«Anche oggi si parla molto della Chiesa di Roma, e preghiamo perché si parli non di tante cose ma della fede della Chiesa di Roma». Basta una frase, questa frase, a Benedetto XVI, per dire la sua sulle polemiche di stampa che nelle ultime settimane hanno investito la Curia di Roma. Una frase nel suo stile, non per polemizzare a sua volta, ma per andare oltre.
Un breve accenno, quello del Papa, nella
lectio divina tenuta la sera di mercoledì 15 febbraio nella consueta visita al Seminario Romano Maggiore in occasione alla Festa della Madonna della Fiducia, dov’è stato accolto dal cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, dal rettore monsignor Concetto Occhipinti, dai vescovi ausiliari e da circa 190 seminaristi dei Seminari diocesani (Romano Maggiore e Minore, Almo Collegio Capranica, Collegio 'Redemptoris mater', Seminario della Madonna del Divino Amore) accompagnati dai loro superiori. Benedetto XVI ha preso spunto per la sua riflessione dalla Lettera ai Romani di San Paolo, nella quale, ha detto rivolgendosi «ai miei seminaristi» – così li ha definiti – l’apostolo
delle genti «parla ai romani di tutti i tempi, e quindi anche a noi». «Vedendo voi in cammino verso il sacerdozio – ha detto – vedo la Chiesa di domani, la Chiesa che vive sempre» in un mondo, ha sottolineato, rispetto al quale il cristiano si deve proporre con il suo non-conformismo. «Questo – ha ancora osservato – non significa fuggire dal mondo, anzi è vero il contrario, perché lo vogliamo trasformare». Significa, piuttosto, non uniformarsi «al conformismo del possedere e dell’apparire », così da poter essere «veramente liberi e non assoggettati ai conformismo».
Noi, ha quindi aggiunto, vediamo spesso come il «potere del male» si manifesta in molti modi, e ha portato l’esempio di come esso «oggi è in due grandi poteri che di per sé sono ambedue utili, ma facilmente abusabili: il potere della finanza e il potere dei media. Ambedue necessari, utili – ha insistito – ma talmente abusabili che spesso diventano il contrario delle loro intenzioni vere ». Infatti, ha messo in evidenza papa Ratzinger, «vediamo come il mondo della finanza può dominare sull’uomo. L’avere e l’apparire dominano il mondo e lo schiavizzano». Secondo il Pontefice, «il mondo della finanza non è più uno strumento per favorire il benessere, per favorire la vita dell’uomo, ma che diventa un potere che lo opprime, come adorare in 'mammona' la divinità falsa che domina il mondo». E di nuovo, allora, l’invito a «non essere conformisti», a «non sottomettersi » a questo potere, a «usarlo invece come un mezzo».
Quanto al «potere dell’opinione pubblica», per Benedetto XVI «c’è un gran bisogno di informazione, di conoscenza della realtà del mondo, ma c’è un potere dell’apparenza che alla fine conta più della realtà stessa. Un’apparenza – ha proseguito – che si sovrappone alla realtà stessa, diventa più importante, mentre l’uomo non segue più la verità ma vuole soprattutto apparire». Anche contro questo «esiste un non conformismo cristiano», perché noi, ha concluso, «vogliamo non l’apparenza ma la verità, e questo ci dà la vera libertà».