UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Le sfide della comunicazione per la Chiesa oggi in europa

Si è svolto a Roma l’incontro annuale dei portavoce e degli addetti stampa delle Conferenze episcopali d’Europa, riuniti per discutere sulle sfide della comunicazione.
18 Giugno 2008

Si è svolto a Roma l’incontro annuale dei portavoce e degli addetti stampa delle Conferenze episcopali d’Europa, riuniti per discutere sulle sfide della comunicazione.

Se la Chiesa non sarà in grado di «legittimarsi » come soggetto pubblico «autonomo e del tutto qualificato » a partecipare al confronto culturale e sociale, «le porte dei mass media nazionali non si apriranno né ai soggetti della Chiesa né al suo messaggio». Così Marco Accorinti, sociologo e ricercatore del Cnr, ha esortato a un maggior impegno. Aprendo il meeting , il cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) ha sottolineato «l’urgenza di approfondire il rapporto tra Chiesa e mass media in un periodo storico complesso in cui attorno alla Chiesa viene fatta tanta disinformazione. I vescovi europei hanno bisogno di suggerimenti al riguardo» Ha aggiunto. «Anche in Italia molti mezzi di comunicazione di massa tendono a dare una immagine negativa della Chiesa con numerose campagne di disinformazione nonostante, secondo recenti indagini, il 70 per cento degli italiani apprezza molto la realtà ecclesiale», ha spiegato nel suo saluto il vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei . Una tendenza, quella dei mass media a fornire all’opinione pubblica una immagine della Chiesa italiana distorta, difficile da controvertire se non si hanno strumenti efficaci di comunicazione.
Don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei , ha aperto un focus sul «caso Italia» partendo dalla percezione che un sociologo francese, Jean Marie Donegani, ha della Chiesa italiana attraverso l’immagine della parrocchia. «Il nostro non è semplicemente il Paese dei cento campanili, ma una trama articolata e ricchissima di comunità, circa 25 mila – ha esordito Pompili –. Sarebbe ingenuo ritenere che la parrocchia permanga senza registrare contraccolpi per le profonde mutazioni culturali e sociali degli ultimi decenni».