UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Lo spettatore scende in campo

A teatro, ma non solo da spettatori: è una delle novità proposte in questi giorni dai Teatri del Sacro. Dopo la quarta edizione della rassegna, svoltasi con successo a Lucca nel giugno scorso, molti degli spettacoli selezionati e prodotti sono in scena in questi giorni a Milano e a Roma.
23 Febbraio 2016

A teatro, ma non solo da spettatori. È una delle novità proposte in questi giorni dai Teatri del Sacro, la manifestazione promossa da Fondazione Comunicazione e Cultura, Federgat e altri organismi della Conferenza Episcopale Italiana in collaborazione con Acec, l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema. Dopo la quarta edizione della rassegna, svoltasi con successo a Lucca nel giugno scorso, molti degli spettacoli selezionati e prodotti sono in scena in questi giorni a Milano e a Roma. Contemporaneamente a Chiaravalle, alle porte della metropoli lombarda, è in pieno svolgimento “Lo sguardo inatteso”, un programma di laboratori che proseguono e ampliano l’attività che i Teatri del Sacro hanno già avviato da tempo, riscontrando interesse crescente. «L’obiettivo – sottolinea il direttore artistico Fabrizio Fiaschni – è di accentuare sempre più la dimensione comunitaria dell’esperienza teatrale, favorendo la partecipazione attiva e critica del pubblico».
Da questo punto di vista, l’esperimento più interessante è quello avviato nello scorso fine settimana presso la chiesetta di Santa Maria e San Pietro. “Cantare il lavoro”, promette il titolo e nel corso del laboratorio, in effetti, si lavora e si canta. Spiega Andrea Perini, fondatore e animatore di Terzo Paesaggio, giovanissima associazione culturale sorta proprio a Chiaravalle: «Nonostante la presenza della celebre abbazia, negli anni questa zona è stata vittima di un abbandono drammatico, che ha portato a disconoscerne quasi completamente l’importanza paesaggistica. Restituire a Chiaravalle la sua vivacità culturale significa anzitutto fermarsi a riflettere su questa dimensione, facendo leva sulle suggestioni di Gilles Clément, l’architetto francese al quale si deve la rivalutazione degli spazi residuali».
Nello specifico, prosegue Perini, i partecipanti al laboratorio (che si concluderà domenica 28 febbraio) integrano la ricerca sulla voce guidata da Beatrice Volpi con un intervento concreto, che prevede la bonifica di un terreno oggi abbandonato: «Il catasto teresiano rivela che qui nel Settecento si trovava un magnifico giardino – conclude –, poi le vicende urbanistiche hanno portato all’attuale situazione di degrado. La performance realizzata in questa occasione dagli abitanti del luogo mira a ricostituire un giardino simbolico, che riannodi il rapporto tra Milano e il borgo di Chiaravalle».
L’iniziativa – che gode di un finanziamento della Fondazione Cariplo – si inserisce nel più vasto ambito di Mater Cult-Valle dei Monaci, la rete che raduna più di quaranta realtà attive in ambito culturale, sociale e agricolo. Una di queste, direttamente coinvolta in “Cantare il lavoro”, è l’associazione Nocetum, per la quale il laboratorio rappresenta uno snodo di particolare interesse. «Non si tratta semplicemente di intervenire in un territorio che il resto della città considera problematico – afferma Gloria Mari, presidente della cooperativa sociale espressa da Nocetum – ma di riconoscere le molte potenzialità che questa zona già contiene. Il teatro si è rivelato una formidabile opportunità di socializzazione, ora stiamo cercando di radicare ulteriormente l’esperienza. Il nostro desiderio è di riuscire a organizzare presto un festival teatrale che copra veramente tutta la “valle dei monaci”, ribadendo una continuità territoriale che da Milano si estende fino al Lodigiano». Si parte da Chiaravalle, dunque, Ma la tournée sarà molto più lunga.

(Alessandro Zaccuri)