ma appena ho inviato la prima mail mi è tornata indietro «perché il destinatario è sconosciuto». Così ho provato anche con gli altri indirizzi famosi, ma la risposta è stata uguale: «destinatario sconosciuto». Eppure erano quelli gli indirizzi di partenza.
Bel mistero. Risolto con una rapida ricerca su google. Quelle che ho ricevuto sono delle fake mail , cioè delle mail false. «Per crearle bastano un iPhone e un programmino – chiamato, appunto, Fake mail  – che costa 0,79 euro». Un’inezia. Che però può fare danni enormi.
«Puoi creare qualunque mittente falso e spedire una lettera scherzo a chiunque – spiegano i produttori – ma anche mandare una mail falsa con un indirizzo esistente». In pratica, con meno di un euro, chiunque di noi può fingere di essere un altro: il proprio datore di lavoro come una persona famosa, un’avvenente showgirl come un noto cantante o un professionista di successo. E finché si tratta di un falso invito di Obama, pazienza (è difficile cascare in uno scherzo così esagerato). Ma mi chiedo che cosa sarebbe successo se mi fosse arrivata una mail falsa con promesse, offese o quant’altro da una persona a me cara o da un superiore? A chi avrei creduto? Alla falsa mail che appare in tutto e per tutto vera o all’amico o al collega che avrebbero giurato di non averla mai scritta?
«Siamo i più venduti in ben 30 Paesi del mondo», scrivono orgogliosi sul web gli inventori del marchingegno. Ma c’è davvero da essere così orgogliosi? E soprattutto: non dovrebbe esserci una legge sulla privacy che ci tutela? Conviene che chi ha responsabilità si muova prima che sia troppo tardi. Prima, magari, che qualcuno mandi una mail falsa a nome del garante della privacy.