UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Leggiamo un po' di più
(basta che sia il libro giusto)

E se non fosse soltanto un problema di numeri? Le percentuali sono importanti, per carità, anche quando si parla di libri. Ecco perché i dati diffusi dall’Istat all’apertura del Salone internazionale del libro di Torino meritano di essere esaminati con attenzione.
12 Maggio 2011
E se non fosse soltanto un problema di numeri? Le percentuali sono importanti, per carità, anche quando si parla di libri. Ecco perché i dati diffusi dall’Istat all’apertura del Salone internazionale del libro di Torino meritano di essere esaminati con attenzione. Nel 2010, anno relativo all’ultima rilevazione, il panorama della lettura nel nostro Paese si presenta in sostanza immutato: più degli uomini leggono le donne (53,1%), il Nord legge più del Sud (nelle regioni settentrionali le quote superano abitualmente il 50%) e i ragazzi leggono più di tutti (tra gli 11 e i 17 anni si ha un’impennata fino al 59%). Un elemento nuovo c’è, ed è l’aumento, sia pure modesto, dei lettori di almeno un libro, che erano il 45,1% nel 2009 e sono diventati 46,8% l’anno successivo. D’accordo, si tratta di un risicato 1,7%, però stiamo pur sempre parlando di lettori 'entry level'. Quelli 'forti', che di libri ne finiscono almeno uno al mese, non rappresentano più del 15,1%.

Con i numeri, per il momento, basta così. Dicono molto, ripetiamolo, ma non tutto, specie in un momento come l’attuale, caratterizzato da una turbinosa, e non di rado contraddittoria, trasformazione dell’esperienza della lettura, fra tablet, e-reader, frammentazione digitale dei testi e resistenza – straordinaria, affermano alcuni; largamente prevedibile, ribatte chi meglio conosce le vicende dell’editoria – del libro nella sua forma tradizionale e tradizionalmente cartacea. Tutto questo, probabilmente, non è misurabile, né può essere riprodotto con modelli matematici l’effettivo impatto che un libro riesce a ottenere sulle mentalità, sugli immaginari, sui convincimenti. Esistono i best seller, certo, e i best seller raccontano sempre qualcosa della società in cui si diffondono. Ma c’è una storia misteriosa, pressoché impossibile da quantificare, che riguarda il rapporto tra il singolo libro e il singolo lettore. È lì che avvengono le rivoluzioni, è lì che si radicano opinioni e si delineano progetti.

Di libri, in questa prospettiva, non ne servono molti. Il Salone del 2011 si svolge nell’anno in cui l’Italia si è finalmente soffermata a ragionare sulla propria identità. Che è più antica e più complessa della pur significativa ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità. Se torniamo alle origini della nostra letteratura, troviamo due poeti­lettori molto diversi tra loro: Dante, la cui biblioteca di riferimento rischia di apparire modesta rispetto ai parametri correnti, e Petrarca, che è invece il modello dello scrittore erudito, cacciatore instancabile di testi, curioso di tutto e su tutto scrupoloso. L’autore della 'Commedia' leggeva di meno, ma assimilava i testi con una profondità assoluta. La stessa che il poeta del 'Canzoniere', dal canto suo, riservava a un numero abbastanza ristretto di opere, prime fra tutte quelle dell’amatissimo Agostino.

In questo senso dall’Istat potrebbe veramente esserci arrivata una buona notizia. Crescono i lettori di un solo libro? Bene, basta che quell’unico libro sia il libro giusto. Per scoprirlo c’è un solo modo: provare a leggerlo. Se per caso fosse il titolo sbagliato, si può sempre ritentare a distanza di un anno.

O magari un po’ prima. Di sicuro ad avvantaggiarsene non sarebbero solo le statistiche.

 
da Avvenire del 12 maggio 2011, pag. 2

ALLEGATI